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Sospensione condizionale: annullata sentenza senza motivi

La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio una sentenza della Corte d’Appello che aveva negato la sospensione condizionale della pena a un imputato senza fornire alcuna motivazione. Sebbene il ricorso sia stato ritenuto inammissibile riguardo la quantificazione della pena, la Corte ha accolto la doglianza relativa alla mancata risposta sulla richiesta del beneficio, ribadendo l’obbligo del giudice di motivare esplicitamente il diniego.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione Condizionale: La Cassazione Annulla per Omessa Motivazione

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 11826 del 2024, riafferma un principio cardine del nostro ordinamento processuale: l’obbligo di motivazione dei provvedimenti giurisdizionali. Il caso in esame riguarda il diniego della sospensione condizionale della pena senza alcuna spiegazione da parte del giudice d’appello, un vizio che ha portato all’annullamento parziale della sentenza. Analizziamo la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Processo

Un individuo veniva condannato in primo grado dal Tribunale di Foggia per un reato previsto dall’art. 73, comma 4, del DPR 309/90, relativo a fatti di lieve entità in materia di stupefacenti. La Corte di Appello di Bari confermava la sentenza di condanna.

L’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per Cassazione lamentando un unico vizio: la mancanza e la manifesta illogicità della motivazione. In particolare, la difesa contestava due aspetti: la determinazione della pena (trattamento sanzionatorio) e, soprattutto, il mancato riconoscimento del beneficio della sospensione condizionale della pena, nonostante una specifica richiesta.

La Decisione della Cassazione e la questione della sospensione condizionale

La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso dividendolo in due parti, giungendo a conclusioni opposte.

Da un lato, ha dichiarato inammissibile la censura relativa al trattamento sanzionatorio. I giudici di legittimità hanno ritenuto che la Corte d’Appello avesse adeguatamente motivato la sua decisione sulla misura della pena, valorizzando la ‘peculiare gravità del fatto in ragione del dato ponderale’. Richiamando un consolidato orientamento (Sez. U, sentenza Pelosi del 1979), la Corte ha ribadito che, per adempiere all’obbligo di motivazione, è sufficiente che il giudice indichi l’elemento ritenuto prevalente (in questo caso, la quantità di sostanza), senza dover analizzare dettagliatamente ogni singola circostanza favorevole o sfavorevole.

Dall’altro lato, il ricorso è stato giudicato fondato per quanto riguarda la sospensione condizionale. La Suprema Corte ha rilevato che, a fronte di una richiesta esplicita dell’imputato, la sentenza impugnata non conteneva alcuna risposta, né positiva né negativa. Questo silenzio costituisce un vizio di omessa motivazione.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della sentenza della Cassazione è chiara e didattica. Se sulla quantificazione della pena il giudice gode di un’ampia discrezionalità e la sua motivazione può essere sintetica, su una specifica richiesta di un beneficio previsto dalla legge, come la sospensione condizionale, il giudice ha l’obbligo di pronunciarsi.

Il completo silenzio su un punto sollevato dalla difesa integra una violazione del diritto di difesa e del principio secondo cui ogni provvedimento giurisdizionale deve essere motivato. La Corte non poteva presumere le ragioni del diniego; era necessario che il giudice d’appello le esplicitasse. Di conseguenza, la Corte ha annullato la sentenza limitatamente a questo punto, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte di Appello di Bari per un nuovo giudizio.

Conclusioni

Questa pronuncia sottolinea una distinzione fondamentale: la discrezionalità del giudice nella valutazione delle prove e nella commisurazione della pena non può mai tradursi in un’assenza di motivazione su istanze specifiche della parte. Il diritto a una risposta motivata è una garanzia fondamentale del giusto processo. La sentenza della Corte di Appello è stata quindi annullata, ma solo riguardo al punto della sospensione condizionale. La dichiarazione di colpevolezza dell’imputato è divenuta, invece, irrevocabile. Il nuovo processo d’appello dovrà limitarsi a valutare se concedere o meno il beneficio, questa volta fornendo una motivazione chiara e completa.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d’appello?
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza perché la Corte d’Appello non ha fornito alcuna motivazione in merito al diniego della sospensione condizionale della pena, nonostante l’imputato ne avesse fatto esplicita richiesta.

Il ricorso dell’imputato è stato accolto interamente?
No, il ricorso è stato accolto solo in parte. La Cassazione ha ritenuto fondata la doglianza sulla mancata motivazione della sospensione condizionale, ma ha dichiarato inammissibile la parte del ricorso che contestava la misura della pena, ritenendola adeguatamente motivata.

Cosa accadrà adesso nel processo?
La causa è stata rinviata a un’altra sezione della Corte di Appello di Bari, che dovrà tenere un nuovo giudizio limitatamente alla questione della concessione o meno della sospensione condizionale della pena, fornendo questa volta una motivazione esplicita. La condanna per il reato è invece divenuta definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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