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Sorveglianza speciale: quando è legittima? Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una misura di sorveglianza speciale di cinque anni. La Corte ha ritenuto che la pericolosità sociale del soggetto fosse attuale e ben motivata, basandosi sulla sua lunga e ininterrotta carriera criminale, nonostante l’ultimo reato risalisse a qualche anno prima. La misura è stata confermata.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sorveglianza Speciale: Anche Senza Reati Recenti? La Cassazione Chiarisce

La sorveglianza speciale di pubblica sicurezza è una delle misure di prevenzione più incisive del nostro ordinamento, destinata a soggetti ritenuti socialmente pericolosi. Ma cosa succede se l’ultimo reato commesso da una persona risale a diversi anni prima? È ancora possibile considerarla pericolosa e applicare una misura così restrittiva? Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha fornito un’importante precisazione, confermando che la valutazione della pericolosità sociale non si ferma al calendario, ma richiede uno sguardo complessivo sulla storia criminale del soggetto.

I Fatti del Caso: La Misura di Prevenzione e il Ricorso

Il caso riguarda un individuo sottoposto alla misura della sorveglianza speciale per la durata massima di cinque anni, con l’aggiunta del divieto di soggiorno in un comune specifico. La misura era stata inizialmente disposta dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte d’Appello.

L’interessato ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la decisione su due fronti principali:
1. Mancanza di attualità della pericolosità: sosteneva che, essendo il suo ultimo reato datato 2020, non poteva più essere considerato un soggetto dedito assiduamente al crimine.
2. Difetto di motivazione sulla durata: riteneva sproporzionata la durata massima della misura (cinque anni) a fronte di una presunta pericolosità non più attuale.

La Decisione della Cassazione sulla Sorveglianza Speciale

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, quindi, inammissibile. Gli Ermellini hanno ribadito un principio fondamentale nei procedimenti di prevenzione: il ricorso per cassazione è consentito solo per violazione di legge. Ciò significa che la Corte non può riesaminare i fatti o la logicità della motivazione del giudice, ma solo verificare se la legge è stata applicata correttamente e se la motivazione non sia del tutto assente o meramente apparente.

Nel caso specifico, i giudici hanno ritenuto che la Corte d’Appello avesse fornito una motivazione adeguata e logica, esente da vizi.

La Valutazione della Pericolosità Sociale

Il punto cruciale della sentenza riguarda il concetto di “attualità” della pericolosità sociale. La Cassazione ha sottolineato che i giudici di merito hanno correttamente basato la loro decisione non solo sull’ultimo reato commesso, ma sull’intera e prolungata attività criminale del soggetto.

Dal suo arrivo in Italia, l’individuo si era reso responsabile di una lunga serie di reati contro la persona, il patrimonio, la pubblica amministrazione, nonché in materia di armi e stupefacenti, commessi tra il 2011 e il 2020. A questo si aggiungevano numerosi precedenti di polizia, misure cautelari e un precedente avviso orale che si era rivelato inefficace, dato che aveva continuato a delinquere.

Questa continuità e sistematicità nel comportamento illecito, secondo la Corte, è un indicatore decisivo di una pericolosità sociale radicata e ancora attuale, che va oltre la data dell’ultimo crimine formalmente accertato.

La Congruità della Durata della Misura

Anche riguardo alla durata della misura, la Cassazione ha ritenuto la motivazione della Corte d’Appello pienamente valida. La scelta di applicare la sorveglianza speciale per il periodo massimo di cinque anni è stata giustificata come congrua in relazione all’intensità e alla prolungata carriera criminale del soggetto. La Corte ha considerato l’attività illecita come un percorso iniziato nel 2011 e ancora in corso, rendendo necessaria una misura significativa per prevenire future condotte criminose.

Le motivazioni della sentenza chiariscono che il giudizio sulla pericolosità sociale è un’analisi complessa che non può essere limitata a un singolo episodio o a un calcolo temporale. I giudici devono valutare l’intera biografia del soggetto, la pluralità dei reati, la loro natura e la persistenza nel tempo, anche a fronte di precedenti avvertimenti da parte delle autorità. La Corte ha ritenuto che il ricorrente, lamentando una violazione di legge, stesse in realtà chiedendo una nuova e diversa valutazione dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità.

Le conclusioni che possiamo trarre sono chiare: la sorveglianza speciale può essere legittimamente applicata anche se l’ultimo reato non è recentissimo, a condizione che esista una motivazione solida basata su una carriera criminale lunga e ininterrotta. La valutazione della pericolosità sociale deve essere globale e prospettica, volta a determinare la probabilità che il soggetto torni a delinquere in futuro. Questa sentenza rafforza l’idea che le misure di prevenzione si fondano su un giudizio complessivo della personalità del soggetto, piuttosto che su singoli episodi isolati nel tempo.

Per applicare la sorveglianza speciale è necessario che l’ultimo reato sia recentissimo?
No. La Corte ha chiarito che la pericolosità sociale va valutata nel suo complesso, considerando l’intera carriera criminale di una persona. Anche se l’ultimo reato non è recente, una lunga e ininterrotta serie di illeciti può dimostrare una pericolosità ancora attuale.

Cosa significa che un ricorso in Cassazione è ammesso solo per “violazione di legge” nei procedimenti di prevenzione?
Significa che la Cassazione non può riesaminare i fatti del caso o valutare se la motivazione del giudice sia semplicemente illogica. Può intervenire solo se la legge è stata applicata erroneamente o se la motivazione è completamente assente, apparente o talmente contraddittoria da equivalere a una violazione di legge.

Perché la durata della sorveglianza speciale è stata fissata al massimo (cinque anni)?
La Corte ha ritenuto la durata massima congrua a causa dell’intensa e prolungata attività criminale del soggetto, iniziata nel 2011 e considerata ancora attuale, e dell’inefficacia di misure precedenti più lievi come l’avviso orale, che non avevano sortito l’effetto di fargli cambiare condotta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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