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Sequestro probatorio: quando la motivazione è valida?

La Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi contro un’ordinanza che confermava un sequestro probatorio di denaro. La Corte ha stabilito che una motivazione inizialmente carente nel decreto di sequestro può essere validamente integrata dalle argomentazioni del Pubblico Ministero in sede di riesame. In questo caso, il sequestro è stato ritenuto legittimo non per il denaro in sé, ma per le specifiche modalità di conservazione (fascette con appunti), ritenute essenziali per l’accertamento dei fatti.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio di Denaro: La Motivazione Carente Può Essere Salvata?

Un recente intervento della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 45607 del 2024, torna a fare luce su un tema cruciale della procedura penale: la validità del sequestro probatorio quando il decreto iniziale è privo di una motivazione adeguata. La pronuncia chiarisce un principio fondamentale: una motivazione carente non determina automaticamente una nullità insanabile, ma può essere ‘integrata’ dal Pubblico Ministero nel successivo giudizio di riesame. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Un Sequestro Contestato

Il caso trae origine da un decreto di perquisizione e sequestro probatorio emesso dal Pubblico Ministero presso il Tribunale di Firenze. A seguito dell’operazione, venivano sequestrate somme di denaro a tre soggetti, i quali decidevano di impugnare il provvedimento. Proponevano istanza di riesame, lamentando che il decreto del PM fosse totalmente privo di motivazione in ordine alla necessità di sequestrare quel denaro per l’accertamento dei fatti.

Nonostante le doglianze, il Tribunale di Firenze rigettava la richiesta di riesame, confermando la legittimità del sequestro. Contro questa decisione, i tre indagati hanno proposto ricorso per cassazione, ribadendo la nullità del provvedimento originario.

La Questione del Sequestro Probatorio e la Motivazione

Il nodo centrale della questione, sottoposto all’attenzione della Suprema Corte, riguardava due aspetti concatenati:
1. Se un decreto di sequestro probatorio, privo di motivazione sulla finalità investigativa, sia affetto da nullità.
2. Se tale eventuale nullità possa essere ‘sanata’ o ‘integrata’ successivamente, in sede di riesame, dalle argomentazioni del Pubblico Ministero.

I ricorrenti sostenevano che il vizio originario fosse così grave da non poter essere corretto a posteriori, rendendo l’intero sequestro illegittimo sin dall’inizio. La difesa, infatti, argomentava che il Tribunale del riesame, nel confermare il sequestro, avesse impropriamente ‘sanato’ un atto nullo, avallando una motivazione fornita solo in un secondo momento dalla pubblica accusa.

La Decisione della Cassazione: Integrazione Possibile nel Contraddittorio

La Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi, ritenendoli infondati, e ha fornito chiarimenti essenziali sulla disciplina del sequestro probatorio. La sentenza si sviluppa lungo due direttrici argomentative principali.

Le Motivazioni della Sentenza

In primo luogo, la Corte ha ribadito un principio già consolidato dalle Sezioni Unite: ogni decreto di sequestro probatorio, anche quando riguarda il corpo del reato, deve contenere una motivazione specifica sulla finalità perseguita per l’accertamento dei fatti. L’assenza di tale motivazione inficia di nullità il provvedimento.

Tuttavia, la Corte ha precisato un punto fondamentale sulla ‘sanabilità’ di tale vizio. Richiamando precedenti giurisprudenziali, ha affermato che, sebbene il Tribunale del riesame non possa, di propria iniziativa, ‘inventare’ una motivazione che il PM ha omesso, è invece del tutto legittimo che sia lo stesso Pubblico Ministero a integrare e specificare le ragioni del sequestro durante l’udienza di riesame. In tale sede, infatti, si instaura un pieno contraddittorio tra le parti, e l’accusa ha la facoltà di esporre compiutamente gli elementi che giustificano la misura.

Nel caso di specie, il PM aveva effettivamente spiegato, in sede di riesame, che il sequestro era necessario per ‘comprendere l’impiego ed il trasferimento delle somme di denaro e la loro provenienza’. Questa integrazione, secondo la Cassazione, è stata rituale e tempestiva.

In secondo luogo, la Corte ha analizzato la sufficienza della motivazione ‘integrata’. Trattandosi di denaro, un bene fungibile, la prova non deriva dalla sua mera esistenza, ma dalla sua ‘materialità’. Il sequestro è giustificato solo se le specifiche caratteristiche delle banconote o le modalità della loro conservazione sono rilevanti per le indagini. In questo caso, il denaro era conservato ‘in fascette, ciascuna delle quali riportante appunti inerenti nomi di banche o di locali’. Proprio questi appunti, secondo la Corte, rendevano le banconote un elemento di prova cruciale, necessario per eseguire controlli sulla contabilità dei locali di ristorazione gestiti dagli indagati. La motivazione, quindi, non era apparente ma concreta e pertinente.

Conclusioni

La sentenza n. 45607/2024 offre due importanti lezioni pratiche. La prima è che un errore di motivazione nel decreto di sequestro probatorio iniziale non è necessariamente fatale: il Pubblico Ministero può rimediare esplicitando le sue ragioni in sede di riesame, nel contraddittorio con la difesa. La seconda è che, nel caso di sequestro di denaro, la legittimità della misura dipende strettamente dalla capacità dell’accusa di dimostrare come la materialità del bene (il modo in cui è conservato, eventuali segni, appunti, ecc.) sia funzionale all’accertamento del reato.

Un decreto di sequestro probatorio senza motivazione è sempre nullo?
Sì, la Corte di Cassazione ribadisce che un decreto di sequestro probatorio deve sempre contenere un’idonea motivazione che spieghi la finalità perseguita per l’accertamento dei fatti, a pena di nullità.

Una motivazione carente può essere corretta in un secondo momento?
Sì. Sebbene il Tribunale del riesame non possa supplire di sua iniziativa alla mancanza di motivazione, il Pubblico Ministero può legittimamente integrare e specificare le ragioni del sequestro durante l’udienza di riesame, nel contraddittorio tra le parti.

Perché il sequestro di denaro è stato ritenuto legittimo in questo caso?
Il sequestro è stato considerato legittimo non per il denaro in sé, ma per le sue specifiche modalità di conservazione. Il denaro era raccolto in fascette che riportavano appunti con nomi di banche e locali. Questi dettagli sono stati ritenuti elementi di prova essenziali per svolgere indagini sulla contabilità dei locali gestiti dagli indagati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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