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SKY Ecc: Usabilità delle chat intercettate all’estero

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un indagato per traffico internazionale di stupefacenti, confermando la legittimità dell’uso delle conversazioni sulla piattaforma SKY Ecc. La sentenza stabilisce che le prove, acquisite dalla Francia tramite Ordine Europeo di Indagine, sono pienamente utilizzabili nel procedimento italiano, seguendo i principi enunciati dalle Sezioni Unite e dalla Corte di Giustizia Europea.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

SKY Ecc: La Cassazione Sancisce l’Usabilità delle Chat Cifrate Ottenute dall’Estero

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 43766 del 2024, ha affrontato una questione di cruciale importanza nel panorama della procedura penale moderna: l’utilizzabilità delle prove acquisite da sistemi di comunicazione cifrata come SKY Ecc. La pronuncia si inserisce nel solco tracciato da recenti decisioni delle Sezioni Unite e della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, consolidando un orientamento favorevole all’acquisizione e all’uso di tali elementi probatori ottenuti tramite cooperazione giudiziaria internazionale.

I Fatti del Caso: Traffico Internazionale e Prove Digitali

Il caso nasce dal ricorso di un individuo sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere, in quanto gravemente indiziato di essere promotore, dirigente e finanziatore di un’associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. L’impianto accusatorio si basava in modo significativo su elementi probatori derivanti da conversazioni intercorse su una piattaforma di comunicazione criptata, acquisite dalle autorità giudiziarie francesi e successivamente trasmesse all’Italia tramite un Ordine Europeo di Indagine (o.e.i.).

La difesa ha impugnato l’ordinanza del Tribunale del riesame, sollevando dubbi sulla legittimità di tale acquisizione probatoria.

I Motivi del Ricorso: Due Questioni Cruciali

L’indagato ha articolato il suo ricorso per cassazione su due motivi principali, che toccano temi centrali della cooperazione giudiziaria e dei diritti della difesa.

La Connessione con un Procedimento Estero

Con un primo motivo, ritenuto inammissibile per genericità dalla Corte, la difesa lamentava una violazione di legge legata a una precedente detenzione subita in Belgio per fatti asseritamente connessi, chiedendo una retrodatazione dei termini di custodia cautelare. La Corte ha ribadito che spetta alla parte che invoca tale principio fornire la prova di una connessione qualificata tra i due procedimenti.

L’Utilizzabilità delle Prove da Chat SKY Ecc

Il secondo motivo, cuore della controversia, contestava la violazione delle norme processuali sull’utilizzabilità del contenuto dei dati intercettati tramite la piattaforma SKY Ecc. La difesa sosteneva che si trattasse di captazioni compiute in violazione delle norme interne italiane, e quindi inutilizzabili. Si contestava, in sostanza, che l’acquisizione di questi dati non avesse seguito le garanzie previste dal codice di procedura penale italiano per le intercettazioni.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’uso di SKY Ecc

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. La decisione si fonda sui principi consolidati dalle Sezioni Unite nelle sentenze “Giorgi” e “Gjuzi” del 2024, che hanno già ampiamente trattato il tema delle prove digitali acquisite tramite o.e.i.

La Corte ha chiarito che non si tratta di intercettazioni disposte dall’autorità italiana, ma dell’acquisizione di prove già formate e disponibili presso un altro Stato membro. In questo scenario, lo strumento corretto è l’Ordine Europeo di Indagine, che può essere emesso dal pubblico ministero senza una preventiva autorizzazione del giudice italiano. La disciplina di riferimento non è quella dell’art. 234-bis c.p.p. (acquisizione diretta di documenti informatici), bensì quella sulla circolazione delle prove nel processo penale.

Il Principio del Mutuo Riconoscimento

Un punto cardine della sentenza è il richiamo al principio del mutuo riconoscimento e della presunzione di legalità degli atti compiuti dalle autorità giudiziarie di altri Stati membri. Salvo la prova di una palese violazione dei diritti fondamentali, l’autorità italiana non può sindacare la regolarità del procedimento con cui la prova è stata originariamente raccolta nello Stato di esecuzione (in questo caso, la Francia). L’onere di allegare e dimostrare tale violazione grava sulla difesa, che non può limitarsi a contestazioni generiche.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che le deduzioni della difesa erano astratte e non in grado di superare la presunzione di legittimità degli atti compiuti all’estero. In particolare, non era stata avanzata alcuna istanza specifica allo Stato di esecuzione per accedere agli atti autorizzativi originari. La Suprema Corte ha ribadito che, secondo la giurisprudenza della Corte di Giustizia UE (caso “EncroChat”), la regolarità della raccolta della prova è di competenza dello Stato che l’ha eseguita. Allo Stato di emissione dell’o.e.i. (l’Italia) spetta invece il compito di garantire il diritto a un giusto processo e il contraddittorio sulla prova una volta che questa è entrata nel procedimento nazionale. La semplice indisponibilità dell’algoritmo di decriptazione, ad esempio, non costituisce di per sé una violazione dei diritti fondamentali, se non vengono allegati specifici elementi che mettano in dubbio l’affidabilità del contenuto decifrato.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un orientamento ormai granitico in materia di prove digitali acquisite in ambito europeo. Le conversazioni su piattaforme cifrate come SKY Ecc, se ottenute tramite Ordine Europeo di Indagine, sono pienamente utilizzabili nei processi italiani. Per la difesa, ciò significa che le contestazioni sull’inutilizzabilità devono essere supportate da allegazioni specifiche e concrete, volte a dimostrare una manifesta violazione dei diritti fondamentali avvenuta nello Stato estero, superando la forte presunzione di conformità al diritto dell’Unione. Il focus del contraddittorio si sposta quindi dalla fase di ammissione della prova alla sua valutazione nel merito, nell’ambito del giusto processo garantito dall’ordinamento italiano.

È possibile utilizzare in un processo italiano le intercettazioni di chat SKY Ecc effettuate in un altro Stato UE e trasmesse tramite Ordine Europeo di Indagine?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che tali prove sono utilizzabili. Si tratta dell’acquisizione di risultati di intercettazioni già eseguite all’estero, e non di nuove intercettazioni disposte dall’Italia.

L’acquisizione di prove come le chat SKY Ecc dall’estero richiede un’autorizzazione preventiva del giudice italiano?
No. Quando si tratta di prove già esistenti e in possesso delle autorità di un altro Stato membro, il pubblico ministero italiano può richiederle direttamente tramite un Ordine Europeo di Indagine, senza necessità di un’autorizzazione preventiva del giudice per le indagini preliminari.

A chi spetta l’onere di provare una violazione dei diritti fondamentali nella raccolta delle prove all’estero?
L’onere di allegare e provare il fatto da cui dipende l’eventuale violazione dei diritti fondamentali grava sulla difesa. Non sono sufficienti contestazioni generiche, ma è necessario superare la presunzione di conformità degli atti compiuti dalle autorità di un altro Stato membro dell’Unione Europea.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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