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Sequestro probatorio: quando va restituito il bene?

La Corte di Cassazione ha stabilito che un bene sottoposto a sequestro probatorio, il cui decreto sia stato annullato per vizi procedurali, deve essere restituito. Il divieto di restituzione previsto dall’art. 324 c.p.p. si applica solo ai beni la cui confisca è obbligatoria ai sensi dell’art. 240, comma 2, c.p. (beni intrinsecamente illegali o prezzo del reato), e non si estende automaticamente ai beni confiscabili come profitto del reato ai sensi di norme speciali, come l’art. 648-quater c.p.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio e Restituzione: I Limiti della Confisca Obbligatoria

L’istituto del sequestro probatorio è uno strumento fondamentale nelle indagini penali, ma cosa succede se il decreto che lo dispone viene annullato? Il bene deve essere sempre restituito? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce su questo punto, chiarendo i confini applicativi del divieto di restituzione in caso di confisca obbligatoria.

Il caso analizzato riguarda il proprietario di un motoveicolo che, dopo aver subito un sequestro, si è visto annullare il provvedimento per vizi procedurali, senza però ottenere la restituzione del mezzo. La Suprema Corte è intervenuta per definire i precisi limiti di legge.

Il Caso: Un Sequestro Annullato ma un Bene non Restituito

Un cittadino si era visto sequestrare il proprio motoveicolo con un decreto di sequestro probatorio emesso dalla Procura della Repubblica. Successivamente, il Tribunale della Libertà, accogliendo il ricorso dell’interessato, annullava tale decreto a causa di vizi procedurali.

Tuttavia, nella motivazione del provvedimento, lo stesso Tribunale specificava che il motoveicolo non poteva essere restituito. La ragione? Il bene era ritenuto confiscabile ai sensi degli articoli 240, comma 2, e 648-quater del codice penale, in quanto considerato prodotto o profitto del reato di autoriciclaggio (art. 648-bis c.p.). L’indagato ha quindi proposto ricorso in Cassazione, lamentando la mancanza dei presupposti per mantenere il vincolo sul bene, in particolare la carenza del cosiddetto fumus boni iuris.

La Decisione della Cassazione sul Sequestro Probatorio

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio l’ordinanza impugnata e ordinando l’immediata restituzione del veicolo. Il ragionamento della Corte si fonda su una precisa interpretazione dell’articolo 324, comma 7, del codice di procedura penale.

Questa norma prevede che, anche in caso di annullamento di un provvedimento di sequestro, non si possa disporre la restituzione delle cose soggette a confisca obbligatoria. La Corte, richiamando un’importante sentenza delle Sezioni Unite (n. 40847/2019), ha chiarito che questo divieto ha un’applicazione molto specifica e non generalizzata.

Le Motivazioni della Corte

Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra le diverse ipotesi di confisca obbligatoria. Il divieto di restituzione, secondo la Suprema Corte, opera esclusivamente per i beni la cui confisca è obbligatoria ai sensi dell’art. 240, secondo comma, del codice penale. Questa norma riguarda due specifiche categorie di beni:

1. Le cose che costituiscono il prezzo del reato.
2. Le cose la cui fabbricazione, uso, porto, detenzione o alienazione costituisce reato (i cosiddetti mala intrinseca, come armi clandestine o sostanze stupefacenti).

Il motoveicolo sequestrato nel caso di specie non rientrava in nessuna di queste due categorie. Era stato qualificato come prodotto o profitto del reato di autoriciclaggio, la cui confisca è sì obbligatoria, ma in virtù di una norma speciale (l’art. 648-quater c.p.).

La Corte ha specificato che il divieto di restituzione previsto dall’art. 324 c.p.p. non si estende automaticamente a tutte le ipotesi di confisca obbligatoria previste da leggi speciali, a meno che queste non richiamino espressamente l’art. 240, comma 2, c.p. Poiché l’art. 648-quater c.p. non contiene tale richiamo e disciplina la confisca del profitto (che di per sé ricadrebbe nella confisca facoltativa dell’art. 240, comma 1), la regola del divieto di restituzione non può trovare applicazione.

Le Conclusioni

In conclusione, l’annullamento del decreto di sequestro probatorio per vizi procedurali comporta, come corollario necessario, la restituzione del bene all’avente diritto. Il principio secondo cui non si restituiscono i beni soggetti a confisca obbligatoria è un’eccezione con un perimetro ben definito, limitato ai soli casi previsti dall’art. 240, comma 2, del codice penale. Questa sentenza ribadisce un importante principio di garanzia, impedendo che un vincolo reale su un bene possa essere mantenuto quando il titolo originario che lo giustificava è stato dichiarato invalido e non sussistono le specifiche e restrittive condizioni di legge per derogare all’obbligo di restituzione.

Se un decreto di sequestro probatorio viene annullato per vizi procedurali, il bene deve essere sempre restituito?
Di norma sì. La restituzione è il corollario necessario dell’annullamento del provvedimento di sequestro, a meno che non ricorrano specifiche eccezioni previste dalla legge.

Quali beni non vengono restituiti anche se il sequestro è annullato?
Non vengono restituiti i beni soggetti a confisca obbligatoria ai sensi dell’art. 240, secondo comma, del codice penale. Si tratta specificamente del prezzo del reato e delle cose la cui detenzione o uso è di per sé un reato (es. armi clandestine, droga).

Il profitto di un reato, come un veicolo acquistato con denaro illecito, rientra tra i beni che non possono essere restituiti in caso di annullamento del sequestro?
No. Secondo la sentenza, il profitto del reato, la cui confisca è obbligatoria in base a norme speciali come l’art. 648-quater c.p., non rientra nelle categorie previste dall’art. 240, comma 2, c.p. Pertanto, se il decreto di sequestro probatorio viene annullato, il bene che costituisce profitto del reato deve essere restituito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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