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Sequestro probatorio: quando non è esplorativo?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di sequestro probatorio di un telefono cellulare. La Corte ha stabilito che il provvedimento non ha natura esplorativa quando si fonda su una notizia di reato sufficientemente delineata e mira a verificare una specifica ipotesi accusatoria, anche se il dispositivo è protetto da PIN.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio: la Cassazione traccia il confine con l’indagine esplorativa

Il sequestro probatorio di un dispositivo elettronico, come uno smartphone, rappresenta un atto investigativo di grande impatto. Ma quando è legittimo e quando, invece, si trasforma in una ‘pesca a strascico’ non consentita? Con la sentenza n. 32846 del 2025, la Corte di Cassazione torna sul tema, chiarendo i presupposti che giustificano tale misura e respingendo la tesi della natura meramente esplorativa dell’atto quando questo si fonda su precisi elementi investigativi.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dal decreto di sequestro probatorio emesso da un Pubblico Ministero nei confronti di un telefono cellulare appartenente a una magistrata deceduta. Il marito della donna, indagato in concorso con altri soggetti per i reati di cui agli artt. 375 e 373 del codice penale, si opponeva alla misura. Il Tribunale del riesame confermava il sequestro, spingendo l’indagato a presentare ricorso per Cassazione. La difesa sosteneva che il sequestro fosse illegittimo in quanto meramente esplorativo, non supportato da alcun riscontro probatorio concreto, e sottolineava come il telefono fosse peraltro inaccessibile a causa di un PIN di protezione, come accertato da due consulenze.

La Tesi Difensiva sul Sequestro Probatorio Esplorativo

Il ricorrente lamentava una violazione di legge per motivazione apparente. Secondo la sua tesi, il Tribunale avrebbe convalidato un atto investigativo privo di una reale base probatoria, configurandolo come un tentativo generico di trovare prove (‘indagine esplorativa’) piuttosto che un atto mirato a verificare un’ipotesi accusatoria già delineata. L’inaccessibilità del dispositivo veniva inoltre addotta come ulteriore elemento a sostegno dell’inutilità e della natura pretestuosa del sequestro.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno anzitutto ribadito un principio fondamentale: in materia di misure cautelari reali, il ricorso in Cassazione è consentito solo per violazione di legge. In questa categoria rientra anche il vizio di motivazione, ma solo quando essa sia completamente assente o meramente ‘apparente’, ovvero talmente generica da non consentire di comprendere l’iter logico-giuridico seguito dal giudice.

Le Motivazioni della Sentenza

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che il provvedimento del Tribunale del riesame fosse tutt’altro che apparente. La motivazione era solida e ben ancorata ai fatti. Il Tribunale aveva correttamente escluso la natura esplorativa del sequestro probatorio evidenziando che l’indagine era scaturita da una dettagliata denuncia presentata dalla madre della defunta. Tale denuncia, corredata da una consulenza medico-legale, evidenziava presunte carenze nelle attività investigative iniziali e sollecitava specifici approfondimenti, inclusa l’analisi del telefono cellulare.

La Cassazione ha quindi stabilito che la presenza di una ‘notizia di reato sufficientemente delineata e suscettibile di approfondimenti istruttori’ è il discrimine fondamentale. Il sequestro non era un atto ‘al buio’, ma un’attività funzionale a verificare una precisa ipotesi di accusa, nata da elementi concreti. La valutazione del Tribunale sulla necessità della misura ‘ablatoria’ è stata ritenuta congrua e logica, rendendo il ricorso infondato.

Conclusioni

Questa sentenza rafforza un importante principio di procedura penale: il sequestro probatorio è uno strumento legittimo se finalizzato a verificare un’ipotesi investigativa specifica e non a cercare casualmente prove. La distinzione tra un’indagine mirata e una ‘pesca a strascico’ risiede nella presenza di elementi preesistenti (come una denuncia dettagliata) che diano un indirizzo all’attività inquirente. La Corte sottolinea inoltre che il sindacato di legittimità sulla motivazione dei provvedimenti cautelari reali è molto stretto e non può trasformarsi in una rivalutazione del merito della decisione presa dai giudici delle fasi precedenti.

Quando un sequestro probatorio non è considerato un’indagine esplorativa?
Un sequestro probatorio non è considerato esplorativo quando si basa su una notizia di reato sufficientemente delineata e suscettibile di approfondimenti, e risulta funzionale a verificare una specifica ipotesi di accusa, come nel caso in cui scaturisca da una denuncia dettagliata.

È possibile ricorrere in Cassazione contro un sequestro solo perché si ritiene la motivazione debole?
No. Il ricorso in Cassazione contro un provvedimento di sequestro è consentito solo per violazione di legge. Questo include il vizio di motivazione solo quando essa è totalmente mancante o ‘apparente’, cioè priva di una reale argomentazione logica, e non semplicemente quando la si ritiene discutibile nel merito.

Il fatto che un dispositivo elettronico sia protetto da PIN e inaccessibile ne impedisce il sequestro?
No, secondo quanto emerge dalla sentenza, il sequestro è stato confermato nonostante il telefono fosse protetto e inaccessibile. La legittimità della misura si fonda sulla sua necessità e funzionalità ai fini dell’indagine per verificare l’ipotesi di accusa, a prescindere dalla successiva possibilità tecnica di accedere ai dati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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