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Sfregio permanente: quando è aggravante? La Cassazione

La Corte di Cassazione si pronuncia sul reato di lesioni gravissime, chiarendo la nozione di sfregio permanente. Nel caso esaminato, un uomo era stato condannato per tentata rapina e lesioni per aver colpito la vittima al volto con una bottiglia, lasciandole una cicatrice. La difesa sosteneva che la cicatrice, essendo lieve e rimovibile chirurgicamente, non integrasse l’aggravante. La Corte ha respinto questa tesi, ribadendo che lo sfregio permanente sussiste ogni volta che vi è un’alterazione irreversibile dell’armonia del viso, indipendentemente dalla possibilità di un intervento correttivo. Tuttavia, ha annullato la sentenza con rinvio per omessa motivazione su un’altra circostanza attenuante.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sfregio permanente: quando è aggravante? La Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29960/2024, torna a pronunciarsi su un tema delicato: la configurabilità dell’aggravante dello sfregio permanente nel reato di lesioni personali. La pronuncia offre importanti chiarimenti sulla valutazione del danno estetico, anche quando questo potrebbe essere eliminato tramite chirurgia, e sulle conseguenze processuali della mancata risposta del giudice d’appello a uno specifico motivo di ricorso. Analizziamo insieme i dettagli di questa interessante decisione.

I fatti del processo: dalla richiesta di denaro all’aggressione

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale e confermata in Appello nei confronti di un uomo, accusato di tentata rapina impropria aggravata e lesioni personali gravissime. Secondo la ricostruzione dei giudici di merito, l’imputato, dopo aver tentato di sottrarre del denaro alla vittima, l’aveva colpita al volto con una bottiglia, causandole una ferita profonda che aveva lasciato una cicatrice permanente. La condanna era stata di quattro anni di reclusione, oltre a una multa e pene accessorie.

I motivi del ricorso in Cassazione

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, articolando diverse censure. In sintesi, la difesa contestava:

1. La mancata riqualificazione delle lesioni in un’ipotesi di eccesso colposo in legittima difesa, sostenendo che la vittima avesse avuto un atteggiamento aggressivo.
2. La valutazione di attendibilità della persona offesa e la stessa sussistenza della tentata rapina.
3. L’applicazione dell’aggravante dello sfregio permanente, poiché la cicatrice era, a dire della difesa, lieve, quasi impercettibile e comunque eliminabile con un intervento di chirurgia laser.
4. La mancata concessione dell’attenuante del danno di speciale tenuità per la tentata rapina, dato l’esiguo importo di denaro richiesto.

La nozione di sfregio permanente secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato i primi tre motivi, soffermandosi in particolare sulla nozione di sfregio permanente. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato nella loro giurisprudenza: l’aggravante dello sfregio permanente del viso si configura in presenza di qualsiasi nocumento che, senza raggiungere il livello più grave della deformazione, comporti un “turbamento irreversibile dell’armonia e dell’euritmia delle linee del viso”.

Il punto cruciale è che tale valutazione deve essere condotta dal punto di vista di un “osservatore comune, di gusto normale e di media sensibilità”. La Corte ha sottolineato che, ai fini della configurabilità dell’aggravante, è del tutto irrilevante la possibilità di eliminare o attenuare il danno estetico tramite speciali trattamenti di chirurgia facciale. La valutazione va fatta allo stato degli atti, considerando il danno come si presenta.

La decisione della Corte: annullamento parziale con rinvio

Se da un lato la Corte ha confermato la correttezza della valutazione sullo sfregio permanente, dall’altro ha accolto il quarto motivo di ricorso, ritenendolo fondato.

Le motivazioni

I giudici di legittimità hanno rilevato che la Corte d’Appello aveva completamente omesso di pronunciarsi sulla richiesta di applicazione dell’attenuante del danno di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.) per il reato di tentata rapina. Tale richiesta era stata specificamente avanzata nell’atto di appello, ma la sentenza impugnata non ne faceva menzione, né implicitamente né esplicitamente. Questa omissione costituisce un vizio di motivazione che impone l’annullamento della sentenza sul punto.

Per quanto riguarda gli altri motivi, la Cassazione li ha dichiarati inammissibili, in quanto tendevano a una rivalutazione dei fatti e dell’attendibilità delle prove, operazione preclusa in sede di legittimità. La Corte ha inoltre confermato la corretta qualificazione giuridica dei fatti come tentata rapina impropria e lesioni aggravate, basata sulle testimonianze e sui referti medici.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente alla valutazione sulla circostanza attenuante ex art. 62 n. 4 c.p. per il reato di tentata rapina, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello di Genova per un nuovo giudizio su questo specifico punto. Ha invece dichiarato inammissibile il resto del ricorso, rendendo così definitiva l’affermazione di responsabilità dell’imputato per i reati contestati.

Una cicatrice sul viso che può essere rimossa con la chirurgia plastica costituisce l’aggravante dello sfregio permanente?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la possibilità di eliminare o attenuare il danno fisionomico con trattamenti di chirurgia facciale è irrilevante. L’aggravante sussiste se vi è un’alterazione irreversibile dell’armonia del viso, valutata dal punto di vista di un osservatore comune.

Cosa succede se il giudice d’appello omette di rispondere a uno specifico motivo sollevato dalla difesa?
Questa omissione configura un vizio di ‘omessa motivazione’. Come avvenuto in questo caso, ciò comporta l’annullamento della sentenza limitatamente al punto non trattato, con rinvio a un altro giudice per una nuova valutazione su quella specifica questione.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare la credibilità di un testimone?
No. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito non è rivalutare le prove o la credibilità dei testimoni, ma verificare che le motivazioni dei giudici dei gradi precedenti siano logiche, non contraddittorie e conformi alla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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