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Sospensione condizionale: discrezionalità del giudice

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato contro la negata sospensione condizionale della pena. La Corte ha stabilito che la valutazione negativa sulla personalità dell’imputato, basata su precedenti penali (anche estinti) e sulle modalità del fatto, costituisce una motivazione adeguata e sufficiente per negare il beneficio, rientrando nella piena discrezionalità del giudice di merito.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione Condizionale della Pena: Quando il Giudice Può Negarla?

La concessione della sospensione condizionale della pena non è un automatismo, ma il risultato di una valutazione discrezionale del giudice. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce i confini di questo potere, chiarendo quali elementi possono legittimamente fondare la decisione di negare il beneficio. Il caso analizzato offre spunti cruciali sulla rilevanza dei precedenti penali, anche se estinti, e sulla valutazione della personalità dell’imputato.

I Fatti del Caso

Un imputato, a seguito di una condanna, presentava ricorso in Cassazione contro la decisione della Corte d’Appello che gli aveva negato il beneficio della sospensione condizionale della pena. Il ricorrente lamentava che la Corte territoriale non avesse concesso il beneficio, basando il diniego su una valutazione negativa della sua personalità e sul rischio di future condotte illecite.

La Valutazione della Cassazione sulla sospensione condizionale

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la correttezza della decisione dei giudici di merito. Secondo la Cassazione, il motivo di ricorso era infondato perché la valutazione negativa espressa sulla personalità dell’imputato era stata adeguatamente motivata. I giudici di secondo grado avevano infatti tenuto conto non solo delle modalità specifiche del fatto commesso, ma anche delle condizioni personali del soggetto, inclusi i suoi precedenti penali. A seguito dell’inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro alla cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha chiarito un principio fondamentale riguardante il cosiddetto giudizio prognostico che il giudice deve effettuare ai sensi dell’art. 164 del codice penale. Per decidere se concedere o meno la sospensione condizionale della pena, il giudice deve prevedere se il condannato si asterrà dal commettere nuovi reati. In questo processo, il magistrato non è obbligato a esaminare meticolosamente tutti gli elementi elencati nell’art. 133 del codice penale (gravità del reato, capacità a delinquere, etc.), ma può limitarsi a considerare quelli che ritiene prevalenti e decisivi.

Nel caso specifico, la Cassazione ha ritenuto legittimo che la Corte d’Appello avesse dato peso ai precedenti penali dell’imputato, anche se relativi a reati ormai estinti. Tali precedenti, infatti, sono stati considerati un valido indicatore di un maggiore pericolo di reiterazione del reato. La sentenza di riferimento citata (Sez. 4 n. 41291/2019) conferma proprio questo orientamento: i precedenti, anche estinti, mantengono una loro valenza sintomatica per la valutazione della personalità e della pericolosità sociale del reo.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza il principio della discrezionalità del giudice di merito nella valutazione dei presupposti per la concessione della sospensione condizionale. La decisione finale non deve derivare da un’analisi meccanica di tutti i criteri di legge, ma da una ponderata considerazione degli elementi ritenuti più significativi per formulare un giudizio sul futuro comportamento del condannato. La personalità dell’imputato, desunta dalle modalità del fatto e dai suoi trascorsi giudiziari, anche remoti, emerge come un fattore centrale e determinante. La pronuncia sottolinea come l’obiettivo della sospensione condizionale non sia premiare il reo, ma favorire il suo reinserimento sociale solo quando vi sia una concreta e fondata speranza che non delinquerà più.

Quando un giudice può negare la sospensione condizionale della pena?
Un giudice può negare la sospensione condizionale quando, sulla base di una valutazione prognostica, ritiene che vi sia il pericolo che il condannato commetta nuovi reati. Questa valutazione può basarsi su elementi come le modalità del fatto, le condizioni personali e i precedenti penali.

Il giudice deve analizzare tutti i criteri previsti dalla legge per negare il beneficio?
No. Secondo la Corte, per formulare il giudizio prognostico, il giudice non è obbligato a esaminare tutti gli elementi indicati nell’art. 133 cod. pen., ma può limitarsi a menzionare quelli che considera prevalenti e decisivi per negare o concedere il beneficio.

I precedenti penali, anche se relativi a reati estinti, possono influenzare la decisione?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che i precedenti penali, anche se estinti, possono essere considerati come indicatori di un maggiore pericolo di reiterazione e quindi possono legittimamente contribuire a una valutazione negativa della personalità dell’imputato, giustificando il diniego della sospensione condizionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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