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Sorveglianza speciale: quando la violazione è reato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo sottoposto a sorveglianza speciale e condannato per aver lasciato il proprio comune di residenza senza autorizzazione. La Corte ha ribadito che la violazione degli obblighi accessori, come quello di dimora, integra il reato previsto dall’art. 75 del D.Lgs. 159/2011 e che per la sua configurazione è sufficiente il dolo generico, non essendo sufficiente una mera affermazione di ignoranza per escluderlo.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sorveglianza Speciale: la Cassazione Conferma la Rilevanza Penale della Violazione degli Obblighi

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di misure di prevenzione, chiarendo le conseguenze penali per chi viola gli obblighi derivanti dalla sorveglianza speciale. La decisione sottolinea come anche le cosiddette ‘prescrizioni accessorie’, come l’obbligo di non lasciare il comune di residenza, abbiano piena efficacia precettiva e la loro trasgressione integri un reato, per il quale è sufficiente la consapevolezza dell’atto, ossia il dolo generico.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato riguardava un individuo sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale, con l’obbligo di non allontanarsi dal proprio comune di residenza (Reggio Calabria) senza una preventiva autorizzazione dell’autorità giudiziaria. Durante un controllo di polizia, l’uomo veniva sorpreso in un altro comune (Montebello Ionico), violando così una delle prescrizioni imposte.

L’Iter Giudiziario e i Motivi del Ricorso

Condannato sia in primo grado che in appello per il reato di cui all’art. 75, comma 2, del D.Lgs. 159/2011, l’imputato ha presentato ricorso per cassazione. La sua difesa si basava principalmente sulla presunta mancanza dell’elemento soggettivo del reato. In altre parole, sosteneva di non essersi allontanato volontariamente e consapevolmente dal territorio del comune di residenza, tentando di far valere una sorta di ignoranza o errore.

Sorveglianza Speciale: L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, quindi, inammissibile. I giudici hanno ribadito un orientamento giurisprudenziale consolidato: le prescrizioni accessorie previste dall’art. 8 del D.Lgs. 159/2011 non sono mere regole di contorno, ma costituiscono parte integrante del precetto penale. Esse sono funzionali a rendere concreta ed efficace la misura di prevenzione, adattandola alle esigenze di difesa sociale del caso specifico. Di conseguenza, la loro violazione consapevole integra pienamente il reato contestato.

L’Elemento Soggettivo nel Reato di Violazione della Sorveglianza Speciale

Il punto centrale della decisione riguarda l’elemento soggettivo richiesto per questo tipo di reato. La Corte ha specificato che è sufficiente il ‘dolo generico’. Ciò significa che, per essere colpevoli, è necessario e sufficiente avere la coscienza e la volontà di compiere l’azione vietata (in questo caso, allontanarsi dal comune di residenza), senza che sia richiesto un fine ulteriore. La difesa basata sulla semplice ignoranza è stata ritenuta inefficace, in quanto l’esclusione del dolo può avvenire solo in caso di ‘ignoranza inevitabile’, una circostanza eccezionale che non è stata minimamente provata nel caso di specie.

Le Motivazioni della Decisione

Nelle motivazioni, la Corte ha chiarito che il ricorrente non aveva contestato specificamente il fatto di trovarsi al di fuori del comune di residenza, un dato oggettivamente accertato dalle forze dell’ordine. La sua difesa si limitava a una generica e apodittica affermazione di ignoranza, proponendo di fatto una rilettura degli elementi fattuali già correttamente valutati dai giudici di merito. Tale operazione è inammissibile in sede di legittimità. La giurisprudenza costante, citata nell’ordinanza, conferma che la consapevole violazione di una qualsiasi delle prescrizioni inerenti alla sorveglianza speciale è sufficiente per integrare il reato, poiché tali obblighi sono parte essenziale della misura preventiva stessa.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La pronuncia ha importanti implicazioni pratiche. Chiunque sia sottoposto a sorveglianza speciale deve attenersi scrupolosamente a tutte le prescrizioni imposte, comprese quelle che potrebbero apparire secondarie. Non è possibile invocare una semplice disattenzione o ignoranza per giustificare una violazione. La decisione rafforza l’efficacia delle misure di prevenzione, stabilendo che la responsabilità penale sorge dalla semplice e consapevole trasgressione degli obblighi, a meno che non si dimostri un’ignoranza assolutamente inevitabile, il cui onere probatorio ricade sull’imputato ed è estremamente difficile da soddisfare.

Violare le prescrizioni accessorie della sorveglianza speciale costituisce reato?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che le prescrizioni accessorie, come l’obbligo di non lasciare il comune di residenza, hanno efficacia integrativa del precetto penale e la loro violazione integra i reati previsti dall’art. 75 del D.Lgs. 159/2011.

Quale tipo di dolo è richiesto per il reato di violazione degli obblighi di sorveglianza speciale?
È sufficiente il dolo generico, ovvero la coscienza e la volontà di compiere l’azione vietata (ad esempio, allontanarsi dal comune designato). Non è richiesto un fine specifico.

Affermare di non sapere di aver lasciato il comune di residenza è una difesa valida?
No. Secondo la Corte, una semplice e apodittica affermazione di ignoranza non è sufficiente a escludere la colpevolezza. L’elemento soggettivo viene escluso solo nell’ipotesi eccezionale di ignoranza inevitabile, che deve essere provata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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