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Soglia di punibilità 316-ter: la fattura decide

Un commerciante otteneva indebiti rimborsi statali legati al “bonus docenti”, presentando fatture cumulative che raggruppavano più buoni acquisto. La Corte di Cassazione ha stabilito che, per determinare il superamento della soglia di punibilità prevista dall’art. 316-ter c.p., si deve considerare l’importo totale della fattura presentata per il rimborso e non il valore del singolo buono. La Corte ha inoltre confermato che l’ordine di sequestro preventivo emesso in appello è immediatamente esecutivo.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Soglia di Punibilità 316-ter: Conta la Fattura Cumulativa, non il Singolo Bonus

Con la sentenza n. 22828/2024, la Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale riguardo l’indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, definendo come calcolare la soglia di punibilità 316-ter nel contesto di bonus statali come la “carta del docente”. La decisione stabilisce un principio cruciale: ciò che conta è l’importo totale della fattura presentata per il rimborso dall’esercente, non il valore del singolo buono. Approfondiamo i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso: Il Bonus Docenti e le Fatture Aggregate

Il caso ha origine da un’indagine su un esercente commerciale accusato di aver ottenuto indebitamente rimborsi dal Ministero dell’Istruzione. Il meccanismo fraudolento consisteva nel consentire ai docenti di acquistare beni non previsti dal “bonus carta del docente” e, successivamente, presentare al Ministero fatture cumulative che raggruppavano più buoni acquisto, attestando falsamente la vendita di beni consentiti. Queste fatture superavano ampiamente la soglia di rilevanza penale.

Il Tribunale di Roma, in sede di appello, aveva disposto un sequestro preventivo per un valore di oltre 135.000 euro. L’indagato ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo principalmente due argomenti: l’errato calcolo della soglia di punibilità e l’illegittima immediata esecutività del sequestro.

La Questione Giuridica: Come si Calcola la Soglia di Punibilità 316-ter?

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione dell’articolo 316-ter del codice penale. Questa norma punisce chi ottiene indebitamente contributi o finanziamenti dallo Stato, ma prevede una clausola di non punibilità se la somma indebitamente percepita non supera un determinato importo (attualmente 3.999,96 euro), degradando l’illecito a mera sanzione amministrativa.

La difesa sosteneva che il calcolo dovesse basarsi sul valore di ogni singolo bonus (pari a 500 euro annui per docente), che, essendo inferiore alla soglia, avrebbe escluso la rilevanza penale della condotta. Al contrario, l’accusa riteneva che il valore di riferimento fosse l’importo complessivo di ciascuna fattura presentata dall’esercente al Ministero per ottenere il rimborso, importo che nel caso di specie era sempre superiore alla soglia.

La Decisione della Cassazione: Un Principio di Diritto Chiaro

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la validità del sequestro e stabilendo un principio di diritto di notevole importanza pratica.

L’Analisi della Corte sul Calcolo della Soglia di Punibilità 316-ter

I giudici hanno chiarito che il reato di cui all’art. 316-ter si consuma nel momento in cui l’ente pubblico erogatore (il Ministero) dispone l’accredito dei fondi a favore di chi ne ha fatto richiesta indebita. L’azione penalmente rilevante dell’esercente non è la singola transazione con il docente, ma la presentazione della fattura alla pubblica amministrazione per ottenere il rimborso.

Di conseguenza, la condotta illecita deve essere considerata unitaria e il suo valore economico coincide con l’importo totale richiesto in ciascuna fattura. La Corte ha definito “errata” e frutto di una “indebita scomposizione” la tesi difensiva, che vorrebbe frammentare l’azione unitaria dell’esercente in tante piccole operazioni irrilevanti penalmente.

La Questione dell’Immediata Esecutività del Sequestro

La Corte ha anche respinto il secondo motivo di ricorso, relativo alla presunta non immediata esecutività dell’ordinanza di sequestro. Gli ermellini hanno ribadito l’orientamento maggioritario secondo cui la norma che sospende l’efficacia dei provvedimenti cautelari fino alla loro definitività (art. 310, comma 3, c.p.p.) è applicabile esclusivamente alle misure che incidono sulla libertà personale. Tale regola non si estende alle misure cautelari reali, come il sequestro, poiché la ratio di protezione della libertà personale non trova giustificazione in materia patrimoniale.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si fondano su una lettura logica e sistematica della norma. Il reato si perfeziona con il conseguimento del profitto illecito, che per l’esercente avviene attraverso il rimborso basato sulla fattura elettronica. È questo documento che attiva il pagamento da parte dello Stato ed è quindi il suo importo complessivo a determinare l’entità della somma indebitamente percepita. Qualsiasi altra interpretazione creerebbe un paradosso, rendendo di fatto impunibili condotte fraudolente organizzate proprio attraverso l’aggregazione di molteplici piccole operazioni.

La Corte ha inoltre specificato che l’eccezione sull’inutilizzabilità delle dichiarazioni dei dipendenti e dei docenti era inammissibile, in quanto sollevata per la prima volta in sede di legittimità e non nel precedente grado di giudizio.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale per il contrasto alle frodi ai danni dello Stato. Stabilendo che la soglia di punibilità dell’art. 316-ter c.p. va calcolata sull’importo aggregato delle fatture, la Cassazione chiude la porta a possibili strategie elusive basate sulla frammentazione delle richieste di rimborso. Questa decisione fornisce uno strumento interpretativo chiaro per le procure e i giudici, rafforzando la tutela delle finanze pubbliche contro condotte fraudolente che sfruttano bonus e contributi statali.

Ai fini della soglia di punibilità dell’art. 316-ter cod. pen., si considera il valore del singolo bonus o quello della fattura complessiva presentata dall’esercente?
La Corte di Cassazione ha stabilito che si deve valutare l’entità complessiva della somma oggetto della fattura emessa dal singolo esercente per ottenere il rimborso dallo Stato, a nulla rilevando l’importo massimo del singolo bonus utilizzato dai clienti.

Un’eccezione processuale, come l’inutilizzabilità di dichiarazioni, può essere sollevata per la prima volta in Cassazione?
No. Secondo la sentenza, tale questione è inammissibile se dedotta per la prima volta in sede di legittimità. L’onere della parte è sollevare l’eccezione nel giudizio di merito, in questo caso nel nuovo giudizio di appello cautelare seguito alla dichiarazione di incompetenza territoriale.

L’ordinanza del tribunale del riesame che dispone un sequestro preventivo su appello del Pubblico Ministero è immediatamente esecutiva?
Sì. La Corte ha confermato che la regola che differisce l’efficacia di un provvedimento cautelare alla sua definitività (art. 310, comma 3, c.p.p.) si applica esclusivamente alle misure cautelari personali e non a quelle reali, come il sequestro, che sono quindi immediatamente esecutive.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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