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Sequestro smartphone: limiti e condizioni in Cassazione

Un individuo ricorre contro il sequestro del proprio smartphone, disposto nell’ambito di un’indagine per narcotraffico. Sostiene che il provvedimento sia una reiterazione illegittima di un precedente decreto annullato e che violi il principio di proporzionalità. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che un sequestro può essere nuovamente emesso se il precedente annullamento era basato su vizi formali (come il difetto di motivazione) e non di merito. Inoltre, ha ritenuto il sequestro proporzionato poiché il nuovo decreto specificava le finalità investigative e un preciso perimetro temporale (anni 2023-2024), escludendo così la natura meramente esplorativa dell’atto.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Smartphone: la Cassazione fissa i paletti tra proporzionalità e giudicato cautelare

Il sequestro smartphone è diventato uno strumento investigativo cruciale, ma quali sono i suoi limiti? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. N. 6587/2025) offre chiarimenti fondamentali su due aspetti delicati: la possibilità di reiterare un sequestro dopo un primo annullamento e il rispetto del principio di proporzionalità per evitare indagini “a strascico”. La decisione analizza il caso di un dispositivo sequestrato nell’ambito di un’indagine per narcotraffico, delineando confini precisi per l’azione della magistratura.

I Fatti del Caso: Un Sequestro Annullato e Reiterato

La vicenda processuale ha origine da un’indagine per reati legati al traffico di sostanze stupefacenti. In questo contesto, il Pubblico Ministero disponeva il sequestro probatorio di un telefono cellulare di proprietà di un indagato. Tuttavia, il Tribunale del Riesame annullava questo primo provvedimento per un difetto di motivazione riguardo al nesso di pertinenzialità tra il bene e il reato contestato.

Prima che il dispositivo venisse materialmente restituito al proprietario, il PM emetteva un nuovo decreto di sequestro sullo stesso telefono, basandosi su nuovi elementi investigativi emersi nel frattempo. L’indagato impugnava anche questo secondo provvedimento, sostenendo due principali violazioni di legge:
1. La violazione del cosiddetto “giudicato cautelare”: secondo la difesa, l’annullamento del primo decreto avrebbe dovuto impedire l’emissione di un nuovo provvedimento identico.
2. La violazione dei principi di proporzionalità e adeguatezza: il sequestro era ritenuto eccessivo, indiscriminato e privo di una delimitazione temporale e di contenuto, configurandosi come una ricerca esplorativa vietata dalla legge.

Le Motivazioni della Cassazione: Legittima la Reiterazione del Sequestro Smartphone

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, fornendo importanti precisazioni. Innanzitutto, ha chiarito la portata del “giudicato cautelare”. Questo principio, che impedisce la duplicazione di provvedimenti cautelari, opera solo quando la decisione di annullamento precedente si è basata su una valutazione del merito della vicenda (ad esempio, l’insussistenza degli indizi).

Nel caso di specie, il primo sequestro era stato annullato per un vizio puramente formale: il difetto di motivazione. Tale tipo di annullamento non preclude al Pubblico Ministero la possibilità di emettere un nuovo provvedimento, a condizione che questo sia immune dai vizi precedenti e, come avvenuto in questo caso, sia magari supportato da nuovi elementi di indagine. La Corte ha quindi stabilito che, non essendosi formata alcuna preclusione processuale, la reiterazione del sequestro era legittima.

Quando il Sequestro dello Smartphone è Proporzionato e non Esplorativo

Il secondo punto, ancora più rilevante, riguarda la proporzionalità del sequestro smartphone. La difesa lamentava un’acquisizione indiscriminata di tutti i dati presenti sul dispositivo. La Cassazione, tuttavia, ha ritenuto che il secondo decreto fosse adeguatamente motivato e rispettoso dei limiti imposti dalla legge.

Il PM, infatti, aveva circoscritto l’oggetto delle indagini, specificando che la ricerca dei dati doveva concentrarsi sui fatti inerenti al narcotraffico avvenuti in un arco temporale definito (tra il 2023 e il 2024). Questa perimetrazione cronologica e tematica è stata considerata sufficiente a escludere la natura puramente esplorativa del sequestro. La Corte ha ribadito che un telefono può essere considerato “cosa pertinente al reato” quando è uno strumento fondamentale per la gestione di attività illecite, come contattare fornitori e clienti.

Le Conclusioni

La sentenza consolida due principi fondamentali in materia di sequestro di dispositivi informatici:
1. Reiterazione del sequestro: L’annullamento di un decreto di sequestro per vizi formali (es. difetto di motivazione) non impedisce al PM di emetterne uno nuovo, a patto di sanare i vizi precedenti e fornire una motivazione completa e adeguata.
2. Limiti alla ricerca dei dati: Per non essere considerato un’indagine esplorativa vietata, il sequestro di uno smartphone deve essere accompagnato da un decreto che motivi in modo specifico le finalità probatorie e indichi criteri di selezione dei dati, come un preciso perimetro temporale, che colleghino l’attività di ricerca al reato per cui si procede. Solo in questo modo si può bilanciare l’esigenza investigativa con il diritto alla privacy dell’individuo.

È possibile emettere un nuovo decreto di sequestro per lo stesso bene dopo che il primo è stato annullato?
Sì, è possibile se il primo annullamento è avvenuto per vizi formali, come il difetto di motivazione, e non per una valutazione nel merito della fondatezza dell’accusa. In tal caso, il Pubblico Ministero può emettere un nuovo provvedimento che superi i vizi del precedente.

Il sequestro integrale dei dati di uno smartphone è sempre legittimo?
No, non è legittimo se ha una finalità puramente esplorativa. Diventa legittimo quando il provvedimento specifica le finalità probatorie e delimita l’ambito della ricerca, ad esempio attraverso un preciso perimetro temporale (nel caso di specie, i fatti avvenuti nel 2023 e 2024), collegando la ricerca al reato per cui si procede.

Cosa si intende per “cosa pertinente al reato” nel caso di un telefono cellulare?
Si intende un oggetto che risulta strumentale all’accertamento dei fatti, anche in via indiretta. Un telefono utilizzato per mantenere contatti con clienti e fornitori nell’ambito di un’attività di narcotraffico è considerato pertinente perché può contenere prove essenziali per ricostruire le dinamiche del reato e identificare altri soggetti coinvolti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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