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Sicurezza sul lavoro: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un datore di lavoro condannato per violazioni in materia di sicurezza sul lavoro (ponteggi inadeguati, piano di sicurezza incompleto). La Corte ribadisce che il ricorso per cassazione non può limitarsi a una contestazione dei fatti, ma deve basarsi su specifici vizi di legge o di motivazione, confermando la condanna al pagamento di un’ammenda.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sicurezza sul lavoro: la Cassazione ribadisce i limiti del ricorso

La sicurezza sul lavoro rappresenta un pilastro fondamentale del nostro ordinamento, a tutela della salute e dell’integrità dei lavoratori. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sui limiti e le modalità con cui è possibile impugnare le condanne per violazioni in questo delicato settore. Il caso in esame riguarda un datore di lavoro condannato al pagamento di un’ammenda per non aver adottato adeguate misure di prevenzione in un cantiere. La Suprema Corte ha dichiarato il suo ricorso inammissibile, delineando principi procedurali di grande rilevanza pratica.

I fatti di causa e la condanna in primo grado

Il Tribunale di Larino aveva condannato un imprenditore al pagamento di un’ammenda di 3.500,00 euro per una serie di violazioni del D.Lgs. 81/2008, il Testo Unico sulla Sicurezza. Le contestazioni erano precise e gravi:

a) Omissione di adeguate impalcature, ponteggi o altre precauzioni per eliminare i pericoli di caduta dall’alto.
b) Redazione di un Piano Operativo di Sicurezza (POS) incompleto, poiché non includeva tutte le fasi lavorative, in particolare l’allestimento delle opere provvisionali.
c) Mancata predisposizione, da parte di una persona competente, del piano di montaggio, uso e smontaggio (PiMUS) dei ponteggi.

In sostanza, il datore di lavoro era stato ritenuto responsabile per aver creato un ambiente di lavoro pericoloso, trascurando normative essenziali per la prevenzione degli infortuni nei lavori in quota.

L’iter processuale e le ragioni dell’inammissibilità del ricorso

L’imprenditore, tramite il suo difensore, aveva inizialmente proposto appello contro la sentenza. Tuttavia, la legge (art. 593, comma 3, c.p.p.) stabilisce che le sentenze che condannano alla sola pena dell’ammenda non sono appellabili, ma possono essere impugnate direttamente con ricorso per cassazione. La Corte d’Appello, correttamente, ha quindi trasmesso gli atti alla Suprema Corte.

Le doglianze del ricorrente si concentravano sulla presunta insussistenza dei fatti, sulla non configurabilità dei reati e, in subordine, sulla richiesta di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). La difesa, in pratica, chiedeva ai giudici di legittimità una nuova valutazione delle prove e delle circostanze di fatto, sostenendo che il proprio assistito non fosse responsabile.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per diverse ragioni, tutte riconducibili a un principio cardine del nostro sistema processuale. Il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti; il suo scopo è verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata.

I giudici hanno evidenziato che le censure del ricorrente erano generiche e si limitavano a riproporre le stesse argomentazioni già respinte dal giudice di merito, senza un confronto specifico e critico con la motivazione della sentenza. Invece di segnalare un errore di diritto o un vizio logico manifesto, la difesa chiedeva alla Corte di sostituire la propria valutazione a quella del Tribunale, un’operazione non consentita in sede di legittimità.

La sentenza del Tribunale, al contrario, è stata ritenuta correttamente motivata. Si basava su risultanze istruttorie chiare: le violazioni erano state direttamente riscontrate durante un’ispezione, le misure di sicurezza erano oggettivamente inadeguate e i piani di sicurezza necessari erano incompleti o mancanti. La Corte ha inoltre sottolineato come la richiesta di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto fosse stata correttamente respinta, data la presenza di violazioni ripetute e di non modesta gravità.

Le conclusioni

La pronuncia conferma un orientamento consolidato: l’impugnazione in Cassazione deve essere tecnicamente rigorosa e focalizzata su questioni di diritto. Non è sufficiente contestare genericamente la ricostruzione dei fatti operata dal giudice di merito. Per i datori di lavoro, questa sentenza rappresenta un monito: le normative sulla sicurezza sul lavoro devono essere scrupolosamente rispettate e, in caso di contenzioso, la difesa deve basarsi su argomentazioni giuridiche solide e pertinenti. Le semplici affermazioni di non responsabilità, se non supportate da vizi procedurali o errate applicazioni della legge, non troveranno accoglimento davanti alla Suprema Corte, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria aggiuntiva.

È possibile appellare una sentenza penale che condanna al pagamento della sola ammenda?
No, la sentenza è inappellabile. Secondo l’art. 593, comma 3, del codice di procedura penale, le sentenze che applicano la sola pena dell’ammenda possono essere impugnate unicamente con ricorso per cassazione.

Per quale motivo la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’imprenditore?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure proposte non riguardavano violazioni di legge o vizi di motivazione, ma chiedevano una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa alla Corte di Cassazione. Inoltre, i motivi erano generici e non si confrontavano specificamente con le argomentazioni della sentenza impugnata.

Si può invocare la non punibilità per particolare tenuità del fatto in caso di violazioni multiple sulla sicurezza sul lavoro?
Nel caso di specie, la Corte ha confermato la decisione del giudice di merito che ha escluso la causa di non punibilità (art. 131-bis c.p.) a causa della presenza di violazioni ripetute e caratterizzate da una non modesta gravità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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