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Sorveglianza Speciale: limiti del ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro una misura di sorveglianza speciale. La sentenza ribadisce che, in materia di prevenzione, il ricorso è ammesso solo per violazione di legge e non per vizi di motivazione, a meno che questa non sia totalmente assente o meramente apparente. Nel caso specifico, i giudici hanno ritenuto adeguata la motivazione della Corte d’Appello, basata su una lunga serie di reati indicativi della pericolosità sociale del soggetto.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sorveglianza Speciale: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sui limiti del ricorso contro i provvedimenti che applicano la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. Questa misura di prevenzione, destinata a soggetti ritenuti socialmente pericolosi, è spesso oggetto di dibattito. La pronuncia in esame stabilisce con fermezza quando le censure mosse contro la decisione dei giudici di merito non possono trovare accoglimento in sede di legittimità.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un decreto della Corte di Appello di Ancona, che confermava l’applicazione della misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno per la durata di cinque anni nei confronti di un individuo. Tale misura era stata disposta dal Tribunale in considerazione della sua ritenuta pericolosità sociale, basata sulla presunzione che vivesse, anche in parte, con i proventi di attività delittuose.

L’interessato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando diversi vizi. In particolare, ha contestato:
1. La violazione di legge e il difetto di motivazione sulla sua qualificazione come persona socialmente pericolosa, ritenendo che i giudici avessero valorizzato erroneamente reati prescritti, contravvenzioni o delitti tentati, senza un’adeguata analisi delle prove.
2. La mancanza di motivazione sulla durata della misura, fissata in cinque anni.
3. Violazioni procedurali relative alla requisitoria del Procuratore Generale.
4. La sproporzione e l’irragionevolezza della misura e dell’obbligo di soggiorno imposto.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine del procedimento di prevenzione: il ricorso per cassazione è consentito soltanto per violazione di legge e non per vizi di motivazione, a meno che quest’ultima non sia talmente carente da risultare meramente apparente o del tutto inesistente.

I Limiti del Ricorso sulla Sorveglianza Speciale

La Corte ha ribadito che criticare la logicità o la completezza del ragionamento del giudice di merito non rientra nei poteri della Cassazione in questa materia. È possibile denunciare un vizio di motivazione solo quando il provvedimento impugnato sia del tutto privo di argomentazioni o si basi su affermazioni generiche, slegate dalle risultanze processuali. Nel caso di specie, i giudici di legittimità hanno invece riscontrato una motivazione concreta e specifica.

La Valutazione della Pericolosità Sociale

La Corte d’Appello aveva correttamente fondato il suo giudizio su una pluralità di elementi fattuali. Aveva considerato numerosi reati lucrogenetici attribuiti al ricorrente in un arco temporale significativo (dal 2011 a epoca recente), tra cui condanne definitive per detenzione di stupefacenti, ricettazione, estorsioni e un recente coinvolgimento in un’associazione per delinquere finalizzata a truffa e riciclaggio per importi ingenti. Secondo la Cassazione, la Corte di merito ha legittimamente costruito il profilo di pericolosità sociale sulla base della continuità e della gravità delle condotte illecite, dimostrando come il soggetto vivesse abitualmente con i proventi di tali attività.

I giudici hanno inoltre chiarito che, per formulare il giudizio di pericolosità, si possono considerare anche procedimenti penali non ancora definitivi, a condizione che la valutazione sia supportata da una motivazione congrua e non smentita da eventuali sentenze di assoluzione.

L’inammissibilità dei Motivi Nuovi

Infine, la Corte ha dichiarato inammissibili le censure relative alla durata della misura e all’applicazione dell’obbligo di soggiorno. Il motivo è puramente processuale: tali questioni non erano state sollevate con l’atto di appello. È un principio consolidato che non possono essere dedotte per la prima volta in Cassazione questioni che non sono state sottoposte al giudice del gravame, a meno che non siano rilevabili d’ufficio.

le motivazioni
La sentenza analizzata si basa su una distinzione fondamentale nel diritto processuale penale, applicabile anche alle misure di prevenzione: la differenza tra “violazione di legge” e “vizio di motivazione”. Il ricorso per cassazione, in materia di sorveglianza speciale, è ammesso solo per la prima categoria. Un “vizio di motivazione” può essere fatto valere solo nel caso estremo in cui la motivazione sia inesistente o meramente apparente, cioè quando il giudice non spiega affatto il suo percorso logico o usa formule di stile vuote. Nel caso in esame, la Corte di Appello aveva dettagliatamente elencato una serie di reati, condanne e procedimenti a carico del ricorrente, che spaziavano dal traffico di droga all’estorsione e al riciclaggio. Questo elenco, per la Cassazione, costituisce una base fattuale solida e sufficiente a motivare un giudizio di pericolosità sociale, rendendo la motivazione né assente né apparente. Pertanto, la critica del ricorrente, che mirava a una diversa valutazione dei fatti, si configurava come una contestazione di merito, non consentita in sede di legittimità. Inoltre, la Corte ha respinto i motivi relativi alla durata della misura perché non erano stati presentati nell’appello originario, applicando il principio del “divieto di nova”, secondo cui non si possono introdurre nuove questioni per la prima volta nel giudizio di Cassazione.

le conclusioni
La pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso sui limiti dell’impugnazione in materia di misure di prevenzione. In pratica, chi intende contestare l’applicazione di una misura come la sorveglianza speciale deve concentrare le proprie difese sulla violazione di specifiche norme di legge. Tentare di ottenere dalla Cassazione una nuova valutazione del merito della pericolosità sociale è una strada destinata al fallimento, a meno che non si possa dimostrare un’assoluta carenza argomentativa nel provvedimento impugnato. La sentenza sottolinea l’importanza di strutturare correttamente i motivi di appello, poiché le questioni non sollevate in quella sede non potranno più essere recuperate nel successivo grado di giudizio.

È possibile contestare la motivazione di un provvedimento di sorveglianza speciale in Cassazione?
No, di regola non è possibile. Il ricorso per cassazione in materia di prevenzione è ammesso solo per violazione di legge. Si può denunciare un vizio di motivazione solo se questa è completamente assente o meramente apparente, cioè basata su argomentazioni generiche e non collegate ai fatti.

Come viene valutata la pericolosità sociale di una persona per applicare la sorveglianza speciale?
La valutazione si basa su elementi di fatto tratti da procedimenti penali, anche non definitivi. Il giudice deve considerare la pluralità e la continuità delle condotte illecite, specialmente quelle che generano profitto (reati lucrogenetici), per dimostrare che il soggetto vive abitualmente, anche solo in parte, con i proventi di attività delittuose.

Si possono presentare per la prima volta in Cassazione motivi non discussi in appello?
No, non è possibile. La sentenza ribadisce che le questioni non devolute al giudice d’appello con uno specifico motivo non possono essere dedotte per la prima volta con il ricorso per cassazione, a meno che non si tratti di questioni rilevabili d’ufficio in ogni stato e grado del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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