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Sorveglianza speciale: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto condannato per violazione della sorveglianza speciale. La decisione si fonda sull’elevata pericolosità sociale del ricorrente e sulla corretta applicazione della recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale, confermando la sentenza della Corte d’Appello e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sorveglianza Speciale: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha affrontato un caso di violazione della sorveglianza speciale, una misura di prevenzione cruciale nel nostro ordinamento. La pronuncia chiarisce i presupposti che possono portare a una dichiarazione di inammissibilità del ricorso, confermando la condanna e aggiungendo ulteriori oneri economici per il ricorrente. Analizziamo nel dettaglio la vicenda processuale e i principi affermati dai giudici.

I Fatti del Caso

Un individuo, già sottoposto alla misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno tramite un decreto del Tribunale di Siracusa del 5 settembre 2016, proponeva ricorso in Cassazione avverso una sentenza della Corte d’Appello di Catania. La sentenza di secondo grado aveva confermato la sua colpevolezza per la violazione delle prescrizioni imposte dalla misura di prevenzione.

Il nucleo della difesa si concentrava presumibilmente sulla contestazione degli elementi che avevano portato alla condanna, ma il ricorso ha trovato un ostacolo insormontabile nella valutazione preliminare della Suprema Corte.

La Decisione della Corte sulla Sorveglianza Speciale

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle argomentazioni difensive, ma si ferma a un livello procedurale, stabilendo che il ricorso stesso non possedeva i requisiti per essere giudicato. Di conseguenza, la sentenza della Corte d’Appello è diventata definitiva e il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni

I giudici di legittimità hanno basato la loro decisione su due pilastri fondamentali, entrambi evidenziati correttamente, a loro avviso, dalla Corte territoriale.

In primo luogo, è stata sottolineata l’elevata pericolosità sociale del ricorrente. Questo elemento, non legato al singolo fatto contestato, ma al profilo complessivo del soggetto, ha avuto un peso determinante. La Corte ha ritenuto che tale pericolosità giustificasse ampiamente le conclusioni a cui erano giunti i giudici di merito.

In secondo luogo, la Cassazione ha confermato la corretta applicazione della recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale. Questa circostanza aggravante, contestata nel procedimento, è stata ritenuta pienamente applicabile. La Corte ha valorizzato il fatto che la decisione impugnata avesse fatto esplicito riferimento a un precedente specifico e recente (del 22 agosto 2015), dimostrando una continuità nel comportamento illecito del soggetto. L’insieme di questi elementi ha convinto la Corte che il ricorso fosse privo di fondamento e, pertanto, dovesse essere dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio importante: la valutazione della pericolosità sociale e la presenza di una recidiva qualificata possono precludere l’accesso al giudizio di merito in Cassazione. Quando gli elementi a carico del ricorrente sono così solidi e ben motivati nella sentenza d’appello, il ricorso rischia di essere considerato meramente dilatorio o infondato. La conseguenza non è solo la conferma della condanna, ma anche l’imposizione di sanzioni economiche aggiuntive, come il versamento alla Cassa delle ammende, che servono a sanzionare l’abuso dello strumento processuale.

Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la Corte ha ritenuto che la decisione impugnata avesse correttamente evidenziato l’elevata pericolosità sociale del ricorrente e giustificato l’applicazione della recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
In seguito alla dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Cosa ha considerato la Corte per valutare la recidiva del soggetto?
La Corte ha ritenuto corretta la valutazione dei giudici di merito, i quali hanno considerato anche un precedente specifico e recente, espressamente richiamato nella decisione, per giustificare l’applicazione della recidiva reiterata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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