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Sequestro smartphone: quando è legittimo per la Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di sequestro smartphone nell’ambito di indagini per furto e uso indebito di carte di credito. Gli indagati contestavano la legittimità del sequestro dell’intero dispositivo, chiedendo una selezione immediata dei soli dati pertinenti. La Corte ha respinto il ricorso, stabilendo che il sequestro dell’intero apparato è legittimo quando il decreto del PM delimita chiaramente l’oggetto della ricerca (es. comunicazioni vicine ai fatti), evitando ricerche esplorative. L’apprensione del ‘contenitore’ è considerata una fase strumentale e necessaria per la successiva e mirata estrazione della ‘copia forense’ dei dati rilevanti.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Smartphone: La Cassazione Stabilisce i Criteri di Legittimità

Il sequestro smartphone è una delle pratiche investigative più delicate e invasive nel panorama della procedura penale moderna. Fino a che punto possono spingersi gli inquirenti? È legittimo apprendere l’intero dispositivo, con tutta la mole di dati personali che contiene, o la ricerca deve essere limitata fin da subito? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13577 del 2024, offre chiarimenti cruciali su questo tema, bilanciando le esigenze di indagine con il diritto alla privacy e alla segretezza della corrispondenza.

Il Contesto: Indagini su Frodi con Carte di Credito

Il caso trae origine da un’indagine per furto e utilizzo indebito di carte di credito ai danni di turisti stranieri. Nel corso delle investigazioni, il Pubblico Ministero disponeva la perquisizione e il conseguente sequestro dei telefoni cellulari di alcuni indagati. L’ipotesi accusatoria era che gli smartphone contenessero conversazioni e dati utili a ricostruire le modalità di reperimento delle carte rubate e a identificare tutti i complici, dato il brevissimo lasso di tempo tra il furto e l’uso fraudolento delle carte presso esercizi commerciali.

La Difesa: No al Sequestro Indiscriminato

Gli indagati, attraverso i loro difensori, hanno contestato il provvedimento, sostenendo che il sequestro dell’intero apparato fosse sproporzionato. Richiamando una fondamentale sentenza della Corte Costituzionale (n. 170/2023), la difesa ha argomentato che i messaggi e le conversazioni digitali sono a tutti gli effetti “corrispondenza”, tutelata da specifiche garanzie. Pertanto, secondo questa tesi, non sarebbe stato legittimo sequestrare l’intero “contenitore” (lo smartphone), ma si sarebbe dovuta effettuare un’estrapolazione immediata e mirata solo dei dati strettamente pertinenti all’indagine.

L’Analisi della Corte sul Sequestro Smartphone

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendo infondate le censure difensive. I giudici hanno chiarito un principio fondamentale: il sequestro dell’intero dispositivo informatico non è di per sé illegittimo. Diventa tale solo se si traduce in una ricerca meramente esplorativa, una cosiddetta “pesca a strascico” senza un obiettivo preciso.

Nel caso di specie, invece, il decreto del Pubblico Ministero aveva adeguatamente circoscritto l’oggetto della ricerca. L’obiettivo era individuare “tracce di conversazioni volte a ricostruire le modalità di reperimento delle carte di credito di provenienza illecita”, avvenute in un arco temporale immediatamente precedente alle transazioni fraudolente. Questa delimitazione è stata considerata sufficiente a legittimare l’apprensione del dispositivo.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base di una distinzione cruciale tra il “contenitore” (lo smartphone) e il “contenuto” (i dati). L’apprensione del dispositivo è considerata una fase strumentale e necessaria per poter procedere, in un secondo momento e con le dovute cautele tecniche (tramite copia forense), all’analisi e all’estrazione dei soli dati rilevanti.

Secondo la Cassazione, pretendere un’estrazione immediata dei dati sul posto non è, di norma, praticabile e non è richiesto dalla legge. Le norme procedurali, come l’art. 247, comma 1-bis, c.p.p., si concentrano sulla necessità di adottare misure tecniche idonee a garantire l’integrità e l’autenticità dei dati originali, non impongono una selezione contestuale.

Inoltre, la Corte ha sottolineato che il principio di proporzionalità non viene violato dall’apprensione iniziale, ma deve essere valutato rispetto alla durata complessiva del vincolo. Se le operazioni di analisi si protraggono irragionevolmente, l’indagato potrà tutelarsi richiedendo la restituzione del bene, ma ciò non inficia la legittimità originaria del sequestro.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale pragmatico. Il sequestro di uno smartphone è legittimo se il provvedimento che lo dispone indica chiaramente cosa si sta cercando e perché. L’acquisizione dell’intero dispositivo è permessa in quanto fase preliminare e indispensabile per la successiva e mirata acquisizione probatoria. La tutela contro abusi o ritardi ingiustificati è affidata a rimedi successivi, come l’istanza di restituzione, separando così la validità dell’atto genetico dalla gestione della sua durata.

È legittimo sequestrare l’intero smartphone di un indagato o solo i dati pertinenti?
Secondo la Cassazione, è legittimo sequestrare l’intero dispositivo (il “contenitore”) se il decreto del Pubblico Ministero delimita in modo sufficientemente specifico l’oggetto della ricerca (ad esempio, comunicazioni avvenute in un determinato arco temporale). L’apprensione fisica del telefono è vista come un atto strumentale e necessario per poter poi effettuare, in un secondo momento, l’estrazione mirata dei soli dati di interesse investigativo.

I messaggi salvati su uno smartphone sono considerati “corrispondenza” e quindi protetti da particolari garanzie?
Sì. La sentenza, richiamando una decisione della Corte Costituzionale, conferma che anche la messaggistica “salvata” su apparati informatici rientra nella nozione di “corrispondenza”. Tuttavia, le garanzie procedurali specifiche per il sequestro di corrispondenza presso terzi (es. fornitori di servizi) non si applicano allo stesso modo quando il sequestro avviene direttamente nei confronti dell’indagato.

Cosa si può fare se il sequestro dello smartphone si protrae per un tempo irragionevole?
La sentenza chiarisce che la legittimità del sequestro iniziale non esclude la possibilità di contestarne la durata. Se le operazioni di analisi ed estrazione dei dati si protraggono eccessivamente, violando i principi di proporzionalità e adeguatezza, l’interessato può agire in un momento successivo presentando un’istanza di restituzione del dispositivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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