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Sorveglianza speciale e ricorso per cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto sottoposto a sorveglianza speciale. Il ricorrente lamentava una valutazione della sua pericolosità sociale basata su fatti non recenti. La Corte ha stabilito che l’appello era volto a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità, dove il controllo è limitato alla sola violazione di legge. La decisione dei giudici di merito, basata su una valutazione complessiva di vari elementi (ruolo in un’associazione a delinquere, assenza di redditi leciti), è stata ritenuta adeguatamente motivata.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sorveglianza Speciale: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26803/2025, torna a delineare i confini del sindacato di legittimità in materia di misure di prevenzione, chiarendo i motivi per cui un ricorso avverso la sorveglianza speciale può essere dichiarato inammissibile. La decisione sottolinea la netta distinzione tra la violazione di legge, unico vizio deducibile in Cassazione per questi procedimenti, e le censure sulla motivazione, che attengono al merito e non sono ammesse.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un individuo a cui la Corte di Appello di Roma aveva confermato la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per la durata di tre anni, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza. La misura si fondava sulla ritenuta pericolosità sociale del soggetto, desunta da una serie di elementi previsti dalla legge.

L’interessato ha presentato ricorso per cassazione, sostenendo che la Corte di Appello avesse errato nel giudizio sulla sua pericolosità. In particolare, la difesa ha evidenziato come i fatti più recenti posti a fondamento della misura risalissero al 2021, senza che fossero emerse successive condotte indicative di una persistente pericolosità. Secondo il ricorrente, i giudici si sarebbero limitati a un mero elenco di precedenti penali e carichi pendenti, omettendo una verifica effettiva e attuale della sua condizione.

La Decisione della Cassazione sulla Sorveglianza Speciale

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno stabilito che le doglianze presentate dal ricorrente non integravano una violazione di legge, ma miravano a ottenere una nuova valutazione nel merito della sua pericolosità sociale, un’attività preclusa in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha chiarito un principio fondamentale del procedimento di prevenzione: il ricorso per cassazione è consentito soltanto per violazione di legge. È esclusa, quindi, la possibilità di denunciare l’illogicità manifesta della motivazione, a meno che questa non sia totalmente assente o meramente apparente.

Nel caso specifico, i giudici di merito non si erano limitati a elencare i precedenti del ricorrente. Al contrario, avevano compiuto una valutazione critica e complessiva di diversi elementi, tra cui:

* La molteplicità di ruoli ricoperti dal soggetto nell’ambito di un’associazione dedita al narcotraffico.
* La mancanza di redditi leciti.
* L’abituale commissione di reati produttivi di lucro.

Questo percorso argomentativo, secondo la Cassazione, costituisce una motivazione effettiva e non apparente, in grado di spiegare in modo coerente le ragioni della decisione. Il ricorrente, contestando la valutazione di questi elementi, ha di fatto tentato di sollecitare una riconsiderazione del giudizio di fatto, che spetta esclusivamente ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello).

La Corte ha richiamato la giurisprudenza consolidata delle Sezioni Unite, secondo cui una motivazione può definirsi ‘apparente’ solo quando è talmente priva di coerenza e completezza da non rendere comprensibile l’iter logico seguito dal giudice. Questa situazione non si è verificata nel caso in esame.

Conclusioni

La sentenza ribadisce la natura del giudizio di cassazione nei procedimenti di prevenzione. Gli avvocati devono prestare la massima attenzione nel formulare i motivi di ricorso, concentrandosi esclusivamente su eventuali e specifiche violazioni di norme di legge. Tentare di rimettere in discussione l’apprezzamento dei fatti o la valutazione sulla pericolosità sociale operata dai giudici di merito conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile contestare la valutazione della pericolosità sociale nel ricorso per cassazione contro una misura di sorveglianza speciale?
No, il ricorso per cassazione in materia di prevenzione è ammesso solo per violazione di legge. Non è possibile contestare il merito della valutazione sulla pericolosità sociale o l’illogicità della motivazione, a meno che quest’ultima non sia del tutto assente o meramente apparente, cioè incapace di far comprendere il ragionamento del giudice.

Su quali basi i giudici hanno confermato la misura di sorveglianza speciale nel caso di specie?
I giudici hanno confermato la misura non solo sulla base dei precedenti penali e dei carichi pendenti, ma anche attraverso una valutazione complessiva di altri elementi, quali la molteplicità di ruoli ricoperti dall’individuo in un’associazione per il narcotraffico, la mancanza di redditi leciti e l’abituale commissione di reati a scopo di lucro.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
L’inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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