LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sospensione condizionale: la pena pecuniaria non conta

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per bancarotta limitatamente al diniego della sospensione condizionale della pena a due imputati. La Corte ha stabilito che, ai fini della concessione di un secondo beneficio, non si deve tenere conto di una precedente condanna a pena pecuniaria, anche se sospesa. Questo principio, basato su una recente giurisprudenza, apre la possibilità a una nuova valutazione da parte della Corte d’Appello. Il ricorso di un terzo imputato è stato invece dichiarato inammissibile per genericità e infondatezza dei motivi.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione Condizionale della Pena: La Cassazione Apre alla Seconda Chance

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 14924/2024) ha offerto un importante chiarimento in materia di sospensione condizionale della pena, stabilendo un principio di notevole impatto pratico. Il caso riguardava gli ex amministratori di un consorzio fallito, condannati per bancarotta. Mentre il ricorso di uno di loro è stato respinto, le doglianze degli altri due hanno trovato accoglimento su un punto cruciale: la possibilità di ottenere una seconda sospensione della pena nonostante una precedente condanna a sanzione pecuniaria.

Il Contesto: Condanna per Bancarotta e Ricorso in Cassazione

Tre ex membri del consiglio direttivo di un consorzio, dichiarato fallito nel 2012, erano stati condannati in primo e secondo grado per reati di bancarotta fraudolenta, sia documentale che patrimoniale. Avverso la sentenza della Corte d’Appello, hanno proposto ricorso per cassazione.

Le posizioni dei ricorrenti erano distinte:
1. Un amministratore contestava la stessa configurabilità dei reati, sostenendo che il consorzio non fosse un’impresa commerciale e quindi non potesse fallire. Lamentava inoltre vizi di motivazione sulla sua colpevolezza e sul mancato riconoscimento della sospensione condizionale.
2. Gli altri due imputati, invece, concentravano le loro difese sul diniego della sospensione condizionale della pena. Entrambi avevano un precedente per un reato minore (omesso versamento di contributi), per il quale avevano ottenuto una pena pecuniaria con sospensione condizionale. La Corte d’Appello aveva negato un secondo beneficio, ritenendo che il cumulo delle pene superasse i limiti di legge.

L’Inammissibilità del Ricorso di un Imputato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del primo amministratore. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: la sentenza dichiarativa di fallimento emessa in sede civile è insindacabile dal giudice penale. Una volta dichiarato il fallimento, l’imprenditore commerciale ha l’obbligo di tenere le scritture contabili, e la loro assenza o irregolarità integra il reato di bancarotta documentale. Anche le censure sulla bancarotta patrimoniale sono state ritenute generiche e infondate, così come quelle sulla mancata concessione dei benefici di legge.

La Sospensione Condizionale della Pena e la Svolta della Corte

Il cuore della sentenza risiede nell’analisi dei ricorsi degli altri due imputati. La Corte ha accolto la loro tesi, basandosi su un orientamento giurisprudenziale recente e ormai consolidato. La questione era se, per concedere una seconda sospensione condizionale, la pena di una precedente condanna, qualora fosse solo pecuniaria, dovesse essere sommata (previo ragguaglio a pena detentiva) a quella della nuova condanna.

L’Interpretazione Evolutiva degli Artt. 163 e 164 c.p.

La Corte di Cassazione ha affermato che, ai fini del computo della pena complessiva per la concessione di una seconda sospensione condizionale della pena, non si deve tener conto della pena pecuniaria inflitta e sospesa con la prima condanna. Questa interpretazione si fonda sulla formulazione dell’art. 163 del codice penale, come modificato dalla Legge n. 145 del 2004, che per la sospensione dell’esecuzione fa riferimento alla sola pena detentiva.

Di conseguenza, è errato sommare l’equivalente detentivo di una multa o ammenda precedente alla nuova pena detentiva per verificare il superamento del limite legale (solitamente due anni). Questo approccio più favorevole al reo evita di creare una disparità di trattamento, applicando un limite più restrittivo solo nel caso di cumulo di pene.

Le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione su due binari distinti. Per il primo ricorrente, la motivazione dell’inammissibilità risiede nella manifesta infondatezza e genericità dei motivi. I giudici hanno sottolineato che il ricorso si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già respinte nei gradi di merito, senza un confronto critico con la sentenza d’appello. In particolare, la Cassazione ha ricordato che la qualifica di imprenditore commerciale e la conseguente fallibilità, una volta accertate dal giudice civile, non possono essere messe in discussione nel processo penale per bancarotta.

Per gli altri due ricorrenti, la motivazione dell’annullamento con rinvio si basa su un’errata applicazione della legge penale da parte della Corte d’Appello. La Cassazione ha aderito alla più recente giurisprudenza, la quale interpreta l’articolo 164, ultimo comma, del codice penale alla luce della modifica apportata all’articolo 163 nel 2004. Tale modifica ha specificato che, ai fini della sospensione, si considera solo la pena detentiva. Pertanto, nel calcolare il limite massimo di pena cumulabile per una seconda sospensione, è irragionevole includere la pena pecuniaria della prima condanna (convertita in detentiva). Questo inquadramento ermeneutico, aderente al dato letterale della norma, è stato ritenuto più coerente con la funzione rieducativa della pena prevista dall’art. 27 della Costituzione. Inoltre, è stato evidenziato che uno dei precedenti era relativo a un reato successivamente depenalizzato per importi ‘sotto soglia’.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza ha annullato la decisione della Corte d’Appello limitatamente alla questione della sospensione condizionale della pena per due degli imputati, rinviando il caso a un’altra sezione per una nuova valutazione. Il giudice del rinvio dovrà quindi decidere se concedere il beneficio, basandosi sul principio di diritto enunciato dalla Cassazione e valutando la prognosi favorevole sul futuro comportamento degli imputati, senza considerare la precedente pena pecuniaria nel cumulo totale. Per il terzo imputato, invece, la condanna è diventata definitiva, con l’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende. Questa pronuncia consolida un importante orientamento che favorisce la concessione di una ‘seconda chance’ a chi, dopo una prima condanna per reati minori puniti con sola pena pecuniaria, incorre in un nuovo procedimento penale.

È possibile ottenere una seconda sospensione condizionale della pena se la prima condanna era a una pena solo pecuniaria, anch’essa sospesa?
Sì. Secondo la sentenza, ai fini della concessione di una seconda sospensione condizionale, non si deve tenere conto della pena pecuniaria inflitta con la prima condanna nel calcolo del limite di pena complessivo, anche se quella pena era stata a sua volta sospesa.

Il giudice penale può riesaminare la legittimità della sentenza di fallimento emessa dal giudice civile in un processo per bancarotta?
No. La sentenza ribadisce il principio consolidato secondo cui la sentenza dichiarativa di fallimento è un provvedimento giurisdizionale esterno e insindacabile da parte del giudice penale, che deve prenderla come presupposto del reato di bancarotta.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
La declaratoria di inammissibilità del ricorso rende definitiva la sentenza di condanna impugnata. Inoltre, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati