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Somministrazione alcolici a ubriachi: la condanna

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per un esercente che aveva effettuato la somministrazione di alcolici a persona ubriaca. La sentenza chiarisce che lo stato di ‘manifesta ubriachezza’ non richiede accertamenti tecnici, ma può essere provato tramite testimonianze su segni esteriori come il barcollamento e la condotta violenta. L’ipotesi che la bevanda servita potesse essere analcolica è stata respinta come congettura irragionevole e priva di riscontri.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Somministrazione Alcolici a Persona Ubriaca: Quando Diventa Reato?

La somministrazione di alcolici a persona ubriaca è una contravvenzione prevista dal codice penale che mira a tutelare la salute individuale e l’ordine pubblico. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 18808 del 2024, ha fornito importanti chiarimenti su come si accerta lo stato di ‘manifesta ubriachezza’ e quali sono i limiti delle difese opponibili dall’esercente. Vediamo insieme il caso e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Il gestore di un bar veniva condannato dal Giudice di Pace al pagamento di 700 euro di ammenda per aver commesso il reato previsto dall’art. 691 del codice penale. L’accusa era quella di aver servito una birra a un cliente che si trovava già in un evidente stato di ubriachezza. La condanna si basava principalmente sulla testimonianza di un agente di polizia giudiziaria intervenuto sul posto, il quale aveva descritto il cliente come palesemente ubriaco, basandosi sul suo comportamento violento e sul suo stato di alterazione.

Il Ricorso in Cassazione e le Obiezioni sulla Somministrazione di Alcolici

L’esercente, tramite il suo legale, ha proposto ricorso per cassazione, sollevando due principali obiezioni:
1. Errata valutazione delle prove: Secondo la difesa, il Giudice di Pace non avrebbe valutato criticamente le prove, in particolare la testimonianza, e non avrebbe considerato che il comportamento violento del cliente potesse giustificare l’assunzione di alcolici pregressa, ma non necessariamente lo stato di ubriachezza al momento della nuova consumazione.
2. Natura della bevanda: La difesa ha ipotizzato che la birra servita potesse essere analcolica, un’eventualità che, a suo dire, il giudice di merito non avrebbe considerato, violando il principio del ‘ragionevole dubbio’.

Le Motivazioni della Sentenza della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo integralmente le argomentazioni della difesa. La decisione si fonda su principi giuridici consolidati e chiari.

Innanzitutto, la Corte ha ribadito che il giudizio di legittimità non consente una rilettura dei fatti già accertati dal giudice di merito. Il ricorso era, in sostanza, un tentativo di ottenere una nuova valutazione delle prove, attività preclusa in sede di Cassazione.

Nel merito, i giudici hanno spiegato che per configurare il reato di somministrazione di alcolici a persona ubriaca, non sono necessari accertamenti tecnici come l’alcoltest. La ‘manifesta ubriachezza’ è uno stato che deve essere facilmente percepibile da chiunque in base a segni esteriori. Nel caso specifico, il barcollamento e la condotta violenta del cliente erano indicatori più che sufficienti, facilmente riconoscibili anche dall’esercente.

L’Ipotesi della Birra Analcolica e il ‘Ragionevole Dubbio’

Particolarmente interessante è la parte della sentenza che affronta l’ipotesi della birra analcolica. La Corte ha chiarito il significato di ‘dubbio ragionevole’. Un dubbio, per essere tale, non può basarsi su una mera ipotesi astratta e congetturale, priva di qualsiasi riscontro probatorio. L’idea che un cliente, già palesemente ubriaco, abbia ordinato e ricevuto una birra analcolica è stata ritenuta un’eventualità remota, contraria alla normale razionalità umana e all’ordine naturale delle cose. In assenza di qualunque elemento a sostegno di tale tesi, questa rimane una semplice congettura e non un ‘ragionevole dubbio’ in grado di far cadere l’accusa.

Le Conclusioni

La sentenza n. 18808/2024 conferma un principio fondamentale per tutti gli esercenti di locali pubblici: la responsabilità nella somministrazione di alcolici è seria e l’accertamento dello stato di ubriachezza di un cliente si basa sulla percezione comune. Non è possibile difendersi invocando la mancanza di prove tecniche quando i segni esteriori dell’ubriachezza sono evidenti. Inoltre, le ipotesi difensive alternative, per essere prese in considerazione, devono avere un minimo di fondamento e non essere puramente fantasiose. Questa decisione rafforza l’obbligo di diligenza e attenzione a carico di chi somministra bevande alcoliche, sottolineando che la tutela della sicurezza e della salute pubblica prevale su mere supposizioni prive di concretezza.

Come si prova la ‘manifesta ubriachezza’ di un cliente per il reato di somministrazione di alcolici a persona ubriaca?
La ‘manifesta ubriachezza’ si prova attraverso la percezione di segni esteriori e comportamenti evidenti, come l’andatura barcollante, una pronuncia incerta e balbettante, o una condotta violenta. Non sono necessari accertamenti tecnici, come l’alcoltest, essendo sufficiente la valutazione basata su tali indicatori, come quella operata da un testimone.

Può un esercente essere condannato se sostiene che la bevanda servita potesse essere analcolica?
Sì, può essere condannato se l’ipotesi della bevanda analcolica risulta essere puramente congetturale e priva di qualsiasi riscontro nelle prove processuali. Se il contesto (ad esempio, un cliente già ubriaco che ordina una birra) rende l’ipotesi illogica e non supportata da elementi concreti, essa non costituisce un ‘ragionevole dubbio’ in grado di escludere la colpevolezza.

Cosa si intende per ‘dubbio ragionevole’ ai fini di una condanna?
Il ‘dubbio ragionevole’ è quello che lascia fuori solo eventualità remote, astrattamente possibili ma la cui realizzazione concreta è priva di riscontri e si pone al di fuori della normale razionalità umana. Non è un dubbio basato su un’ipotesi del tutto congetturale e non confermata, ma deve trovare un fondamento nella motivazione e nelle prove del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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