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Sorveglianza speciale: limiti al lavoro fuori comune

Un individuo sottoposto a sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno ha richiesto l’autorizzazione a viaggiare per motivi di lavoro. La Corte di Cassazione ha confermato il diniego dei giudici di merito, stabilendo che, sebbene l’autorizzazione per lavoro sia ammissibile, non può essere concessa se la sua ampiezza rischia di vanificare la misura di prevenzione. La decisione si è basata sulla specifica pericolosità sociale del soggetto e sulla necessità di bilanciare il diritto al lavoro con le esigenze di sicurezza pubblica, ribadendo i criteri restrittivi per derogare alla sorveglianza speciale.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sorveglianza Speciale e Lavoro: Quando si Può Uscire dal Comune?

La sorveglianza speciale di pubblica sicurezza è una delle misure di prevenzione più incisive del nostro ordinamento, limitando la libertà di movimento di un individuo ritenuto socialmente pericoloso. Ma cosa succede quando questa misura si scontra con il diritto al lavoro? Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato il caso di un uomo che chiedeva di poter superare i confini del proprio comune di soggiorno per svolgere la sua attività lavorativa, offrendo importanti chiarimenti sui limiti di tale autorizzazione.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Lavoro Oltre i Confini Provinciali

Il protagonista della vicenda era un uomo sottoposto alla misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di Asti. Per poter svolgere la sua professione, che consisteva nella raccolta di materiali ferrosi per conto di una cooperativa sociale, aveva necessità di spostarsi anche nelle province di Alessandria, Cuneo e Torino.

Il Tribunale di Torino aveva inizialmente concesso un’autorizzazione limitata alla sola provincia di Asti, respingendo la richiesta di estenderla ad altre province o di sostituire Asti con Alessandria. La Corte di Appello aveva confermato questa decisione, spingendo l’uomo a presentare ricorso in Cassazione. La difesa sosteneva che la motivazione della Corte fosse solo apparente e basata su un’errata interpretazione dei fatti, poiché la richiesta era finalizzata a lavorare principalmente nella provincia di Alessandria.

L’Analisi della Corte sulla sorveglianza speciale

La Corte di Cassazione ha esaminato la questione distinguendo tra due strumenti normativi: la modifica della misura di prevenzione (art. 11 del D.Lgs. 159/2011) e l’autorizzazione temporanea ad allontanarsi (art. 12). Tradizionalmente, l’art. 12 prevede deroghe all’obbligo di soggiorno solo per gravi e comprovati motivi di salute o di famiglia.

Tuttavia, la giurisprudenza ha progressivamente ammesso la possibilità di concedere tali autorizzazioni anche per esigenze lavorative. Questo orientamento interpretativo, più estensivo, mira a non ledere diritti fondamentali di pari rango, come il diritto al lavoro, ma a condizione che le ragioni siano altrettanto “gravi e comprovate” e che l’autorizzazione non pregiudichi le finalità di controllo e sicurezza della misura stessa.

Le Motivazioni della Decisione

Nonostante l’apertura ai motivi di lavoro, la Cassazione ha ritenuto il ricorso infondato. La motivazione della Corte di Appello non era affatto apparente, ma basata su un concreto bilanciamento degli interessi in gioco. I giudici di merito avevano correttamente considerato la specifica pericolosità sociale del ricorrente, descritto come responsabile di diverse azioni predatorie in varie località del Nord e Centro Italia, inclusa la provincia di Alessandria.

La Corte ha sottolineato che un’autorizzazione così ampia – che avrebbe permesso all’uomo di allontanarsi per cinque giorni a settimana, per oltre dieci ore al giorno, per raggiungere diverse province – avrebbe di fatto “svuotato” di contenuto la misura di prevenzione. La sorveglianza speciale perderebbe la sua efficacia se la deroga diventasse la regola. Pertanto, la decisione di non concedere l’autorizzazione non è stata ritenuta illogica, ma una corretta applicazione del principio secondo cui la deroga per motivi di lavoro deve rimanere un’eccezione, da valutare con estremo rigore.

Conclusioni: Il Bilanciamento tra Sicurezza e Diritto al Lavoro

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: il diritto al lavoro, pur costituzionalmente garantito, non può annullare le esigenze di sicurezza pubblica che giustificano l’applicazione della sorveglianza speciale. L’autorizzazione ad allontanarsi per motivi lavorativi è possibile, ma deve essere subordinata a una rigorosa valutazione dell’opportunità e della necessità reale dello spostamento. Il giudice deve accertare che la deroga richiesta non comprometta l’effettivo controllo sul soggetto e non frustri la finalità preventiva della misura. In questo caso, l’ampiezza della richiesta è stata ritenuta incompatibile con il mantenimento di un controllo efficace, giustificando pienamente il diniego.

È possibile ottenere un’autorizzazione per allontanarsi dal comune di soggiorno per motivi di lavoro se si è sottoposti a sorveglianza speciale?
Sì, la giurisprudenza ammette questa possibilità, interpretando in modo estensivo l’art. 12 del D.Lgs. 159/2011. Tuttavia, le esigenze lavorative devono essere gravi e comprovate, e la concessione dell’autorizzazione è subordinata a una valutazione rigorosa da parte del giudice.

Quali criteri usa il giudice per decidere se concedere l’autorizzazione a lavorare fuori dal comune di soggiorno?
Il giudice deve bilanciare il diritto al lavoro del soggetto con le esigenze di sicurezza pubblica. Valuta la reale necessità dello spostamento, la sua opportunità e, soprattutto, la pericolosità sociale del soggetto. L’autorizzazione non può essere così ampia da vanificare o “svuotare” di contenuto la misura di prevenzione stessa.

Perché la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso in questo caso specifico?
La Corte ha ritenuto che la richiesta di allontanamento fosse eccessivamente ampia (cinque giorni a settimana per oltre dieci ore al giorno in diverse province). Tale autorizzazione avrebbe reso inefficace la sorveglianza speciale, considerando anche la specifica pericolosità sociale del ricorrente, che aveva precedenti anche nei territori in cui chiedeva di recarsi per lavoro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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