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Sorveglianza speciale: attualità della pericolosità

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6259/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una misura di sorveglianza speciale. La Corte ha stabilito che la valutazione sull’attualità della pericolosità sociale può basarsi anche su reati non recenti, come un’estorsione aggravata dal metodo mafioso, se questi rivelano una contiguità stabile con la criminalità organizzata, confermata anche da frequentazioni successive con soggetti pregiudicati.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sorveglianza Speciale: Quando la Pericolosità Sociale Resta Attuale?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6259 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale nel diritto penale: la sorveglianza speciale. Questa misura di prevenzione, destinata a soggetti ritenuti socialmente pericolosi, solleva spesso interrogativi sulla sua applicazione, specialmente quando si basa su fatti non recentissimi. La Suprema Corte ha chiarito che la valutazione sull’attualità della pericolosità non è un mero calcolo temporale, ma un giudizio complesso che tiene conto della gravità dei reati e della persistenza dei legami con ambienti criminali.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato riguarda un individuo sottoposto alla misura della sorveglianza speciale dalla Corte di Appello di Reggio Calabria. La decisione si fondava principalmente su una condanna in primo grado per estorsione, aggravata dal metodo mafioso e dall’agevolazione di una nota cosca locale. La difesa del ricorrente sosteneva che il reato, risalente al 2017, fosse troppo datato per giustificare un giudizio di pericolosità attuale. Inoltre, contestava la rilevanza delle frequentazioni con pregiudicati, asserendo che si riferissero a un unico episodio isolato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato completamente le argomentazioni difensive, dichiarando il ricorso inammissibile. I giudici hanno confermato la validità del provvedimento impugnato, ritenendo che la valutazione della Corte di Appello fosse corretta e ben motivata.

La Valutazione sulla Sorveglianza Speciale

Secondo la Suprema Corte, la condanna per un reato grave come l’estorsione con aggravante mafiosa è un elemento più che sufficiente per inquadrare il soggetto nella categoria di pericolosità qualificata prevista dal Codice Antimafia. I giudici hanno sottolineato che non si trattava di un episodio sporadico, ma di condotte illecite reiterate tra il 2015 e il 2017, che dimostravano una contiguità non occasionale con i vertici del clan, come la riscossione di somme per il mantenimento dei detenuti appartenenti alla cosca.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Cassazione si concentrano sulla corretta interpretazione del concetto di ‘attualità’ della pericolosità sociale nel contesto della sorveglianza speciale.

Attualità della Pericolosità e Contiguità Mafiosa

La Corte ha spiegato che fatti gravi, anche se non recentissimi, possono essere sintomatici di una pericolosità ancora attuale quando rivelano un’adesione profonda a logiche criminali. La contiguità con un’associazione mafiosa, dimostrata da condotte illecite strutturate e continuative, costituisce un indicatore di pericolosità particolarmente forte e persistente. Questo giudizio è stato ulteriormente rafforzato dalla documentata frequentazione, in epoca più recente, con altri soggetti pregiudicati, anche per reati associativi. Tale circostanza, secondo i giudici, non fa che confermare una ‘radicata vicinanza ad ambiti di criminalità connotati da estremo allarme sociale’.

Irrilevanza delle Censure Difensive

La Cassazione ha definito recessivo l’argomento difensivo relativo alla distanza temporale dei fatti. Quando la condotta passata è così grave e indicativa di un inserimento in contesti di criminalità organizzata, il tempo trascorso non è sufficiente, da solo, a far venir meno la presunzione di pericolosità. Inoltre, la critica mossa riguardo alla presunta unicità delle frequentazioni è stata considerata una mera affermazione non supportata da prove concrete, e quindi non idonea a invalidare il ragionamento dei giudici di merito.

Le Conclusioni

La sentenza n. 6259/2024 ribadisce un principio fondamentale: la valutazione sulla pericolosità sociale ai fini dell’applicazione della sorveglianza speciale è un giudizio prognostico che non si esaurisce in un’analisi cronologica. La gravità dei reati commessi, la loro natura e, soprattutto, il loro legame con strutture di criminalità organizzata, sono elementi che proiettano i loro effetti nel tempo. La contiguità con ambienti mafiosi, una volta accertata, richiede prove concrete di un effettivo e radicale cambiamento di vita per poter essere considerata superata. In assenza di tali prove, anche fatti non recenti possono legittimamente fondare l’applicazione di una misura di prevenzione.

Un reato commesso anni fa può giustificare oggi una misura di sorveglianza speciale?
Sì, secondo la Corte, un reato anche non recente può giustificare una misura di prevenzione attuale se è particolarmente grave, come un’estorsione con metodo mafioso, e se dimostra una radicata e persistente contiguità del soggetto con ambienti della criminalità organizzata.

Cosa valuta il giudice per stabilire se una persona è ancora socialmente pericolosa?
Il giudice compie una valutazione prognostica che non si limita ai fatti passati, ma considera la loro gravità, la loro capacità di indicare una stabile vicinanza a contesti criminali e li collega a elementi più recenti, come le frequentazioni con altri pregiudicati, per determinare se il rischio di commettere nuovi reati sia ancora attuale.

Le frequentazioni con persone pregiudicate sono da sole sufficienti per applicare la sorveglianza speciale?
Da sole potrebbero non esserlo, ma nel caso di specie, esse sono state valutate come un elemento che, sommato a una precedente e grave condotta di contiguità mafiosa, conferma la persistenza della pericolosità sociale del soggetto e la sua radicata vicinanza ad ambienti criminali di elevato allarme sociale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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