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Sequestro probatorio smartphone: limiti e validità

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un indagato contro il sequestro di quattro smartphone nell’ambito di un’indagine per droga. La sentenza chiarisce i requisiti per un valido sequestro probatorio di smartphone, sottolineando che non è una ricerca esplorativa se il provvedimento del P.M. circoscrive l’oggetto della ricerca (chat, foto, etc.) e lo collega all’ipotesi di reato, anche senza un rigido limite temporale predefinito. La Corte ha inoltre ribadito che le eccezioni procedurali, come la presunta incompletezza del fascicolo, non possono essere sollevate per la prima volta in sede di legittimità.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio Smartphone: la Cassazione Definisce i Limiti

Il sequestro probatorio di smartphone e altri dispositivi informatici è diventato uno strumento investigativo cruciale, ma quali sono i suoi limiti per non violare i diritti fondamentali? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce sui criteri di legittimità di tale misura, bilanciando le esigenze di indagine con la tutela della privacy. Il caso analizzato offre spunti fondamentali sulla necessità di una motivazione specifica da parte del Pubblico Ministero.

La Vicenda Processuale

L’indagine ha origine dall’arresto di una donna trovata in possesso di un ingente quantitativo di sostanze stupefacenti nella sua abitazione. La donna ha dichiarato agli inquirenti di aver lasciato le chiavi di casa a un conoscente, indicatole da un terzo soggetto. Insospettita da alcuni movimenti, aveva installato una telecamera, scoprendo accessi non autorizzati. Sulla base di queste dichiarazioni, il Pubblico Ministero ha emesso un decreto di sequestro probatorio per quattro telefoni cellulari trovati nella disponibilità dell’uomo che aveva suggerito il conoscente, ipotizzando un suo concorso nel reato di detenzione di droga.

I Motivi del Ricorso: Perché l’Indagato si è Opposto al Sequestro

L’indagato, tramite il suo difensore, ha impugnato l’ordinanza del Tribunale della libertà che confermava il sequestro, presentando ricorso in Cassazione basato su tre principali motivi:

1. Vizio procedurale: Si lamentava la nullità dell’udienza di riesame perché il fascicolo processuale messo a disposizione della difesa era incompleto, mancando degli atti di indagine a sostegno del decreto.
2. Violazione dei principi di proporzionalità e adeguatezza: Il ricorrente sosteneva che il sequestro fosse eccessivamente ampio e privo di una perimetrazione temporale, trasformandosi in una ricerca esplorativa non consentita, specialmente in relazione alla grande mole di dati personali contenuti in uno smartphone.
3. Mancanza di interesse su un dispositivo: Per uno dei telefoni, un modello più datato, non erano ancora state eseguite le operazioni di copia forense, ma si rivendicava comunque l’interesse a contestare il sequestro dei dati in esso contenuti.

Le Motivazioni della Cassazione: la validità del sequestro probatorio smartphone

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, giudicando tutti i motivi infondati. In primo luogo, ha dichiarato inammissibile la censura sull’incompletezza del fascicolo, poiché la questione non era stata sollevata davanti al Tribunale del riesame e non può essere proposta per la prima volta in sede di legittimità. Inoltre, la Corte ha sottolineato che la richiesta di verificare gli atti aveva una natura meramente esplorativa.

Nel merito, i giudici hanno ribadito i principi consolidati in materia di sequestro probatorio di smartphone. Sebbene un’acquisizione indiscriminata e non motivata di un’intera massa di dati sia illegittima, il sequestro è consentito a condizione che non assuma una valenza puramente esplorativa. È necessario che il Pubblico Ministero fornisca una motivazione che espliciti:

a) Le ragioni per cui è necessario un sequestro esteso.

b) I criteri di selezione del materiale informatico e l’eventuale perimetrazione temporale.

c) I tempi previsti per la selezione dei dati rilevanti e la restituzione di quelli non pertinenti.

Nel caso specifico, la Cassazione ha ritenuto che il provvedimento fosse adeguatamente motivato. Il Pubblico Ministero aveva chiaramente indicato l’obiettivo della ricerca: trovare documenti informatici (foto, video, messaggi, chat, email) relativi al traffico di stupefacenti rinvenuti nell’abitazione della donna. Questa specificazione ha permesso di circoscrivere la portata del vincolo ai soli beni e dati pertinenti all’ipotesi di reato, rendendo la misura utile ai fini investigativi e probatori e, quindi, legittima. Il sequestro non era una ricerca generica, ma mirato a trovare prove di uno specifico delitto.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza conferma che il sequestro di un dispositivo elettronico è uno strumento potente ma non illimitato. La sua legittimità dipende da una motivazione robusta e puntuale da parte dell’autorità inquirente. Non è sempre necessario definire a priori un rigido perimetro temporale, se l’oggetto della ricerca è chiaramente collegato all’ipotesi di reato. La decisione evidenzia l’importanza di bilanciare le esigenze di accertamento della verità con il diritto alla riservatezza, stabilendo che il vincolo deve essere funzionale alla ricerca di prove specifiche e non degenerare in un controllo indiscriminato della vita digitale di un individuo.

È possibile sequestrare indiscriminatamente tutti i dati di uno smartphone?
No, un sequestro è illegittimo se si traduce in una indiscriminata apprensione di dati senza specifiche ragioni. Deve essere motivato e non avere una valenza meramente esplorativa.

Cosa deve indicare il Pubblico Ministero nel decreto di sequestro di un dispositivo informatico?
Il P.M. deve illustrare le ragioni per cui il sequestro è necessario, specificare le informazioni oggetto di ricerca, i criteri di selezione del materiale e, se possibile, una perimetrazione temporale, giustificando la misura in relazione al tipo di reato e alla condotta dell’indagato.

Si può contestare per la prima volta in Cassazione la presunta incompletezza del fascicolo processuale del riesame?
No, la Corte ha stabilito che tale questione non può essere eccepita per la prima volta nel giudizio di legittimità se non è stata dedotta davanti al Tribunale del riesame.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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