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Sorveglianza speciale: dimenticare la carta è reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3053/2024, ha stabilito che un soggetto sottoposto a sorveglianza speciale che omette di portare con sé la carta precettiva commette il reato di cui all’art. 650 c.p. anche per semplice dimenticanza. La Corte ha chiarito che, trattandosi di una contravvenzione, è sufficiente la colpa e non è richiesto il dolo specifico di voler disubbidire. Inoltre, ha dichiarato inammissibile il motivo di ricorso relativo a un presunto errore di calcolo della pena, poiché non sollevato nel precedente grado di giudizio.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sorveglianza Speciale: Anche la Dimenticanza della Carta Precettiva è Reato

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 3053/2024, ha affrontato un caso relativo agli obblighi imposti dalla misura della sorveglianza speciale. La pronuncia chiarisce che la semplice dimenticanza della “carta precettiva” da parte del soggetto sorvegliato integra il reato di inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità previsto dall’art. 650 del codice penale. Questa decisione ribadisce il rigore con cui la legge considera gli adempimenti legati alle misure di prevenzione.

I Fatti del Caso

Un individuo, già sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di dimora nel proprio comune di residenza, veniva fermato dalle forze dell’ordine durante un controllo. In tale occasione, emergeva che l’uomo non aveva con sé la cosiddetta “carta precettiva”, ovvero il documento che riepiloga le prescrizioni imposte dalla misura. Per questa omissione, veniva condannato in primo e secondo grado alla pena di un mese di arresto per la contravvenzione di cui all’art. 650 c.p.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato decideva di ricorrere in Cassazione affidandosi a due motivi principali:
1. Violazione dell’art. 650 c.p.: La difesa sosteneva che la mancata esibizione del documento non derivava da una volontà di disubbidire, ma da una mera svista o dimenticanza. Secondo questa tesi, mancherebbe l’elemento psicologico del reato.
2. Errato calcolo della pena: Si contestava la riduzione della pena per il rito abbreviato, sostenendo che fosse stata applicata nella misura di un terzo anziché della metà, come, a dire del ricorrente, previsto dalla legge.

La Decisione della Corte: Sorveglianza Speciale e Dovere di Diligenza

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambi i motivi.
Per quanto riguarda il primo punto, i giudici hanno richiamato un principio consolidato: l’omissione di portare con sé e di esibire la carta di permanenza da parte di un soggetto sottoposto a sorveglianza speciale integra la contravvenzione di cui all’art. 650 c.p. La natura contravvenzionale del reato è fondamentale: per la sua configurabilità, non è necessario il dolo, ossia la volontà specifica di trasgredire, ma è sufficiente la colpa, che può consistere anche in un atteggiamento di negligenza o semplice dimenticanza.

La Questione Procedurale sul Calcolo della Pena

Sul secondo motivo, la Corte ha rilevato una criticità di natura procedurale. La censura relativa all’erroneo calcolo della pena non era mai stata sollevata nel giudizio d’appello. Citando una precedente pronuncia delle Sezioni Unite, la Cassazione ha ribadito che un errore di diritto nel calcolo della pena, se non dedotto come specifico motivo di appello, non può essere fatto valere per la prima volta in sede di legittimità, a meno che la pena finale non risulti illegale perché fuori dai limiti edittali.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su due pilastri giuridici distinti.
Sul piano sostanziale, la ragione per cui la dimenticanza è sufficiente a integrare il reato risiede nella finalità della norma. L’obbligo di portare con sé la carta precettiva non è un mero formalismo, ma è preordinato a rendere più agevole e rapido il controllo delle forze di polizia, garantendo così la sicurezza e l’ordine pubblico. Di conseguenza, qualsiasi condotta omissiva, anche se solo colposa, frustra questa finalità e costituisce reato.
Sul piano processuale, la decisione di inammissibilità del secondo motivo riafferma il principio della devoluzione nei giudizi di impugnazione. I motivi di appello delimitano l’oggetto del giudizio di secondo grado. Ciò che non viene contestato in appello si consolida e non può essere riproposto per la prima volta in Cassazione. Si tratta di una regola posta a garanzia della progressione e della certezza dei procedimenti giudiziari.

Le Conclusioni

La sentenza in esame offre due importanti lezioni. In primo luogo, conferma che gli obblighi connessi alla sorveglianza speciale richiedono la massima diligenza e che la loro violazione, anche se dovuta a semplice negligenza, ha conseguenze penali. In secondo luogo, sottolinea l’importanza strategica della difesa tecnica: ogni doglianza deve essere sollevata tempestivamente nel grado di giudizio competente, pena la perdita della possibilità di farla valere in futuro.

Dimenticare di portare con sé la carta prescrittiva della sorveglianza speciale è un reato?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, questa omissione integra la contravvenzione prevista dall’art. 650 del codice penale, poiché per la sua commissione è sufficiente un atteggiamento colposo, come la semplice dimenticanza.

È necessaria la volontà di disubbidire per essere condannati in un caso simile?
No. Trattandosi di una contravvenzione e non di un delitto, non è richiesta una specifica volontà di sottrarsi agli obblighi. È sufficiente un comportamento negligente che porti all’inosservanza del provvedimento dell’autorità.

È possibile contestare un errore nel calcolo della pena per la prima volta davanti alla Corte di Cassazione?
No. La Corte ha stabilito che se un presunto errore di calcolo della pena, già presente nella sentenza di primo grado, non viene contestato con uno specifico motivo d’appello, non può essere sollevato per la prima volta in Cassazione, a condizione che la pena inflitta rientri nei limiti previsti dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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