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Sorveglianza speciale: ricorso inammissibile e condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per aver guidato senza patente mentre era sottoposto alla misura della sorveglianza speciale. L’appello è stato giudicato manifestamente infondato, poiché i giudici hanno confermato che la misura di prevenzione era pienamente in vigore al momento del fatto. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sorveglianza Speciale: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito la severità delle conseguenze per chi viola gli obblighi derivanti dalla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. Il caso analizzato offre uno spunto cruciale per comprendere i limiti dell’impugnazione in sede di legittimità quando i motivi del ricorso si rivelano palesemente infondati. Approfondiamo la vicenda e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Guida Senza Patente Sotto Sorveglianza

Un individuo, già sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale, veniva sorpreso alla guida di un’autovettura di proprietà di terzi. L’aggravante della situazione risiedeva nel fatto che il soggetto era sprovvisto di titolo di guida, poiché mai conseguito. Per questa violazione, sia il Tribunale di Ivrea che la Corte d’Appello di Torino lo avevano condannato alla pena di sei mesi di arresto. La difesa, non rassegnandosi alla doppia condanna conforme, decideva di presentare ricorso per Cassazione.

L’Appello in Cassazione e le Censure della Difesa

Il difensore dell’imputato ha basato il ricorso lamentando un presunto vizio di motivazione nella sentenza d’appello. Nello specifico, si sosteneva che la Corte territoriale fosse incorsa in una contraddittorietà nel giustificare la responsabilità penale del suo assistito. Questo tipo di censura mira a scardinare l’impianto logico-giuridico della decisione impugnata, ma per avere successo deve basarsi su elementi concreti ed evidenti.

La Decisione della Suprema Corte: La Sorveglianza Speciale Era Attiva

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. I giudici hanno smontato la tesi difensiva partendo da una precisa ricostruzione dei fatti. L’imputato era stato effettivamente sottoposto a sorveglianza speciale con un decreto risalente al 2012. Sebbene l’esecuzione della misura fosse stata sospesa per un periodo di detenzione, essa era ripresa nel novembre 2020 per la durata residua. Al momento del fatto, accertato il 4 marzo 2022, la misura di prevenzione sarebbe cessata solo il 19 marzo 2022. Era quindi pacifico e indiscutibile che l’imputato, in quel giorno, fosse pienamente soggetto agli obblighi della misura, incluso il divieto di porsi alla guida senza patente.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha ritenuto le censure della difesa manifestamente infondate. Secondo i giudici, il ricorso non evidenziava alcuna reale contraddittorietà emergente dal provvedimento impugnato. Al contrario, si limitava a proporre una lettura alternativa dei fatti già correttamente valutati dai giudici di merito. La chiarezza della cronologia relativa all’applicazione della misura di prevenzione rendeva la posizione dell’imputato indifendibile. La Corte ha quindi concluso che non vi fossero i presupposti per un esame nel merito, trattandosi di un ricorso privo di fondamento giuridico.

Le Conclusioni

Le implicazioni pratiche di questa decisione sono significative. La dichiarazione di inammissibilità del ricorso non solo ha reso definitiva la condanna a sei mesi di arresto, ma ha comportato anche ulteriori conseguenze economiche per il ricorrente. In base all’articolo 616 del codice di procedura penale, quando un ricorso viene dichiarato inammissibile senza che ricorrano ipotesi di esonero, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma, determinata equitativamente dalla Corte, in favore della Cassa delle ammende. In questo caso, la somma è stata fissata in tremila euro. L’ordinanza serve quindi da monito sull’importanza di presentare ricorsi solidamente argomentati, per evitare non solo una sconfitta processuale, ma anche un aggravio di sanzioni.

Era attiva la misura di sorveglianza speciale al momento del reato?
Sì, la Corte di Cassazione ha accertato che, nonostante una precedente sospensione, la misura di prevenzione era pienamente in vigore il giorno in cui è stato commesso il fatto, poiché sarebbe scaduta solo quindici giorni dopo.

Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure presentate dalla difesa sono state ritenute manifestamente infondate. La Corte non ha riscontrato alcuna contraddittorietà o vizio logico nella motivazione della sentenza impugnata.

Quali sono le conseguenze economiche della dichiarazione di inammissibilità?
Oltre alla conferma della condanna, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale per i ricorsi inammissibili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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