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Sorveglianza speciale: quando si è socialmente pericolosi

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro l’applicazione della sorveglianza speciale. La Corte chiarisce che la competenza territoriale per le misure di prevenzione si basa sul luogo dove si manifesta la pericolosità sociale, non sul luogo di detenzione. Inoltre, la pericolosità attuale può essere desunta da reati recenti, anche se le condanne passate sono datate.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sorveglianza Speciale: Competenza e Attualità della Pericolosità Sociale

La sorveglianza speciale è una delle più incisive misure di prevenzione previste dal nostro ordinamento, destinata a soggetti ritenuti socialmente pericolosi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sui presupposti per la sua applicazione, in particolare riguardo alla competenza territoriale e alla valutazione dell’attualità della pericolosità. Analizziamo insieme la decisione per comprendere i principi affermati dai giudici.

I Fatti del Ricorso

Il caso riguarda un individuo al quale la Corte di Appello di Torino aveva applicato la misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno e di permanenza domiciliare notturna. La decisione era stata presa in parziale riforma di un precedente decreto del Tribunale, riducendo la durata della misura ma confermandone l’applicazione sulla base della ritenuta pericolosità sociale del soggetto.

L’interessato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, contestando la legittimità del provvedimento sulla base di quattro motivi principali.

Le Doglianze del Ricorrente contro la Sorveglianza Speciale

Il ricorrente ha sollevato diverse questioni procedurali e di merito. In primo luogo, ha contestato la competenza del Procuratore della Repubblica di Asti a proporre la misura, sostenendo che, essendo egli detenuto da mesi ad Alessandria, la competenza sarebbe spettata al Procuratore di quella città.

In secondo luogo, ha lamentato la mancanza di attualità della sua pericolosità sociale. Le condanne considerate a suo carico risalivano a un periodo compreso tra il 1986 e il 2013, mentre negli ultimi dieci anni non avrebbe commesso reati, essendo stato detenuto o in comunità.

Infine, ha eccepito la nullità della proposta per violazione delle norme sul coordinamento tra l’ufficio di Procura proponente e quello del capoluogo del distretto giudiziario.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le censure mosse dal ricorrente. La decisione si fonda su consolidati principi giurisprudenziali in materia di misure di prevenzione, che i giudici hanno puntualmente richiamato per motivare il rigetto di ogni singolo motivo di ricorso.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha analizzato e smontato ciascuna delle argomentazioni difensive con precise motivazioni giuridiche.

Sulla Competenza Territoriale

Il primo motivo è stato giudicato manifestamente infondato. La Cassazione ha ribadito un principio cardine: la competenza territoriale nei procedimenti di prevenzione non dipende dal luogo di detenzione del soggetto, ma si radica nel luogo in cui la sua pericolosità sociale si manifesta al momento della decisione. Se le manifestazioni di pericolosità avvengono in più luoghi, la competenza spetta al tribunale del luogo in cui le condotte appaiono di maggiore spessore e rilevanza. Lo stato di detenzione è irrilevante a tal fine.

Sull’Attualità della Pericolosità Sociale e la Sorveglianza Speciale

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Corte ha chiarito che la valutazione della pericolosità sociale è un giudizio di fatto riservato al giudice di merito e non censurabile in Cassazione se logicamente motivato. Nel caso di specie, la Corte di Appello aveva correttamente desunto la pericolosità attuale non solo dalle numerose condanne passate per reati contro il patrimonio, ma soprattutto da elementi più recenti e significativi: la dichiarazione di delinquenza abituale del 2006, la mancanza di fonti lecite di reddito e, in particolare, una condanna per tentata rapina commessa nel 2023 mentre il soggetto si trovava in libertà vigilata. Questo ultimo episodio è stato ritenuto decisivo per dimostrare la persistenza e l’attualità della sua pericolosità.

Sulla Mancanza di Coordinamento tra Procure

Infine, il terzo e quarto motivo, relativi alla presunta violazione delle norme sul coordinamento tra uffici del Pubblico Ministero, sono stati ritenuti manifestamente infondati. La Corte ha ricordato che, secondo un orientamento consolidato, la mancanza del coordinamento previsto dall’art. 5 del D.Lgs. 159/2011 non è sanzionata con la nullità né con l’improcedibilità della proposta. Si tratta di una norma organizzativa interna la cui violazione non inficia la validità del procedimento di prevenzione.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma con chiarezza i criteri per l’applicazione della sorveglianza speciale. La competenza territoriale si lega al luogo di manifestazione della pericolosità, non a circostanze transitorie come la detenzione. La valutazione della pericolosità sociale, inoltre, deve essere ancorata all’attualità, ma può legittimamente basarsi su un’analisi complessiva della vita del soggetto, valorizzando anche reati recenti che dimostrano la persistenza di una tendenza a delinquere, nonostante le condanne passate. Infine, viene confermato che vizi procedurali non espressamente sanzionati con la nullità, come il mancato coordinamento tra procure, non invalidano la proposta di misura di prevenzione.

Come si determina la competenza del tribunale per applicare la sorveglianza speciale se la persona è detenuta in un’altra città?
La competenza territoriale non dipende dal luogo di detenzione, ma si radica nel luogo in cui, al momento della decisione, la pericolosità sociale si manifesta. Il luogo di detenzione è irrilevante a tal fine.

Vecchie condanne penali sono sufficienti per giustificare l’attuale pericolosità sociale di una persona?
Da sole potrebbero non esserlo, ma la valutazione deve essere complessiva. La pericolosità sociale è considerata attuale se, oltre alle condanne passate, emergono elementi recenti (come un nuovo reato commesso durante una misura alternativa) che dimostrano la persistenza della tendenza a delinquere.

La mancanza di coordinamento tra l’ufficio di procura che propone la misura e quello del capoluogo di distretto rende nulla la proposta di sorveglianza speciale?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la violazione della norma che prevede tale coordinamento non è sanzionata con la nullità né con l’improcedibilità della proposta, trattandosi di una regola organizzativa interna.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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