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Smaltimento illecito di rifiuti: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto condannato per smaltimento illecito di rifiuti. La decisione si fonda sul carattere puramente fattuale dei motivi di ricorso, sulla congruità della pena inflitta e sulla mancata richiesta di applicazione delle pene sostitutive previste dalla Riforma Cartabia durante il giudizio d’appello. La Corte ha inoltre respinto la doglianza sulla confisca del veicolo, poiché l’imputato non ne era il proprietario.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Smaltimento illecito di rifiuti: la Cassazione chiarisce i limiti del ricorso

L’ordinanza n. 6441/2024 della Corte di Cassazione offre importanti spunti di riflessione in materia di smaltimento illecito di rifiuti, delineando con precisione i confini del ricorso per cassazione e le condizioni per accedere ai benefici della Riforma Cartabia. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, confermando la sua condanna e fornendo chiarimenti su aspetti procedurali e sostanziali di grande rilevanza pratica.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un soggetto condannato in primo grado dal Tribunale e in appello dalla Corte d’Appello per il reato di cui all’art. 256 del D.Lgs. 152/2006. Nello specifico, gli era stata contestata un’attività continuativa e non autorizzata di trasporto e smaltimento di rifiuti per conto di terzi, tipicamente derivanti da operazioni di svuotamento di cantine. L’imputato, utilizzando un veicolo intestato a un suo familiare, abbandonava i rifiuti in aree e strade del territorio comunale. Contro la sentenza di secondo grado, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso e lo smaltimento illecito di rifiuti

Il ricorrente basava la sua impugnazione su due principali motivi:
1. Una critica all’accertamento della sua responsabilità penale.
2. Una contestazione del trattamento sanzionatorio ricevuto, ritenuto eccessivo.

Inoltre, veniva sollevata una specifica doglianza relativa alla confisca del veicolo utilizzato per commettere il reato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato punto per punto i motivi del ricorso, dichiarandolo integralmente inammissibile sulla base di un’articolata motivazione.

Inammissibilità delle Censure sulla Responsabilità

Il primo motivo, relativo alla colpevolezza, è stato giudicato di natura puramente fattuale. La Corte ha ricordato che il giudizio di legittimità non consente un riesame del merito della vicenda o una nuova valutazione delle prove. I giudici delle precedenti istanze avevano accertato, sulla base delle indagini di polizia giudiziaria, l’attività illecita dell’imputato, e il ricorso non si confrontava adeguatamente con le motivazioni della sentenza impugnata, limitandosi a riproporre una diversa lettura dei fatti.

Congruità della Pena e Mancata Applicazione di Benefici

Anche il secondo motivo è stato respinto. La pena di quattro mesi di arresto è stata considerata congruamente motivata. La Corte ha confermato la correttezza del diniego di un’attenuante specifica (art. 62, n. 6 c.p.) per mancanza del relativo presupposto. Allo stesso modo, il diniego dell’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) è stato ritenuto giustificato dalla reiterazione della condotta criminosa e dalla non trascurabile lesione degli interessi ambientali tutelati dalla norma.

La Questione delle Pene Sostitutive della Riforma Cartabia

Un passaggio cruciale dell’ordinanza riguarda le pene sostitutive. La Corte ha rilevato che, nonostante la possibilità offerta dalla disciplina transitoria della Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022), né nell’atto di appello né nelle conclusioni scritte il difensore aveva chiesto l’applicazione di tali pene. Citando un precedente consolidato, la Cassazione ha ribadito che, affinché il giudice d’appello possa pronunciarsi sull’applicabilità delle nuove sanzioni, è necessaria una richiesta esplicita dell’imputato, da formulare al più tardi durante l’udienza di discussione. In assenza di tale richiesta, il giudice non è tenuto a valutare d’ufficio tale possibilità.

Rigetto della Doglianza sulla Confisca

Infine, la Corte ha liquidato la lamentela sulla confisca del veicolo come priva di consistenza. Il ricorrente, non essendo il proprietario del mezzo, non aveva alcun diritto alla sua restituzione, e quindi mancava di legittimazione a sollevare la questione.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida alcuni principi fondamentali in tema di processo penale e reati ambientali. In primo luogo, riafferma la natura del giudizio di cassazione come controllo di legittimità e non come terzo grado di merito. In secondo luogo, sottolinea la necessità di un ruolo attivo della difesa per poter beneficiare delle innovazioni normative, come le pene sostitutive della Riforma Cartabia, che richiedono un’istanza di parte. Infine, chiarisce che le doglianze relative a beni confiscati possono essere sollevate solo da chi vanta un titolo di proprietà su di essi. Per l’imputato, la declaratoria di inammissibilità ha comportato non solo la conferma della condanna, ma anche il pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma alla Cassa delle ammende.

È possibile contestare la ricostruzione dei fatti davanti alla Corte di Cassazione?
No, la sentenza ribadisce che il ricorso per cassazione non può basarsi su censure meramente fattuali, in quanto la valutazione delle prove e la ricostruzione dei fatti sono di competenza esclusiva dei giudici di primo e secondo grado.

Per ottenere le pene sostitutive previste dalla Riforma Cartabia è sufficiente che sussistano i presupposti di legge?
No, la Corte chiarisce che è indispensabile una richiesta esplicita da parte dell’imputato o del suo difensore, da formulare al più tardi durante l’udienza di discussione in appello. In assenza di tale istanza, il giudice non è tenuto a valutarne l’applicazione.

Può l’utilizzatore di un veicolo chiederne la restituzione dopo una confisca se non ne è il proprietario?
No, la Corte ha stabilito che il ricorrente non ha diritto alla restituzione del veicolo confiscato e utilizzato per il reato, poiché non ne risulta essere il legittimo proprietario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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