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Sorveglianza speciale: quando è legittima la proroga?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un detenuto contro la proroga del regime di sorveglianza speciale. La Corte ha stabilito che la valutazione del Tribunale di Sorveglianza sulla condotta del ricorrente era corretta e che il ricorso rappresentava un inammissibile tentativo di riesaminare i fatti. Il provvedimento conferma che comportamenti che turbano l’ordine e la sicurezza del penitenziario giustificano l’applicazione di tale regime aggravato.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sorveglianza Speciale: la Cassazione conferma la linea dura contro condotte che turbano l’ordine carcerario

L’applicazione del regime di sorveglianza speciale previsto dall’articolo 14-bis dell’ordinamento penitenziario è una delle misure più restrittive all’interno della vita carceraria. Con l’ordinanza n. 5227 del 2024, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi sui presupposti per la sua proroga, chiarendo i limiti del sindacato di legittimità sulla valutazione delle condotte del detenuto.

I Fatti del Caso

Un detenuto sottoposto al regime di sorveglianza speciale presentava ricorso avverso l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza che ne aveva prorogato l’applicazione. La difesa del ricorrente sosteneva che le condotte poste a fondamento della decisione fossero state erroneamente qualificate. Secondo il detenuto, le sue azioni erano mere forme di protesta pacifica e non comportamenti idonei a integrare i presupposti dell’art. 14-bis. Inoltre, veniva contestata la valutazione sulla possibilità di svolgere attività di socialità all’interno dell’area riservata dell’istituto di pena.

La Decisione della Corte sulla sorveglianza speciale

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Gli Ermellini hanno ritenuto che il provvedimento impugnato fosse pienamente conforme ai principi di legge e alla giurisprudenza consolidata. La Corte ha stabilito che il Tribunale di Sorveglianza aveva correttamente motivato la sua decisione, basandosi su un’analisi puntuale delle condotte del detenuto.
Il ricorso, secondo la Suprema Corte, tendeva a provocare una nuova e non consentita valutazione delle circostanze di fatto, attività che esula dalle competenze del giudice di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ribadito che il presupposto per l’applicazione e la proroga del regime di sorveglianza speciale è uno specifico comportamento del detenuto che, all’interno della struttura penitenziaria, presenti le seguenti caratteristiche:

* Compromissione della sicurezza;
* Turbamento dell’ordine nell’istituto;
* Impedimento con minaccia o violenza dell’attività degli altri detenuti;
* Sfruttamento dello stato di soggezione degli altri detenuti.

La finalità di tale regime è di natura disciplinare e ha lo scopo di impedire il protrarsi di tali condotte.
Nel caso di specie, il Tribunale di Sorveglianza aveva messo in luce, con un puntuale richiamo alle emergenze acquisite, le plurime condotte poste in essere dal detenuto, ritenendole integranti il parametro richiesto dalla lettera a) dell’art. 14-bis Ord. pen. La Cassazione ha ritenuto questa valutazione incensurabile in sede di legittimità, poiché il ricorso mirava a una riconsiderazione del merito dei fatti (come la natura “pacifica” della protesta), un’operazione preclusa alla Suprema Corte.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento rafforza un principio fondamentale del processo penale: la distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. La Corte di Cassazione non è un “terzo grado” dove si possono rivalutare le prove, ma un organo che vigila sulla corretta applicazione della legge. La decisione del Tribunale di Sorveglianza, se logicamente e congruamente motivata sulla base degli elementi acquisiti, non può essere messa in discussione contestando la ricostruzione dei fatti.
Sul piano pratico, la pronuncia conferma che qualsiasi condotta che turbi l’ordine e la sicurezza interna, anche se definita dal detenuto come “protesta”, può legittimare l’applicazione di misure restrittive come la sorveglianza speciale, a discrezione del giudice di sorveglianza.

Quali comportamenti giustificano la proroga del regime di sorveglianza speciale?
Il regime è giustificato da specifici comportamenti del detenuto che compromettono la sicurezza, turbano l’ordine nell’istituto, impediscono con minaccia o violenza l’attività degli altri detenuti, o si basano sullo stato di soggezione di altri reclusi.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione dei fatti compiuta dal Tribunale di Sorveglianza?
No, il ricorso in Cassazione è limitato alla violazione di legge. Un tentativo di ottenere una nuova valutazione delle circostanze di fatto viene considerato inammissibile, in quanto non rientra nelle competenze della Corte, che opera come giudice di legittimità.

Qual è lo scopo del regime di sorveglianza speciale previsto dall’art. 14-bis Ord. pen.?
Lo scopo è sia disciplinare che preventivo. È una misura finalizzata a impedire il protrarsi di condotte da parte del detenuto che possano turbare la sicurezza e l’ordine all’interno dell’istituto penitenziario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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