LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sequestro stipendio: limiti e inammissibilità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso del Pubblico Ministero contro un’ordinanza che limitava il sequestro stipendio accreditato su un conto. Il provvedimento impugnato aveva ridotto il sequestro a un quinto del saldo, applicando le norme sulla pignorabilità dei redditi da lavoro. La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso generico, poiché non specificava chiaramente le richieste in relazione ai diversi limiti di pignorabilità previsti dalla legge, confermando di fatto la decisione del Tribunale del riesame.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Stipendio su Conto Corrente: La Cassazione Fissa i Paletti

Il tema del sequestro stipendio rappresenta un punto di delicato equilibrio tra le esigenze della giustizia e la tutela del minimo vitale del lavoratore. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 14850/2025) ha ribadito l’importanza della specificità nei ricorsi e ha fornito chiarimenti sui limiti applicabili quando le somme provenienti da lavoro dipendente sono già confluite su un conto corrente.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un procedimento penale per il reato di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, legato a presunti crediti d’imposta fittizi derivanti da bonus edilizi. Il Giudice per le indagini preliminari aveva disposto un sequestro preventivo, finalizzato alla confisca per equivalente, nei confronti di un indagato. In fase di esecuzione, il sequestro colpiva il saldo di un conto postale sul quale confluivano i redditi da lavoro dipendente dell’indagato, per un importo di circa 1.423 euro.

In sede di riesame, il Tribunale accoglieva parzialmente l’istanza della difesa, ordinando il dissequestro delle somme eccedenti un quinto del saldo, applicando analogicamente i limiti di pignorabilità previsti dall’art. 545 del codice di procedura civile.

Il Ricorso del Pubblico Ministero e il sequestro stipendio

Il Pubblico Ministero proponeva ricorso in Cassazione, sostenendo una violazione di legge. Secondo l’accusa, il Tribunale avrebbe errato nell’applicare il limite di un quinto, che vale per il pignoramento diretto del credito da lavoro. Una volta che lo stipendio è accreditato sul conto, si applicherebbe una regola diversa, quella del sesto comma dell’art. 545 c.p.c., che consente il pignoramento solo per la parte che eccede il triplo dell’assegno sociale.

La tesi del ricorrente, in sostanza, era che le somme già depositate sul conto perdono la loro specifica natura di credito da lavoro e diventano una generica somma di denaro, soggetta a un diverso regime di pignorabilità.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per genericità. La decisione si fonda su un vizio procedurale cruciale: il Pubblico Ministero, pur invocando una norma diversa, non ha specificato in modo chiaro e univoco quale risultato pratico intendesse conseguire. Non ha chiarito se chiedesse il sequestro integrale della somma o il sequestro secondo il parametro del triplo dell’assegno sociale.

L’art. 581, lett. c), del codice di procedura penale, infatti, richiede che i motivi di impugnazione contengano l’indicazione specifica delle richieste di diritto e degli elementi di fatto che le sorreggono. In assenza di tale specificazione, il giudice dell’impugnazione non è in grado di valutare la fondatezza del ricorso.

La Corte ha inoltre sottolineato una contraddizione nel ricorso: l’applicazione del criterio del triplo dell’assegno sociale (pari a 1.603,23 euro per il 2024) sarebbe stata più favorevole all’indagato rispetto alla decisione del Tribunale. Essendo il saldo inferiore a tale soglia, l’applicazione della norma invocata dal PM avrebbe comportato il dissequestro totale delle somme, un esito opposto a quello perseguito dall’accusa.

Nel merito, la sentenza conferma un principio già consolidato dalle Sezioni Unite: i limiti di impignorabilità dello stipendio si applicano anche al sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente, a tutela delle esigenze di sostentamento della persona.

Conclusioni

La pronuncia ribadisce due principi fondamentali. Il primo, di carattere processuale, è la necessità di formulare ricorsi specifici e non generici, indicando con precisione le ragioni e, soprattutto, la richiesta finale. Un ricorso vago o contraddittorio è destinato all’inammissibilità. Il secondo, di natura sostanziale, è la conferma che la protezione accordata ai redditi da lavoro dipendente si estende anche al sequestro in ambito penale, sebbene con regole differenti a seconda che il sequestro intervenga prima o dopo l’accredito delle somme sul conto corrente.

I limiti di pignorabilità dello stipendio si applicano anche al sequestro preventivo penale?
Sì, la Corte di Cassazione, richiamando una precedente pronuncia delle Sezioni Unite, conferma che i limiti di impignorabilità delle somme spettanti a titolo di stipendio, previsti dall’art. 545 del codice di procedura civile, si applicano anche al sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente.

Perché il ricorso del Pubblico Ministero è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per genericità, in violazione dell’art. 581, lett. c), del codice di procedura penale. Il Pubblico Ministero non ha specificato chiaramente le richieste e gli effetti che intendeva conseguire con l’applicazione della norma invocata, rendendo impossibile per la Corte valutare la fondatezza del motivo di impugnazione.

Quali sono i limiti di sequestro per uno stipendio già accreditato su un conto corrente?
La sentenza chiarisce che, se lo stipendio è già stato accreditato sul conto corrente in data anteriore al sequestro, le somme possono essere vincolate solo per l’importo che eccede il triplo dell’assegno sociale. Per gli accrediti effettuati alla data del sequestro o successivamente, si applicano gli altri limiti previsti dalla legge, come quello di un quinto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati