Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 3295 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 3295 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 26/10/2023
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME a BARI il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 23/03/2023 della CORTE APPELLO di BARI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Visti gli atti e la sentenza impugnata; letti i motivi del ricorso;
rilevato che il ricorrente è stato tratto a giudizio e condanNOME perché, sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza e tenuto, tra l’altro, a non frequentare soggetti pregiudicati, è stato sorpreso, nell’arco di poco meno di sei mesi ed in quattro distinte occasioni, in compagnia di otto diverse persone, tutte gravate da condanne;
che, con l’unico motivo di ricorso per cassazione, COGNOME deduce la carenza dell’elemento costitutivo della stabilità e dell’abitualità delle frequentazioni non consentite;
che la giurisprudenza di legittimità è ferma nel ritenere, in proposito, che «Il reato di cui all’art. 75 del d.lgs. 6 settembre 2011, n. 159, che punisce la violazione della prescrizione che impone alla persona sottoposta alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale “di non associarsi abitualmente alle persone che hanno subito condanne e sono sottoposte a misure di prevenzione o di sicurezza”, prevista dall’art. 8, comma 4, del medesimo d.lgs., implica un’abitualità o serialità di comportamenti, essendo, conseguentemente, configurabile soltanto nel caso di plurimi e stabili contatti e frequentazioni con pregiudicati» (Sez. 1, n. 14149 del 20/02/2020, COGNOME, Rv. 278942 – 01; Sez. 1, n. 53403 del 10/10/2017, COGNOME, Rv. 271902 – 01; Sez. 1, n. 27049 del 09/05/2017, COGNOME, Rv. 270635 – 01), con l’avvertenza che «Ai fini della configurabilità del reato di cui all’art. 75, d.lgs. 6 settembre 2011, n. 159, in relazione all’art. 8, comma 4, del medesimo d.lgs., con riferimento alla violazione, da parte del sorvegliato speciale, della prescrizione di non associarsi abitualmente a persone che abbiano subito condanne o siano sottoposte a misure di prevenzione o di sicurezza, è irrilevante il suo rapporto di parentela o affinità con tali persone, potendo egli in ogni tempo, qualora ne abbia necessità per motivi leciti, formulare apposita istanza volta ad ottenere di essere autorizzato ad incontrare i familiari, ancorché versino nelle predette situazioni» (Sez. 1, n. 5396 del 01/12/2020, dep. 2021, Lanza, Rv. 280974 – 01); Corte di Cassazione – copia non ufficiale che nel caso in esame, la Corte di appello ha spiegato – in termini che si sottraggono al sindacato di legittimità in quanto non distonici rispetto alle indicazioni ermeneutiche sopra riportate – che la reiterazione degli incontri in un torno di tempo complessivamente ristretto, la loro estensione ad un numero elevato di diversi soggetti, l’assenza di plausibili giustificazioni e la disinvoltur mostrata da COGNOME nell’infrangere il divieto impostogli concorrono ad integrare il prescritto requisito di abitualità, non apparendo decisivo, in senso contrario, il legame di parentela con uno dei pregiudicati incontrati e risultando, piuttosto, confermata la tendenziale familiarità associativa del prevenuto;
ritenuto che, pertanto, deve essere dichiarata la inammissibilità del rico con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, in mancanza di elementi atti a escludere la colpa nella determinazione de causa di inammissibilità, al versamento della somma di tremila euro in favor della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento dell spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa del ammende.
Così deciso il 26/10/2023.