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Socialità detenuti 41-bis: limiti al diritto

Un detenuto sotto regime speciale ha contestato le modalità di svolgimento delle ore d’aria. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18611/2025, ha analizzato i limiti del diritto alla socialità detenuti 41-bis. Il ricorso è stato respinto, confermando che la scelta dei componenti dei gruppi di socialità rientra nel potere discrezionale dell’Amministrazione Penitenziaria per motivi di sicurezza, senza che il detenuto possa imporre le proprie preferenze. Altri motivi del ricorso sono stati dichiarati inammissibili per cessato interesse.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Socialità detenuti 41-bis: la Cassazione fissa i paletti

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 18611 del 2025, è intervenuta su un tema delicato e fondamentale nell’ambito del diritto penitenziario: la socialità detenuti 41-bis. La pronuncia chiarisce in modo netto i confini tra il diritto insopprimibile del detenuto alla socialità e il potere discrezionale dell’Amministrazione Penitenziaria nell’organizzarne le modalità, specialmente in un contesto di massima sicurezza. Il caso esaminato riguardava il ricorso di un detenuto che chiedeva di poter svolgere le ore d’aria con un gruppo di socialità diverso da quello assegnatogli.

I Fatti di Causa

Un detenuto, sottoposto al regime carcerario speciale previsto dall’art. 41-bis dell’Ordinamento Penitenziario, presentava un reclamo al Tribunale di Sorveglianza. Tra le varie lamentele, spiccava la richiesta di poter modificare la composizione del suo gruppo di socialità. Il gruppo, composto da tre persone, era di fatto spesso ridotto a due a causa dell’assenza del terzo componente, portando il ricorrente a percepire una condizione di isolamento. Chiedeva, quindi, di poter interagire con altri tre detenuti, appartenenti a un’altra sezione del medesimo carcere, ma sempre in regime 41-bis.

Il Tribunale di Sorveglianza respingeva la richiesta, portando il detenuto a proporre ricorso per Cassazione per violazione di legge, lamentando un’ingiusta compressione del suo diritto alla socialità. Altri motivi del ricorso, relativi a questioni come il divieto di acquisto di specifici alimenti o l’uso del personal computer, erano stati nel frattempo risolti o abbandonati dallo stesso ricorrente.

La discrezionalità dell’Amministrazione sulla socialità detenuti 41-bis

La Corte di Cassazione ha affrontato il nucleo della questione, distinguendo nettamente tra il diritto alla socialità e le sue modalità di esercizio. Ha preliminarmente dichiarato inammissibili i motivi del ricorso per cui era venuto meno l’interesse (la cosiddetta ‘sopravvenuta carenza di interesse’), concentrandosi poi sul tema centrale.

Il Collegio ha stabilito che la formazione dei gruppi di socialità per i detenuti in regime di 41-bis rientra pienamente nei poteri discrezionali dell’Amministrazione Penitenziaria. Questa discrezionalità non è arbitraria, ma è funzionale a garantire la sicurezza e a prevenire contatti indesiderati tra esponenti di diverse organizzazioni criminali, anche se provenienti da aree geografiche differenti. Il diritto del detenuto a fruire della socialità è garantito, ma non si estende alla facoltà di scegliere i propri compagni.

Le Motivazioni della Decisione

I giudici di legittimità hanno motivato la loro decisione rigettando il ricorso sulla base di principi chiari. In primo luogo, hanno sottolineato che il ricorso avverso le decisioni del Tribunale di Sorveglianza in materia di reclami ex art. 35-bis Ord. Pen. è consentito solo per violazione di legge, escludendo quindi censure sulla motivazione.

Nel merito, la Corte ha spiegato che l’Amministrazione Penitenziaria non ha l’obbligo di formare gruppi composti da un numero predeterminato di persone. La normativa indica un massimo di quattro detenuti, ma non un minimo. Pertanto, un gruppo composto anche solo da due persone è legittimo. La pretesa del detenuto di scegliere con chi socializzare o di imporre la formazione di gruppi più ampi è stata ritenuta infondata, poiché la valutazione delle compatibilità e dei rischi per la sicurezza spetta esclusivamente all’Amministrazione.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: nel bilanciamento tra i diritti dei detenuti e le esigenze di sicurezza, soprattutto in contesti di alta pericolosità come il regime 41-bis, l’Amministrazione Penitenziaria gode di un’ampia discrezionalità gestionale. Se da un lato il diritto alla socialità deve essere sempre garantito per non violare il senso di umanità della pena (art. 27 Cost.), dall’altro le sue modalità concrete di attuazione sono subordinate a valutazioni di sicurezza che il singolo detenuto non può contestare nel merito. La decisione conferma che il diritto alla socialità detenuti 41-bis non si traduce in un diritto a scegliere la composizione del proprio gruppo di interazione.

Un detenuto in regime 41-bis può scegliere con chi svolgere le ore di socialità?
No. La sentenza stabilisce che la facoltà di stabilire la formazione dei gruppi di socialità rientra nei poteri discrezionali dell’Amministrazione Penitenziaria per evidenti ragioni di sicurezza e non può essere rimessa alla scelta del detenuto.

L’Amministrazione Penitenziaria è obbligata a formare gruppi di socialità composti da un numero specifico di detenuti?
No. La Corte chiarisce che il gruppo di socialità, nel caso di specie, è legittimamente composto anche da soli due detenuti. La normativa prevede un massimo, non un numero fisso, lasciando la decisione all’Amministrazione.

Cosa succede se un detenuto rinuncia ad alcuni motivi del suo ricorso o se le questioni vengono risolte prima della decisione?
In questi casi, il ricorso viene dichiarato inammissibile per ‘sopravvenuta carenza di interesse’ relativamente a quei specifici motivi, poiché non vi è più una questione controversa su cui la Corte debba pronunciarsi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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