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Servizio pubblico: anche la mensa universitaria lo è

La Corte di Cassazione ha stabilito che il servizio di mensa universitaria, anche se gestito da una società privata, costituisce un servizio pubblico. La sentenza analizza il caso di alcuni manifestanti accusati di interruzione di servizio pubblico e altri reati durante una protesta. Sebbene il principio giuridico sia stato confermato, i reati specifici sono stati dichiarati estinti per prescrizione. La Corte ha sottolineato che per qualificare un’attività come servizio pubblico conta la sua finalità di interesse collettivo e la sua regolamentazione da parte del diritto pubblico, non la natura pubblica o privata del gestore.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

La Mensa Universitaria è un Servizio Pubblico? La Cassazione Risponde

La qualificazione di un’attività come servizio pubblico ha implicazioni penali significative, come dimostra una recente sentenza della Corte di Cassazione. Il caso, nato da una protesta studentesca, ha portato i giudici a chiarire che anche un servizio di mensa universitaria, seppur appaltato a una società privata, rientra a pieno titolo in questa categoria. Analizziamo insieme i fatti e le motivazioni di questa importante decisione.

I Fatti: Protesta e Accuse Penali

La vicenda processuale ha origine da una serie di manifestazioni organizzate da un collettivo studentesco presso la mensa di un’importante università italiana. La protesta era diretta contro l’aumento del costo dei pasti. Durante queste manifestazioni, alcuni attivisti avrebbero impedito l’accesso alla mensa ad altri studenti, sbarrando i varchi e creando un ‘picchettaggio ostruzionistico’.

Queste azioni hanno portato a procedimenti penali per diversi reati, tra cui:
– Interruzione di pubblico servizio (art. 340 c.p.)
– Violenza privata (art. 610 c.p.)
– Resistenza aggravata a pubblico ufficiale (art. 339 c.p.)
– Danneggiamento (art. 635 c.p.)

Dopo la condanna in primo e secondo grado, gli imputati hanno presentato ricorso in Cassazione, contestando in particolare la qualificazione della mensa universitaria come servizio pubblico.

La questione giuridica del servizio pubblico

Il punto centrale della difesa era che il servizio di ristorazione, essendo gestito da una società per azioni privata, dovesse essere considerato un’attività di natura privatistica e non un servizio pubblico. Di conseguenza, secondo i ricorrenti, non poteva configurarsi il reato di interruzione di pubblico servizio.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato questa tesi, confermando un principio fondamentale: per definire un’attività come servizio pubblico non rileva la natura giuridica del gestore (pubblico o privato), ma la funzione dell’attività stessa. Nonostante questa importante affermazione di principio, la Corte ha poi annullato senza rinvio le condanne per interruzione di servizio pubblico, violenza privata e danneggiamento, dichiarando i reati estinti per prescrizione. Le condanne per resistenza a pubblico ufficiale sono state invece confermate per alcuni imputati.

Analisi delle altre accuse e della prescrizione

Per i reati di violenza privata e danneggiamento, la Corte ha rilevato una motivazione carente da parte dei giudici di merito nel dimostrare il contributo causale di ciascun imputato all’azione collettiva. Tuttavia, l’intervento della prescrizione ha impedito un nuovo giudizio, portando all’estinzione dei reati. Per quanto riguarda la resistenza, la Corte ha ritenuto infondata la tesi della reazione ad un atto arbitrario della polizia, stabilendo che le azioni degli imputati avevano preceduto e causato la reazione delle forze dell’ordine.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha spiegato che, ai sensi dell’art. 358 del codice penale, la nozione di servizio pubblico si basa su un ‘criterio oggettivo-funzionale’. Ciò significa che un’attività è pubblica se è disciplinata da norme di diritto pubblico e persegue finalità di interesse collettivo. Nel caso specifico, il servizio di mensa universitaria:

1. Trova fonte in una legge regionale che regola il diritto allo studio.
2. È strettamente connesso con la didattica e il diritto costituzionalmente garantito allo studio (art. 3, 34 e 117 Cost.).
3. È un servizio la cui erogazione è controllata da enti pubblici, con un regime dei prezzi ‘amministrato’ e tariffe agevolate per le categorie protette.

Pertanto, anche se l’erogazione materiale è affidata a un’impresa privata, la natura pubblicistica dell’interesse perseguito e della regolamentazione lo qualifica inequivocabilmente come un servizio pubblico.

Conclusioni: Implicazioni della Pronuncia

Questa sentenza offre due importanti spunti di riflessione. In primo luogo, consolida un’interpretazione moderna e funzionale della nozione di servizio pubblico, estendendola a tutte quelle attività che, pur esternalizzate a privati, rimangono intrinsecamente legate a un interesse della collettività e sono soggette a una regolamentazione pubblicistica. In secondo luogo, evidenzia come, anche in contesti di azioni collettive, sia onere dell’accusa provare il contributo specifico e individuale di ciascun partecipante, non potendosi basare su una generica responsabilità di gruppo. Infine, il caso dimostra ancora una volta l’impatto della prescrizione sull’esito dei processi penali, che può portare all’estinzione dei reati anche quando i principi di diritto sono confermati.

Un servizio gestito da una società privata può essere considerato un ‘servizio pubblico’ ai fini della legge penale?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la qualifica di servizio pubblico dipende dalla natura dell’attività e dalla sua regolamentazione, non dal soggetto che la gestisce. Se un’attività è disciplinata da norme di diritto pubblico e persegue un interesse collettivo (come il diritto allo studio nel caso della mensa universitaria), è considerata un servizio pubblico anche se erogata da un privato.

Quando la resistenza a un pubblico ufficiale è giustificata come reazione ad un atto arbitrario?
La resistenza è giustificata solo se costituisce una reazione a un’azione palesemente illegittima e arbitraria del pubblico ufficiale. Nel caso di specie, la Corte ha stabilito che la resistenza dei manifestanti non era una reazione, ma l’azione che ha preceduto e provocato la carica di alleggerimento della polizia, escludendo quindi la causa di giustificazione.

Cosa succede se un reato si prescrive durante il processo in Cassazione?
Se la Corte di Cassazione rileva che è maturato il termine massimo di prescrizione per un reato, deve dichiararne l’estinzione. Questo comporta l’annullamento della sentenza di condanna per quel specifico reato. La Corte può procedere all’esame del merito solo se il ricorso appare manifestamente infondato, ma in questo caso i motivi non lo erano, portando alla declaratoria di estinzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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