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Sorveglianza particolare: basta un solo episodio?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 35164/2025, ha stabilito che per l’applicazione del regime di sorveglianza particolare ex art. 14-bis ord. pen. non è necessaria una pluralità di comportamenti illeciti. Anche una singola condotta, se qualitativamente grave e idonea a compromettere la sicurezza dell’istituto penitenziario, può giustificare la misura. Il caso riguardava un detenuto trovato in possesso di un micro-telefono, una scheda SIM e sostanze stupefacenti. La Corte ha annullato la decisione del Tribunale di Sorveglianza, che aveva erroneamente ritenuto indispensabile la reiterazione delle condotte, sottolineando la natura preventiva della misura.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sorveglianza particolare: una singola condotta è sufficiente?

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, interviene su un tema cruciale dell’ordinamento penitenziario: i presupposti per l’applicazione del regime di sorveglianza particolare. La pronuncia chiarisce che anche un singolo episodio, se sufficientemente grave, può giustificare questa misura restrittiva, senza la necessità di attendere la reiterazione di comportamenti pericolosi. Questa decisione segna un punto fermo sull’interpretazione dell’art. 14-bis, privilegiando la funzione preventiva della norma per la tutela della sicurezza carceraria.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dal reclamo di un detenuto avverso il provvedimento del Ministero della Giustizia che gli aveva imposto il regime di sorveglianza particolare per tre mesi. La misura era stata disposta a seguito di una perquisizione straordinaria nella sua cella, durante la quale erano stati rinvenuti un micro-telefono cellulare, una scheda SIM e una sigaretta artigianale contenente sostanza stupefacente. Il detenuto, pur avendo consegnato spontaneamente gli oggetti una volta iniziata la perquisizione, si vedeva applicare il regime restrittivo.

Il Tribunale di Sorveglianza, in accoglimento del reclamo del detenuto, annullava il provvedimento. Secondo il Tribunale, il regime eccezionale previsto dall’art. 14-bis poteva essere applicato solo in presenza di una ‘pluralità di comportamenti’ e non per una singola condotta. Inoltre, riteneva la misura non strettamente necessaria, suggerendo alternative come il controllo sulla corrispondenza.

Il Ricorso in Cassazione e l’interpretazione della sorveglianza particolare

Il Ministero della Giustizia, tramite l’Avvocatura dello Stato, ha impugnato l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza dinanzi alla Corte di Cassazione. Il ricorso era fondato sulla violazione e falsa applicazione dell’art. 14-bis ord. pen., sostenendo che il Tribunale avesse errato nel ritenere necessaria la pluralità delle condotte, ignorando l’aspetto qualitativo e la gravità del singolo comportamento. Il possesso di un telefono in carcere, infatti, fa presumere contatti illeciti con l’esterno e rappresenta un grave rischio per la sicurezza, giustificando pienamente la funzione preventiva della sorveglianza particolare.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il ricorso, annullando con rinvio l’ordinanza impugnata. La motivazione della Corte si basa su un’attenta analisi letterale e teleologica dell’art. 14-bis ord. pen.

In primo luogo, i giudici di legittimità hanno smontato l’argomentazione del Tribunale basata sull’uso del plurale ‘comportamenti’ nella norma. La Corte ha spiegato che il plurale va letto in coordinamento con i soggetti destinatari della norma (‘i condannati, gli internati e gli imputati’). Ciò significa che il regime si applica a coloro che, con i rispettivi ‘loro comportamenti’, compromettono la sicurezza, ma non impone che ogni singolo soggetto debba commettere una pluralità di atti.

In secondo luogo, la Cassazione ha sottolineato la natura eminentemente preventiva della misura. La sorveglianza particolare non è una sanzione disciplinare punitiva, ma uno strumento volto a impedire future condotte pregiudizievoli. Richiedere la reiterazione degli atti illeciti prima di poter intervenire priverebbe la misura della sua utilità, costringendo l’amministrazione ad attendere che il rischio si concretizzi più volte. Un singolo episodio, se rivelatore di un ‘modo di agire’ pericoloso per l’ordine e la sicurezza, è più che sufficiente a giustificarne l’applicazione.

Il rinvenimento di un micro-telefono, di una SIM e di stupefacenti è stato considerato un fatto intrinsecamente grave, che ‘preconizza una pluralità di condotte’ potenziali e dimostra la capacità del detenuto di eludere i controlli e mantenere canali di approvvigionamento illeciti. Pertanto, il Tribunale avrebbe dovuto valutare l’idoneità di questo comportamento a compromettere la sicurezza, invece di fermarsi alla sua unicità o all’assenza di violenza.

Le conclusioni

La sentenza rappresenta un importante vademecum per l’applicazione della sorveglianza particolare. La Corte di Cassazione ribadisce che il focus dell’analisi non deve essere quantitativo (numero di episodi), ma qualitativo (gravità della singola condotta e rischio che essa rivela). Annullando la decisione del Tribunale di Sorveglianza, la Corte ha rinviato il caso per un nuovo esame che dovrà tenere conto di questi principi, valutando adeguatamente la pericolosità insita nel possesso di strumenti di comunicazione non autorizzati all’interno di un istituto penitenziario.

Per applicare il regime di sorveglianza particolare a un detenuto è necessaria una pluralità di condotte illecite?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che anche una sola condotta può essere sufficiente, a condizione che sia qualitativamente grave e idonea a compromettere la sicurezza o a turbare l’ordine dell’istituto penitenziario. L’interpretazione della norma non richiede la reiterazione dei comportamenti.

Il possesso di un micro-telefono in carcere è un fatto abbastanza grave da giustificare la sorveglianza particolare?
Sì. Secondo la Corte, la disponibilità di un telefono e di una scheda SIM in carcere è un comportamento grave che preconizza una pluralità di condotte rischiose, come la possibilità di intrattenere contatti illeciti con l’esterno e di utilizzare canali di approvvigionamento incontrollabili, compromettendo la sicurezza interna.

Qual è la differenza tra una sanzione disciplinare e il regime di sorveglianza particolare?
La sanzione disciplinare ha una finalità principalmente punitiva per un illecito già commesso. Il regime di sorveglianza particolare, invece, ha una natura eminentemente preventiva, finalizzata a fronteggiare la pericolosità personale di un detenuto e a impedire che compia ulteriori atti pregiudizievoli per la sicurezza e l’ordine dell’istituto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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