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Serre fotovoltaiche: la truffa per incentivi pubblici

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19066/2025, ha confermato la condanna per truffa aggravata e reati fiscali legati a un impianto di serre fotovoltaiche. I giudici hanno ritenuto che l’attività agricola fosse del tutto fittizia e creata al solo scopo di ottenere illecitamente ingenti incentivi pubblici, attraverso un complesso schema societario e l’emissione di fatture per operazioni inesistenti. I ricorsi degli imputati sono stati dichiarati inammissibili per manifesta infondatezza.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Serre Fotovoltaiche: Quando l’Incentivo Diventa Truffa Aggravata

L’impiego di serre fotovoltaiche rappresenta un punto d’incontro tra agricoltura e produzione di energia rinnovabile. Tuttavia, quando l’attività agricola diventa una mera facciata per accedere a incentivi pubblici, si sconfina nel penale. La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 19066/2025, ha tracciato una linea netta, dichiarando inammissibili i ricorsi di due imputati condannati per una complessa truffa aggravata legata proprio a un finto impianto agricolo.

I Fatti di Causa: Uno Schema Fraudolento Ben Congegnato

La vicenda giudiziaria ha origine dalla realizzazione di un grande impianto di serre fotovoltaiche in Sardegna. La società realizzatrice, attraverso il suo amministratore, aveva ottenuto ingenti contributi pubblici, previsti dalla normativa sul “Conto Energia”, attestando falsamente la sussistenza del requisito della “capacità agricola adeguata”.

Le indagini hanno svelato una realtà ben diversa. L’impianto era, nella sostanza, una centrale industriale per la produzione di energia elettrica, e l’attività di coltivazione era del tutto marginale e di contorno. Per dare una parvenza di legalità all’operazione, era stato creato un articolato schema contrattuale che coinvolgeva altre due società:

1. Una società appaltatrice, di fatto una “scatola vuota” priva di mezzi e personale, amministrata dal secondo imputato. Questa emetteva fatture per servizi di coltivazione mai resi alla società titolare dell’impianto.
2. Una terza società che svolgeva la minima e reale attività di coltivazione, ma in totale autonomia.

Questo meccanismo permetteva alla società titolare dell’impianto di beneficiare illecitamente degli incentivi e di utilizzare le false fatture nelle dichiarazioni fiscali, mentre l’amministratore della società “scatola vuota” rispondeva per l’emissione di tali documenti.

La Decisione della Corte di Cassazione sulle Serre Fotovoltaiche

I giudici di merito, sia in primo grado che in appello, avevano confermato la colpevolezza degli imputati per i reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (art. 640 bis c.p.) e per i reati tributari connessi (artt. 2 e 8 del D.Lgs. 74/2000).

La Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi, dichiarandoli inammissibili per manifesta infondatezza. Secondo gli Ermellini, le sentenze precedenti avevano ricostruito i fatti in modo logico e coerente, senza vizi rilevabili in sede di legittimità. I ricorsi degli imputati, al contrario, si limitavano a proporre una lettura alternativa e frammentaria delle prove, operazione non consentita in Cassazione.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha sottolineato come l’apparato motivazionale delle sentenze di merito fosse solido e immune da censure. I punti chiave della decisione sono i seguenti:

* Fittizietà dell’attività agricola: Le perizie e gli accertamenti tecnici avevano dimostrato l’impossibilità di realizzare una redditività agricola paragonabile a quella energetica. Le condizioni del terreno e la progettazione dell’impianto rendevano l’attività di coltivazione del tutto secondaria e pretestuosa.

* Inesistenza delle prestazioni fatturate: La società appaltatrice era una mera “scatola vuota”, priva di qualsiasi dotazione organica e strumentale per eseguire i servizi di coltivazione che fatturava. Le fatture erano quindi relative a operazioni soggettivamente e oggettivamente inesistenti.

* Natura dell’impianto: L’impianto non era un’attività agricola supportata da energia alternativa, ma un impianto industriale destinato alla produzione di energia elettrica, con un’attività di coltivazione marginale.

* Inammissibilità e prescrizione: La Corte ha ribadito un principio fondamentale: la declaratoria di inammissibilità del ricorso per manifesta infondatezza impedisce la successiva declaratoria di estinzione del reato per prescrizione, anche se questa è maturata dopo la sentenza d’appello. L’inammissibilità del ricorso preclude l’instaurazione di un valido rapporto processuale in sede di legittimità.

Le Conclusioni Pratiche della Sentenza

La sentenza in esame offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, conferma il rigore della giurisprudenza nel colpire le condotte fraudolente volte a ottenere indebitamente incentivi pubblici, specialmente nel settore delle energie rinnovabili. La creazione di strutture societarie artificiose e la presentazione di documentazione non veritiera non possono superare un’analisi sostanziale dei fatti.

In secondo luogo, la pronuncia ribadisce i limiti del giudizio di Cassazione, che non può trasformarsi in un terzo grado di merito per rivalutare le prove. Infine, cristallizza il principio secondo cui un ricorso palesemente infondato non può “sfruttare” il tempo del giudizio di legittimità per raggiungere la prescrizione del reato.

Quando l’attività di produzione energetica tramite serre fotovoltaiche costituisce reato?
Costituisce reato quando l’attività agricola è meramente fittizia, marginale o di contorno, e serve unicamente come pretesto per qualificare l’impianto come agricolo al fine di ottenere indebitamente incentivi pubblici destinati a quel settore. La condotta integra la truffa aggravata se viene presentata all’ente pubblico una rappresentazione non veritiera della realtà.

L’emissione di fatture per servizi di coltivazione mai eseguiti da una società ‘scatola vuota’ è un reato?
Sì, secondo la sentenza integra il reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti (art. 8, D.Lgs. 74/2000). Se la società emittente è priva di una reale struttura operativa (personale, mezzi, beni strumentali) per svolgere i servizi fatturati, le prestazioni si considerano inesistenti e le fatture false.

Cosa accade se la prescrizione di un reato matura dopo la sentenza di appello ma prima della decisione della Cassazione?
Se il ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile perché manifestamente infondato, la Corte non può dichiarare l’estinzione del reato per prescrizione. L’inammissibilità originaria del ricorso impedisce la formazione di un valido rapporto processuale e, di conseguenza, la valutazione di cause di estinzione del reato sopravvenute.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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