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Sorveglianza speciale: obblighi e conseguenze

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un individuo condannato per la violazione degli obblighi della sorveglianza speciale. La sentenza ribadisce che per configurare il reato è sufficiente il dolo generico, ovvero la semplice coscienza e volontà di non adempiere a una prescrizione, rendendo irrilevante la giustificazione di una mera ‘dimenticanza’ da parte del soggetto sorvegliato.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sorveglianza speciale: la Cassazione chiarisce la responsabilità penale

La misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza rappresenta uno degli strumenti più incisivi a disposizione dello Stato per il controllo di soggetti ritenuti socialmente pericolosi. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ha ribadito il rigore con cui devono essere osservate le prescrizioni imposte, chiarendo che anche una semplice ‘dimenticanza’ è sufficiente a integrare il reato di violazione degli obblighi. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne la portata.

I fatti del caso

Un individuo, già sottoposto alla misura della sorveglianza speciale, veniva condannato in primo grado dal Tribunale di Crotone. La Corte di Appello di Catanzaro, in parziale riforma, dichiarava la prescrizione per un reato e lo assolveva per alcune violazioni, ma confermava la condanna per la residua condotta di violazione degli obblighi previsti dall’art. 75, comma 2, del D.Lgs. 159/2011, rideterminando la pena in otto mesi di reclusione.

L’imputato, attraverso il suo difensore, presentava ricorso in Cassazione, lamentando un’erronea applicazione della legge penale e un vizio di motivazione. La difesa sosteneva che l’inadempimento fosse dovuto a una mera dimenticanza, non a una volontà cosciente di trasgredire le regole, e che quindi mancasse l’elemento soggettivo del reato (il dolo).

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna. I giudici hanno ritenuto le doglianze della difesa non specifiche e non pertinenti rispetto alla motivazione, ritenuta completa e logica, della sentenza d’appello.

Le motivazioni e l’interpretazione degli obblighi di sorveglianza speciale

La Corte ha colto l’occasione per ribadire alcuni principi fondamentali in materia di sorveglianza speciale. Le prescrizioni imposte al sorvegliato non si limitano al rispetto delle norme penali, ma includono qualsiasi regola di condotta la cui inosservanza possa essere indice di una persistente pericolosità sociale.

Nello specifico, la Cassazione ha chiarito i seguenti punti:

1. Elemento Soggettivo: Per il reato di violazione degli obblighi della sorveglianza speciale, è sufficiente il cosiddetto ‘dolo generico’. Ciò significa che basta la coscienza e la volontà di non adempiere a un obbligo conosciuto. Non è necessario dimostrare un fine ulteriore o una particolare malvagità. La finalità della condotta è irrilevante.
2. Irrilevanza della ‘dimenticanza’: La tesi difensiva della ‘dimenticanza’ (in questo caso, per aver assunto un farmaco) viene equiparata dalla Corte a un’ignoranza del precetto penale. Tale ignoranza, secondo l’art. 5 del codice penale, non scusa, salvo casi eccezionali di inevitabilità. Di conseguenza, dimenticarsi di un obbligo imposto dalla misura di prevenzione non esclude la responsabilità penale.
3. Portata delle Prescrizioni: La Corte ha richiamato la giurisprudenza consolidata secondo cui qualsiasi inosservanza, anche di modesta entità (come un ritardo di pochi minuti nel presentarsi per la firma), è sufficiente per integrare il reato. Questo perché ogni violazione è sintomatica della mancata adesione del soggetto al percorso di reinserimento sociale.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale estremamente rigoroso in materia di misure di prevenzione. La decisione sottolinea che chi è sottoposto a sorveglianza speciale ha l’onere di una diligenza massima nell’adempiere a tutte le prescrizioni imposte dall’autorità giudiziaria. Non sono ammesse scusanti come la negligenza o la dimenticanza, poiché la stessa sottomissione alla misura presuppone un costante autocontrollo. Questa pronuncia serve da monito sulla serietà degli obblighi derivanti dalla sorveglianza speciale e sulle gravi conseguenze penali che possono derivare anche da violazioni considerate, a torto, di lieve entità.

Cosa succede se una persona sotto sorveglianza speciale dimentica di adempiere a un obbligo, come la firma periodica?
Secondo la Corte di Cassazione, la dimenticanza non esclude la responsabilità penale. Essa viene equiparata a un’ignoranza della legge penale, che di norma non è una scusante. Pertanto, anche una semplice dimenticanza è sufficiente per integrare il reato di violazione degli obblighi.

Quale tipo di intenzione è necessaria per essere condannati per la violazione della sorveglianza speciale?
È sufficiente il ‘dolo generico’. Questo significa che non è necessario provare che il soggetto avesse un fine specifico o volesse commettere altri reati. Basta la semplice coscienza e volontà di non rispettare l’obbligo imposto, a prescindere dalle ragioni che hanno portato a tale inadempimento.

Anche una violazione di lieve entità degli obblighi di sorveglianza speciale è considerata un reato?
Sì. La giurisprudenza costante, richiamata dalla Corte, afferma che qualsiasi inosservanza, anche se di modesta entità (come un ritardo di pochi minuti), integra il reato, poiché è considerata un indice della persistente pericolosità sociale del soggetto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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