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Sicurezza sul lavoro: la Cassazione su datori assenti

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una datrice di lavoro e di una custode giudiziaria. La prima è condannata per omissione di misure di sicurezza sul lavoro in un immobile adibito a dormitorio, la seconda per violazione di sigilli. La Corte sottolinea l’irrilevanza dell’assenza del datore dal territorio nazionale in mancanza di una delega di funzioni e la presunzione di colpa della custode per l’omessa vigilanza.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Sicurezza sul lavoro e responsabilità penale: cosa succede se il datore di lavoro è all’estero?

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce i principi fondamentali in materia di sicurezza sul lavoro, chiarendo che l’assenza del datore di lavoro dal territorio nazionale non è di per sé una scusante per eludere le proprie responsabilità penali. Il caso analizzato offre spunti cruciali sulla posizione di garanzia del datore di lavoro e sulla responsabilità del custode giudiziario in caso di violazione di sigilli.

Il Caso: Lavoro e Dormitorio in Condizioni Pericolose

Il Tribunale di Prato prima, e la Corte d’Appello di Firenze poi, avevano condannato due persone in relazione alla gestione di un immobile. La prima, titolare di una ditta individuale di confezioni, era stata ritenuta penalmente responsabile, in qualità di datrice di lavoro, per aver omesso di predisporre le necessarie misure di prevenzione contro infortuni e incendi. L’immobile, formalmente una civile abitazione, era stato trasformato in un luogo di lavoro e dormitorio per i dipendenti, privo di presidi antincendio, primo soccorso e con un impianto elettrico inadeguato e pericoloso.

La seconda imputata, nominata custode giudiziario dell’immobile dopo un primo sequestro, era stata condannata per non aver vigilato sull’integrità del bene, permettendo la violazione dei sigilli e la sottrazione di alcuni macchinari.

La Difesa degli Imputati: Assenza e Mancanza di Prove

Entrambe le imputate hanno presentato ricorso in Cassazione. La difesa della datrice di lavoro si fondava principalmente sulla sua presunta assenza dal territorio nazionale, che, a suo dire, le avrebbe impedito di controllare l’immobile e di adempiere agli obblighi in materia di sicurezza.

La custode, invece, contestava la sua responsabilità per la violazione dei sigilli, sostenendo che le modifiche all’immobile fossero precedenti al suo incarico e che i macchinari asportati non fossero inclusi nel vincolo del sequestro.

L’Inammissibilità del Ricorso e la Sicurezza sul Lavoro

La Corte di Cassazione ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, ritenendoli generici e non in grado di scalfire la coerenza delle sentenze di merito. La decisione si basa su principi giuridici consolidati.

La Responsabilità del Datore di Lavoro Assente

Per quanto riguarda la datrice di lavoro, i giudici hanno stabilito che la semplice affermazione di essere all’estero, peraltro non provata in modo specifico, è irrilevante. La posizione di garante della sicurezza sul lavoro non viene meno con la lontananza fisica. Per liberarsi da tale responsabilità, il datore di lavoro avrebbe dovuto dimostrare di aver validamente delegato le sue funzioni a un altro soggetto qualificato. In assenza di una delega, la sua condizione di irreperibilità è stata interpretata come un colpevole disinteresse verso le sorti dell’immobile e la sicurezza dei lavoratori.

La Colpa della Custode Giudiziaria

Anche le argomentazioni della custode sono state respinte. La Corte ha evidenziato come la violazione dei sigilli fosse un fatto accertato e non contestato. La sua responsabilità deriva da una condotta colposamente omissiva: non aver vigilato adeguatamente sull’immobile. Il lasso di tempo trascorso tra il primo accesso e il secondo, quando è stata scoperta l’effrazione, è stato considerato sufficientemente lungo da inferire un disinteresse prolungato, incompatibile con i doveri di custodia.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte Suprema ha ribadito che l’impugnazione è inammissibile quando si limita a riproporre le stesse argomentazioni già esaminate e respinte nei precedenti gradi di giudizio, senza sollevare critiche specifiche e pertinenti alla decisione impugnata. Nel merito, la responsabilità per il reato di omissione di cautele contro infortuni sul lavoro (art. 451 c.p.) è di pericolo: non è necessario che l’infortunio o l’incendio si verifichi, ma è sufficiente la creazione di una situazione potenzialmente dannosa per un numero indeterminato di persone. La trasformazione di un’abitazione in un dormitorio-laboratorio abusivo e insicuro integra pienamente questa fattispecie.

Per il reato di violazione di sigilli (art. 335 c.p.), la Corte ha chiarito che la responsabilità del custode può essere affermata anche sulla base di elementi logici e indiziari, presumendo che il reato si sia consumato al momento dell’accertamento, salvo prova contraria rigorosa che l’imputato ha l’onere di fornire.

Conclusioni: Un Monito per Datori di Lavoro e Custodi

La sentenza rappresenta un importante monito. Per i datori di lavoro, sottolinea che gli obblighi in materia di sicurezza sul lavoro sono inderogabili e non possono essere elusi con la semplice assenza fisica. La gestione della sicurezza richiede un impegno attivo e, in caso di impossibilità, una formale e valida delega di funzioni. Per i custodi giudiziari, la pronuncia riafferma la serietà dell’incarico ricevuto, che impone un dovere di vigilanza attiva e costante, la cui omissione colposa può portare a gravi conseguenze penali.

Un datore di lavoro può evitare la responsabilità per violazioni della sicurezza sul lavoro sostenendo di essere all’estero?
No. Secondo la sentenza, la semplice assenza dal territorio nazionale non è sufficiente a escludere la responsabilità penale. Il datore di lavoro, in quanto titolare di una posizione di garanzia, può liberarsi dai suoi obblighi solo attraverso una valida e specifica delega di funzioni a un altro soggetto qualificato. In mancanza, la sua assenza può essere interpretata come un negligente disinteresse.

In cosa consiste il reato di omissione di cautele contro infortuni sul lavoro (art. 451 c.p.)?
È un reato di pericolo che punisce le condotte omissive, come la mancata installazione di presidi antincendio e di sicurezza, che creano un potenziale pregiudizio per l’integrità e la salute dei lavoratori. Per la sua configurazione non è necessario che l’infortunio si verifichi, ma è sufficiente aver creato una situazione di rischio per un numero indeterminato di persone.

Come viene determinata la responsabilità del custode giudiziario per la violazione dei sigilli?
La responsabilità del custode può derivare da una condotta colposamente omissiva, ossia dalla mancata vigilanza sull’integrità del bene sequestrato. La Corte ha stabilito che la colpa può essere desunta con rigore logico dal disinteresse dimostrato per un lasso di tempo apprezzabile, e il momento del reato può essere presuntivamente fatto coincidere con quello dell’accertamento, a meno che l’imputato non fornisca una prova rigorosa del contrario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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