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Sorveglianza speciale: quando è legittima? Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una misura di sorveglianza speciale, confermando che il giudizio sulla pericolosità sociale può basarsi su un complesso di elementi, inclusi procedimenti pendenti e fatti non coperti da condanna. Il ricorso in materia di prevenzione è limitato alla sola violazione di legge, escludendo censure sulla logicità della motivazione, se non meramente apparente.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sorveglianza Speciale: Valutazione della Pericolosità e Limiti del Ricorso in Cassazione

L’applicazione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza rappresenta uno degli strumenti più incisivi a disposizione dello Stato per prevenire la commissione di reati da parte di soggetti ritenuti socialmente pericolosi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 23269 del 2024, offre importanti chiarimenti sui presupposti per l’applicazione di tale misura e, soprattutto, sui limiti del sindacato di legittimità su tali provvedimenti. Vediamo nel dettaglio il caso e i principi affermati.

I Fatti del Caso: Dalla Misura Iniziale al Ricorso

Il Tribunale di Torino aveva applicato a un soggetto una misura di sorveglianza speciale di tre anni, con obbligo di soggiorno e una cauzione. La decisione si fondava su una serie di elementi che delineavano un quadro di spiccata pericolosità sociale: una serie di furti in abitazione commessi nel 2020, il presunto ruolo di capo in un’associazione per delinquere, il riciclaggio di un’auto e il possesso illegale di un’arma. A questi si aggiungevano episodi più datati, risalenti al 2013 e al 2019.

In appello, la difesa aveva contestato la sussistenza dei requisiti di abitualità e attualità della pericolosità, sostenendo che la condotta illecita fosse stata circoscritta a un breve periodo. La Corte d’Appello di Torino, pur confermando l’impianto accusatorio, aveva parzialmente riformato il decreto, riducendo la durata della misura a due anni.

Contro questa decisione, l’interessato proponeva ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione. In particolare, si contestava la valorizzazione di fatti molto vecchi (2013), la presunta apparenza della motivazione sull’abitualità a vivere di proventi illeciti e la mancata valutazione dell’attualità della pericolosità con informazioni aggiornate.

Il Ricorso per Sorveglianza Speciale in Cassazione: Solo Violazione di Legge

Il punto centrale della decisione della Suprema Corte riguarda l’ammissibilità del ricorso in materia di misure di prevenzione. I giudici ribadiscono un principio consolidato: il ricorso per cassazione contro i decreti in materia di sorveglianza speciale è consentito solo per “violazione di legge”.

Questo significa che non è possibile contestare la logicità o la coerenza della motivazione del giudice di merito, come avviene di norma nei ricorsi penali (attraverso il vizio di cui all’art. 606, lett. e, c.p.p.). L’unico vizio motivazionale che può essere fatto valere è quello della motivazione “inesistente” o “meramente apparente”. Si ha motivazione apparente quando il giudice omette di confrontarsi con un elemento potenzialmente decisivo, oppure utilizza formule generiche che non spiegano il percorso logico seguito.

La Valutazione degli Indizi e la Pericolosità Attuale

La Corte chiarisce che il giudizio di pericolosità non deve fondarsi esclusivamente su sentenze di condanna definitive. Possono essere utilizzati anche elementi emergenti da procedimenti penali pendenti o altri fatti significativi, purché da essi emerga un quadro di concreta propensione al crimine.

Nel caso specifico, la Corte di Appello aveva correttamente valutato non solo i gravi reati del 2020, ma anche episodi precedenti, come un tentato furto del 2019, le cui modalità esecutive (commesso lontano dalla residenza, con uso di arnesi da scasso e targhe contraffatte) erano sovrapponibili a quelle dei fatti più recenti. Questo elemento, secondo la Cassazione, creava un filo logico che collegava le diverse condotte e dimostrava una persistente inclinazione a delinquere.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile perché la motivazione della Corte d’Appello non era affatto apparente. Al contrario, i giudici di merito si erano confrontati con tutti gli argomenti difensivi. Avevano, ad esempio, svalutato gli encomi ricevuti dal soggetto durante la detenzione, notando come, immediatamente dopo, egli avesse confessato una nuova serie di furti. Allo stesso modo, era stato dato il giusto peso a un episodio significativo: poco dopo aver terminato un periodo di messa alla prova con esito positivo, il soggetto aveva chiesto a un vigile del fuoco di “bonificare” la sua auto da eventuali microspie, un comportamento che tradiva la volontà di proseguire nell’attività illecita.

In sintesi, la decisione impugnata aveva costruito un percorso argomentativo solido, basato sulla concatenazione logica e temporale di più episodi, dimostrando che la pericolosità del soggetto era sia abituale che attuale, e che il ricorso a proventi illeciti era il suo principale mezzo di sostentamento.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce due principi fondamentali in materia di misure di prevenzione. In primo luogo, la valutazione della pericolosità sociale è un giudizio complesso che può legittimamente attingere a una pluralità di fonti, non limitate alle sole condanne passate in giudicato. In secondo luogo, il controllo della Corte di Cassazione su tali provvedimenti è rigorosamente limitato alla violazione di legge, potendo censurare la motivazione solo nei casi estremi di totale mancanza o mera apparenza. Una motivazione che, come nel caso di specie, analizza e si confronta con tutti gli elementi a disposizione, anche quelli addotti dalla difesa, supera il vaglio di legittimità.

Quando può essere impugnata in Cassazione una misura di sorveglianza speciale?
Nei procedimenti di prevenzione, il ricorso per cassazione è ammesso soltanto per violazione di legge. Non è possibile contestare la logicità della motivazione, a meno che questa non sia totalmente assente o meramente apparente, ovvero incapace di spiegare le ragioni della decisione.

Per valutare la pericolosità sociale di un individuo sono necessarie condanne definitive?
No. Il giudizio sulla pericolosità può basarsi non solo su sentenze di condanna, ma anche su elementi emergenti da procedimenti penali ancora in corso e altri fatti concreti che dimostrino una propensione abituale a commettere reati, specialmente se gravi.

Cosa ha considerato la Corte per confermare la pericolosità attuale del soggetto?
La Corte ha considerato la stretta sequenza temporale e la somiglianza nelle modalità esecutive tra reati commessi in anni diversi (2019 e 2020). Ha inoltre ritenuto significativo che, subito dopo un periodo di messa alla prova concluso positivamente, il soggetto avesse manifestato preoccupazione per la presenza di microspie nella sua auto, un comportamento ritenuto indicativo della volontà di tornare a delinquere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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