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Sorveglianza speciale: prevale sulla libertà vigilata?

La Corte di Cassazione ha stabilito che la misura di prevenzione della sorveglianza speciale non può essere eseguita se il soggetto è già sottoposto alla misura di sicurezza della libertà vigilata. Annullando la decisione della Corte d’Appello, che aveva dato priorità alla sorveglianza speciale, la Suprema Corte ha riaffermato il principio di continuità della misura già in esecuzione, come previsto dall’art. 13 del D.Lgs. 159/2011. La sentenza chiarisce che la legge non consente un’esecuzione simultanea e che la misura preventiva, in questo caso, cessa i suoi effetti.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sorveglianza Speciale e Libertà Vigilata: la Cassazione fa chiarezza sulla successione

Quando una persona è soggetta a più misure restrittive della libertà, quale deve essere eseguita per prima? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 20992/2024) affronta un tema cruciale: il rapporto tra la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza e la misura di sicurezza della libertà vigilata. La pronuncia stabilisce un principio fondamentale basato sulla continuità della misura già in atto, offrendo un’interpretazione chiara delle norme del Codice Antimafia.

Il caso: Conflitto tra Misure Restrittive

La vicenda riguarda un individuo che, dopo aver scontato una pena per associazione di tipo mafioso, è stato scarcerato. Nei suoi confronti era stata precedentemente disposta la misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, la cui esecuzione era stata ordinata dal Tribunale competente, ritenendo persistente la sua pericolosità sociale.

Tuttavia, al momento di dare esecuzione a tale misura, il soggetto era già stato sottoposto dal Magistrato di Sorveglianza alla misura di sicurezza della libertà vigilata. Si è creato, quindi, un conflitto tra l’esecuzione di due diverse misure restrittive. La Corte di Appello, chiamata a decidere sul reclamo, aveva dato priorità alla sorveglianza speciale, ritenendola più afflittiva e quindi prevalente.

La disciplina della sorveglianza speciale secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha completamente ribaltato la decisione dei giudici di merito, accogliendo il ricorso della difesa. La Suprema Corte ha chiarito che l’interpretazione della Corte d’Appello contrastava con il tenore letterale dell’articolo 13 del D.Lgs. 159/2011 (Codice Antimafia).

Secondo tale norma, “quando è applicata la misura di sicurezza della libertà vigilata, durante la sua esecuzione non si può far luogo alla sorveglianza speciale, della quale se applicata cessano gli effetti”. La disposizione è inequivocabile: la misura di sicurezza già in corso impedisce l’avvio della misura di prevenzione. Quest’ultima, sebbene già disposta, diventa inefficace.

La Corte ha inoltre precisato che l’articolo 15 dello stesso decreto, invocato dai giudici di merito, regola l’ipotesi inversa e non applicabile al caso di specie. L’art. 15 disciplina la situazione in cui un soggetto, già sottoposto a obbligo di soggiorno, viene successivamente destinatario della libertà vigilata. In questo scenario, per garantire la continuità, la libertà vigilata verrà eseguita solo dopo la cessazione dell’obbligo di soggiorno.

Il Principio di Continuità nell’esecuzione delle misure

La decisione della Cassazione si fonda sul principio di continuità e non interruzione della misura già in esecuzione. Il legislatore, nel regolare i rapporti tra queste diverse forme di controllo, ha voluto evitare sovrapposizioni e garantire che il percorso trattamentale o di controllo in atto prosegua senza interruzioni.

Non esiste una gerarchia basata sulla maggiore o minore afflittività delle misure, come erroneamente sostenuto dalla Corte d’Appello. Al contrario, il criterio guida è cronologico e funzionale: la misura che è già in esecuzione deve essere completata prima che un’altra, incompatibile nella sua esecuzione simultanea, possa avere inizio.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando la netta differenza strutturale e funzionale tra le misure di prevenzione e le misure di sicurezza. Le prime si basano su indizi di pericolosità sociale e prescindono dalla commissione di un reato; le seconde, invece, seguono la commissione di un reato e si pongono in continuità con il trattamento penitenziario, avendo una finalità anche rieducativa.

Il tenore letterale dell’art. 13 del Codice Antimafia è stato ritenuto l’argomento decisivo. La norma non lascia spazio a interpretazioni discrezionali: la pendenza dell’esecuzione della libertà vigilata costituisce un impedimento legale all’esecuzione della sorveglianza speciale. I giudici hanno chiarito che il verbo “cessano gli effetti” indica una perdita di efficacia della misura di prevenzione che non può essere eseguita. Pertanto, la Corte d’Appello ha errato nel non sospendere o revocare l’esecuzione della sorveglianza speciale, violando una precisa disposizione di legge.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza annulla il provvedimento impugnato e rinvia il caso alla Corte di Appello per un nuovo esame. Il principio affermato ha importanti implicazioni pratiche: quando una persona è già sottoposta a libertà vigilata, l’autorità giudiziaria non può disporre l’esecuzione di una misura di sorveglianza speciale. Sarà necessario attendere la conclusione della misura di sicurezza in atto per poi, eventualmente, rivalutare la pericolosità sociale del soggetto e decidere se applicare la misura di prevenzione. Questa decisione rafforza la certezza del diritto e il rispetto dei principi di legalità e continuità nell’esecuzione delle misure restrittive della libertà personale.

È possibile eseguire una misura di sorveglianza speciale se la persona è già sottoposta a libertà vigilata?
No. Secondo la sentenza, basata sull’art. 13 del D.Lgs. 159/2011, se la misura di sicurezza della libertà vigilata è già in esecuzione, non si può procedere con l’esecuzione della sorveglianza speciale, e se quest’ultima fosse già stata applicata, i suoi effetti cesserebbero.

Quale principio regola la successione tra misura di sicurezza e misura di prevenzione?
Il principio fondamentale è quello della continuità e della non interruzione della misura già in esecuzione. Non si applica un criterio di gerarchia basato sulla gravità della misura, ma un criterio cronologico che dà la precedenza alla misura già in corso di svolgimento.

Cosa prevede la legge nel caso inverso, cioè se una persona con obbligo di soggiorno viene poi sottoposta a libertà vigilata?
In questo caso, disciplinato dall’art. 15, comma 2, del D.Lgs. 159/2011, la persona viene sottoposta alla libertà vigilata solo dopo la cessazione dell’obbligo di soggiorno. Anche qui, si tutela la continuità della misura già in atto, posticipando l’esecuzione di quella successiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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