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Sequestro probatorio: valido anche dopo perquisizione?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di merce contraffatta. I motivi di ricorso, basati su presunte irregolarità nella perquisizione e nel conseguente sequestro probatorio, sono stati respinti. La Corte ha ribadito che l’illegittimità della perquisizione non invalida il sequestro del corpo del reato, applicando il principio ‘male captum bene retentum’, e che la grande quantità di merce imballata dimostra l’intento di vendita.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio: Quando Resta Valido Nonostante un’Irregolarità?

Un sequestro probatorio eseguito in seguito a una perquisizione potenzialmente illegittima può conservare la sua validità? A questa domanda cruciale ha risposto la Corte di Cassazione con una recente ordinanza, che consolida un importante principio di diritto processuale penale. Il caso riguarda un uomo condannato per introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi e per ricettazione, la cui difesa ha tentato di invalidare le prove raccolte a suo carico sollevando eccezioni di natura procedurale. Analizziamo la decisione e le sue implicazioni.

Il Caso in Analisi

L’imputato era stato condannato in primo grado e in appello per aver detenuto, ai fini di vendita, una serie di capi di abbigliamento contraffatti. La merce era stata rinvenuta all’interno del suo garage durante un’operazione di polizia. La difesa ha presentato ricorso per cassazione, articolando la propria strategia su quattro punti principali, tutti volti a contestare la regolarità delle procedure di acquisizione e valutazione della prova.

I Motivi del Ricorso: Una Difesa Basata su Vizi Procedurali

La difesa ha contestato la sentenza d’appello deducendo:
1. Perquisizione illegittima: Si sosteneva che la perquisizione del garage fosse avvenuta senza autorizzazione dell’imputato e da parte di agenti, non ufficiali, di polizia giudiziaria, al di fuori dei casi di necessità e urgenza previsti dalla legge.
2. Nomina irregolare degli ausiliari: La nomina degli esperti incaricati di analizzare la merce sarebbe avvenuta telematicamente e su soggetti non iscritti agli albi dei periti, rendendo le loro dichiarazioni inutilizzabili.
3. Mancanza di prova: Assenza di prove sulla condotta di vendita e sul dolo specifico richiesto dal reato di commercio di prodotti contraffatti.
4. Uso personale della merce: Si affermava che i beni fossero destinati all’uso personale e familiare, in vista di un viaggio, il che avrebbe escluso la finalità di profitto richiesta per il reato di ricettazione.

La Decisione della Corte: il Sequestro Probatorio Rimane Valido

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, rigettando tutte le censure difensive e confermando la condanna. Il fulcro della decisione si basa su principi giurisprudenziali consolidati.

Il principio “male captum bene retentum”

Il primo e più importante motivo di ricorso è stato respinto sulla base del principio ‘male captum bene retentum’ (preso male, trattenuto bene). La Corte ha ribadito che l’eventuale illegittimità della perquisizione non comporta effetti invalidanti sul successivo sequestro probatorio del corpo del reato. Il sequestro, infatti, è un atto dovuto ai sensi dell’art. 253, comma 1, c.p.p. e la sua validità non è travolta da eventuali vizi dell’atto che ne ha permesso il rinvenimento.

La nomina informale degli ausiliari

Anche la seconda censura è stata ritenuta infondata. I giudici hanno specificato che la legge non impone una forma scritta per l’affidamento di incarichi tecnici da parte della polizia giudiziaria. Di conseguenza, il conferimento dell’incarico per via telematica non costituisce un vizio di inutilizzabilità. Inoltre, gli esperti avevano poi testimoniato in dibattimento, dove la loro competenza tecnica non era stata contestata e dove avevano potuto visionare direttamente il materiale, sanando ogni potenziale irregolarità.

La prova della destinazione alla vendita

Infine, la Corte ha considerato la motivazione della sentenza d’appello logica e congrua nel desumere la destinazione alla vendita della merce. Le caratteristiche stesse dei beni, trovati ancora impacchettati ed etichettati, e le versioni contraddittorie fornite dall’imputato, sono state ritenute elementi sufficienti a dimostrare sia la finalità commerciale sia la sussistenza dell’elemento soggettivo dei reati contestati.

Le motivazioni

La Corte Suprema ha sottolineato come i motivi di ricorso non mirassero a evidenziare reali vizi di legittimità (come la mancanza o manifesta illogicità della motivazione), ma tentassero di ottenere una nuova valutazione del merito dei fatti. Questo compito, però, è precluso al giudice di legittimità, il cui ruolo è quello di controllare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata, non di sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito. Il ricorso è stato quindi giudicato inammissibile perché le doglianze ‘attaccavano’ la persuasività e l’adeguatezza delle argomentazioni dei giudici di appello, piuttosto che vizi procedurali rilevanti.

Le conclusioni

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici. In primo luogo, consolida un principio fondamentale in materia di prove: un’irregolarità nell’atto di perquisizione non si trasmette automaticamente al sequestro del corpo del reato. In secondo luogo, chiarisce che il formalismo nella nomina degli ausiliari di P.G. non è un requisito di validità, valorizzando la sostanza dell’accertamento tecnico, specialmente se confermato in dibattimento. Infine, ribadisce come la valutazione delle prove indiziarie, quali la quantità e le condizioni della merce, sia un compito del giudice di merito, la cui decisione, se logicamente motivata, non è sindacabile in Cassazione.

Una perquisizione eseguita in modo irregolare rende nullo il successivo sequestro della merce?
No. Secondo la Corte, l’eventuale illegittimità della perquisizione non invalida il successivo sequestro del corpo del reato, in applicazione del principio ‘male captum bene retentum’. Il sequestro è un atto dovuto per legge.

La nomina di ausiliari di polizia giudiziaria per analizzare la merce deve avvenire con un atto scritto e formale?
No. La Corte ha chiarito che la mancanza della forma scritta nell’affidamento dell’incarico a persone qualificate non causa nullità, poiché tali incarichi non presuppongono formalità specifiche. Il conferimento anche solo telematico è valido.

Possedere una grande quantità di merce contraffatta, ancora imballata ed etichettata, è sufficiente a provare l’intenzione di venderla?
Sì. I giudici hanno ritenuto che proprio queste caratteristiche (merce impacchettata ed etichettata), unite alle versioni contraddittorie dell’imputato, siano un chiaro indicatore della destinazione alla vendita, escludendo l’ipotesi di un uso puramente personale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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