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Sequestro probatorio telefono: motivazione necessaria

La Corte di Cassazione ha annullato un decreto di sequestro probatorio di un telefono cellulare, ritenendolo illegittimo per grave difetto di motivazione e violazione del principio di proporzionalità. La sentenza stabilisce che non è ammissibile un sequestro indiscriminato dell’intera memoria del dispositivo senza specificare le ragioni della sua necessità probatoria o delimitare l’ambito della ricerca. Viene ribadita la tutela costituzionale della corrispondenza anche per i dati archiviati, equiparandoli a comunicazioni protette da privacy.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio Telefono: La Cassazione Annulla per Mancanza di Motivazione e Proporzionalità

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato i rigorosi limiti che l’autorità giudiziaria deve rispettare nel disporre il sequestro probatorio di un telefono cellulare. La decisione sottolinea come la privacy e la segretezza delle comunicazioni, anche quelle archiviate, siano tutelate a livello costituzionale, imponendo al Pubblico Ministero un obbligo di motivazione stringente e il rispetto del principio di proporzionalità. In caso contrario, il sequestro è nullo.

I Fatti del Caso: Dalle Sommarie Informazioni al Sequestro

La vicenda ha origine da un’indagine penale a carico di due soggetti per reati di calunnia, subornazione e tentata estorsione. Nel corso delle indagini, una donna veniva sentita come testimone e forniva dichiarazioni riguardo ai suoi contatti telefonici con uno degli indagati. Tali dichiarazioni, tuttavia, venivano smentite dalle risultanze dei tabulati telefonici, che mostravano contatti più frequenti e in orari diversi da quelli riferiti.

Sulla base di questa discrepanza, il Pubblico Ministero emetteva un decreto di perquisizione e sequestro del telefono cellulare della testimone, ora indagata per i reati di false informazioni al P.M. (art. 371-bis c.p.) e favoreggiamento personale (art. 378 c.p.). Il Tribunale del riesame confermava il provvedimento, ritenendo il telefono pertinente ai reati contestati.

Il Ricorso in Cassazione: Motivazione e Proporzionalità

La difesa dell’indagata ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, sollevando due questioni fondamentali:
1. Carenza assoluta di motivazione: Il decreto di sequestro si limitava a indicare i reati ipotizzati, senza specificare i fatti concreti o le ragioni per cui l’acquisizione dei dati contenuti nel telefono fosse utile alle indagini.
2. Violazione del principio di proporzionalità: Il provvedimento autorizzava l’estrazione di una copia forense dell’intera memoria del cellulare, senza alcuna delimitazione dell’ambito della ricerca. Si trattava, secondo la difesa, di una perquisizione indiscriminata e sproporzionata.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto entrambi i motivi di ricorso, annullando senza rinvio il provvedimento di sequestro. Le motivazioni della Corte si concentrano su due pilastri irrinunciabili della procedura penale: la necessità di una motivazione adeguata e il rispetto della proporzionalità della misura.

Il Difetto di Motivazione nel Sequestro Probatorio del Telefono

La Corte ha stabilito che l’obbligo di motivazione di un decreto di sequestro non può essere soddisfatto con un mero richiamo agli articoli di legge. Il Pubblico Ministero deve spiegare in modo concreto il legame tra il bene sequestrato (il corpus delicti o le cose pertinenti al reato) e il reato per cui si procede. Deve illustrare la finalità probatoria perseguita, spiegando perché quel bene specifico è necessario per l’accertamento dei fatti.

Nel caso di specie, il PM non aveva fornito alcuna giustificazione sulla rilevanza probatoria dei dati contenuti nel telefono (sms, whatsapp, foto, etc.), specialmente considerando che le informazioni chiave sulla frequenza e l’orario delle chiamate erano già state acquisite tramite i tabulati. Un difetto di motivazione così radicale, precisa la Corte, non può essere sanato nemmeno dal Tribunale del riesame, poiché la valutazione sulla necessità del sequestro è una prerogativa esclusiva del Pubblico Ministero.

La Violazione del Principio di Proporzionalità

Il punto più significativo della sentenza riguarda il sequestro probatorio del telefono come strumento che incide profondamente sulla privacy. I moderni smartphone contengono un’enorme quantità di dati personali e riservati.

La Corte, richiamando anche una precedente sentenza della Corte Costituzionale (n. 170/2023), ha ribadito che la garanzia della segretezza della corrispondenza (art. 15 Cost.) si estende anche alle comunicazioni archiviate nel dispositivo dopo la loro ricezione. Pertanto, l’accesso a tali dati richiede cautele particolari.

Un decreto che dispone il sequestro di un intero archivio digitale deve:
* Motivare rigorosamente perché sia necessaria e imprescindibile una verifica integrale di tutti i dati.
* In alternativa, se non è necessaria una verifica totale, indicare criteri di selezione specifici (soggetti, arco temporale, tipologia di dati) per circoscrivere la ricerca solo a ciò che è strettamente rilevante per le indagini.

Disporre una copia forense integrale senza alcuna delimitazione, come avvenuto nel caso in esame, costituisce una violazione del principio di proporzionalità, trasformando il sequestro in una ricerca indiscriminata e illegittima.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia rafforza le tutele per i cittadini di fronte al potere investigativo dello Stato. Stabilisce chiaramente che il sequestro di dispositivi elettronici non può essere una “pesca a strascico”. L’autorità giudiziaria ha l’onere di giustificare in modo puntuale e specifico perché sta sacrificando il diritto alla privacy di un individuo, dimostrando che la misura è non solo utile, ma anche necessaria e proporzionata rispetto agli obiettivi dell’indagine. L’annullamento del sequestro e la restituzione del telefono rappresentano la diretta conseguenza della violazione di questi principi fondamentali.

Quando è nullo un decreto di sequestro probatorio di un telefono cellulare?
Secondo la sentenza, il decreto è nullo quando manca una motivazione adeguata che specifichi il legame tra i dati ricercati e il reato, la finalità probatoria e le ragioni concrete per cui il sequestro è necessario, non essendo sufficiente il solo richiamo agli articoli di legge.

Il Pubblico Ministero può disporre il sequestro dell’intera memoria di un telefono senza limiti?
No. La Corte ha stabilito che un sequestro esteso a tutto il contenuto di un dispositivo informatico è illegittimo se non è supportato da una rigorosa motivazione sulla sua imprescindibilità. In alternativa, il provvedimento deve delimitare l’ambito della ricerca, indicando specifici criteri di selezione (soggetti, tempo, tipologia di dati) per rispettare il principio di proporzionalità.

I messaggi salvati su un telefono sono considerati corrispondenza tutelata dalla Costituzione?
Sì. La sentenza, richiamando la Corte Costituzionale, afferma che la garanzia costituzionale che tutela la libertà e la segretezza della corrispondenza (art. 15 Cost.) si estende anche alle comunicazioni già ricevute e archiviate nel dispositivo, finché queste conservano un carattere di attualità e interesse per i corrispondenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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