LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sorveglianza speciale: si applica anche in detenzione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una misura di sorveglianza speciale, confermando che può essere applicata anche a chi è agli arresti domiciliari. La valutazione della pericolosità sociale è attuale al momento della decisione, mentre l’esecuzione della misura è solo posticipata alla fine della detenzione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sorveglianza Speciale: Valida Anche per Chi è agli Arresti Domiciliari? La Cassazione Chiarisce

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23631/2024, ha affrontato una questione di notevole rilevanza pratica: la compatibilità tra la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza e lo stato di detenzione, come gli arresti domiciliari. Questa pronuncia offre chiarimenti cruciali sulla valutazione della pericolosità sociale e sulla distinzione fondamentale tra il momento deliberativo e quello esecutivo della misura.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dal ricorso di un individuo contro il decreto della Corte di Appello di Roma, che aveva confermato nei suoi confronti l’applicazione della misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale per la durata di due anni. Il ricorrente sosteneva che la misura fosse illegittima, poiché la sua pericolosità sociale non poteva considerarsi ‘attuale’ dato che si trovava da oltre un anno agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. A suo avviso, questa condizione restrittiva neutralizzava qualsiasi rischio di recidiva, rendendo la misura di prevenzione ingiustificata.

Il Principio della Sorveglianza Speciale e la Valutazione della Pericolosità

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, giudicandolo manifestamente infondato. I giudici hanno ribadito che, nei procedimenti di prevenzione, il ricorso è ammesso soltanto per ‘violazione di legge’, categoria che include il vizio di motivazione solo quando questa sia totalmente assente o meramente apparente. Nel caso specifico, la Corte di Appello aveva adeguatamente motivato la sua decisione, basando il giudizio di pericolosità sociale su elementi concreti e attuali.

In particolare, i giudici di merito avevano evidenziato che il soggetto:
* Non aveva mai svolto attività lavorativa lecita.
* Presentava numerosi precedenti penali e carichi pendenti per reati contro il patrimonio (truffe e rapine).
* Era sottoposto, insieme ai suoi familiari, a un procedimento penale per associazione per delinquere.
* Viveva abitualmente con i proventi di attività delittuose, come dimostrato da episodi criminosi recenti, tra cui una denuncia risalente a meno di sei mesi prima del decreto di primo grado.

Questi elementi, nel loro complesso, delineavano un quadro di pericolosità sociale concreto e attuale al momento della decisione, presupposto necessario e sufficiente per l’applicazione della sorveglianza speciale.

L’Incompatibilità tra Misura di Prevenzione e Detenzione: Una Questione di Esecuzione

Il punto centrale della sentenza riguarda la censura relativa allo stato di detenzione domiciliare. La Cassazione ha richiamato un consolidato orientamento delle Sezioni Unite, secondo cui occorre distinguere nettamente tra il momento deliberativo della misura di prevenzione e il suo momento esecutivo.

L’incompatibilità tra la sorveglianza speciale e lo stato di detenzione attiene unicamente alla fase esecutiva. La misura, pur essendo deliberata mentre il soggetto è detenuto, inizierà a essere eseguita solo quando lo stato di detenzione cesserà. Pertanto, la detenzione non impedisce al giudice di valutare la pericolosità sociale e di disporre la misura, ma ne posticipa semplicemente l’applicazione pratica.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha concluso che la decisione impugnata era immune da vizi. La valutazione della pericolosità sociale è stata condotta correttamente, facendo riferimento al momento in cui la decisione è stata emessa. Il fatto che il soggetto fosse agli arresti domiciliari non escludeva, secondo un giudizio logico e non apparente, la sua pericolosità. L’utilizzo di dati provenienti da procedimenti penali in corso è stato ritenuto legittimo, poiché il giudice della prevenzione può procedere a una nuova e autonoma valutazione dei fatti, purché ne motivi la rilevanza ai fini della pericolosità. La condizione detentiva non è un ostacolo all’applicazione della misura, ma ne condiziona solo il momento esecutivo. Resta salva, per il soggetto, la possibilità di chiedere in futuro la revoca della misura qualora la sua pericolosità venisse meno, ad esempio per l’effetto risocializzante della pena espiata.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio fondamentale in materia di misure di prevenzione: la valutazione della pericolosità sociale deve essere ancorata al momento della decisione giudiziaria e basata su un’analisi complessiva della vita del soggetto. Lo stato di detenzione non costituisce un impedimento all’applicazione della sorveglianza speciale, ma ne sospende unicamente l’esecuzione fino alla riacquisizione della libertà. La pronuncia consolida così uno strumento cruciale per la prevenzione di futuri reati, garantendo che la sua applicazione sia coerente e svincolata dalle contingenze temporanee della restrizione personale del soggetto.

È possibile applicare la sorveglianza speciale a una persona che si trova già agli arresti domiciliari?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che la misura di prevenzione della sorveglianza speciale può essere deliberata anche nei confronti di una persona detenuta o agli arresti domiciliari. La sua esecuzione, tuttavia, inizierà solo al termine dello stato di detenzione.

Come viene valutata l’attualità della pericolosità sociale se il soggetto è detenuto?
La pericolosità sociale viene valutata con esclusivo riferimento al momento in cui viene emessa la decisione. Il giudice considera l’intera condotta di vita del soggetto, i precedenti penali, i carichi pendenti e la mancanza di fonti lecite di reddito, anche se al momento della valutazione la sua libertà è limitata.

Lo stato di detenzione elimina la pericolosità sociale?
No. Secondo la sentenza, lo stato di detenzione non elimina di per sé la pericolosità sociale, ma ne impedisce temporaneamente la manifestazione. La valutazione del giudice riguarda la personalità del soggetto e la probabilità che torni a delinquere una volta libero, motivo per cui la misura di prevenzione può essere legittimamente disposta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati