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Sequestro probatorio: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato contro il sequestro di denaro e telefoni cellulari. La sentenza chiarisce i limiti del ricorso in materia di sequestro probatorio e preventivo, specificando che per il primo è sufficiente una motivazione sintetica e per il secondo, se disposto ‘per sproporzione’, non è necessario un nesso causale diretto con il reato.

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Pubblicato il 22 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio e Preventivo: La Cassazione Fissa i Paletti per l’Impugnazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 36363/2025) offre importanti chiarimenti sui limiti dell’impugnazione avverso i provvedimenti di sequestro. In particolare, la Corte si è pronunciata sull’ammissibilità di un ricorso contro un sequestro probatorio di telefoni cellulari e un sequestro preventivo di denaro, emessi nell’ambito di un’indagine per spaccio di stupefacenti. La decisione sottolinea come il ricorso in Cassazione sia consentito solo per violazione di legge e non per una rivalutazione dei fatti.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un individuo indagato per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. Nei suoi confronti, l’autorità giudiziaria aveva disposto due distinte misure:
1. Il sequestro preventivo di una somma di 2.380 euro, finalizzato alla successiva confisca “per sproporzione”.
2. Il sequestro probatorio di due telefoni cellulari, ritenuti strumenti utili per l’accertamento dei fatti.

L’indagato, tramite il suo difensore, aveva impugnato tali provvedimenti davanti al Tribunale del Riesame, sostenendo che la somma di denaro derivasse da una lecita attività lavorativa e che non fosse stata esplicitata la connessione tra i telefoni e l’attività di spaccio. Il Tribunale del Riesame aveva rigettato le richieste, confermando i sequestri. Contro questa decisione, l’indagato ha proposto ricorso per Cassazione.

La Decisione della Corte sul Sequestro Probatorio

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio fondamentale: il ricorso per Cassazione contro le ordinanze in materia di sequestro (sia preventivo che probatorio) è ammesso solo per violazione di legge. In tale nozione rientrano anche i vizi di motivazione, ma solo se talmente gravi da rendere l’argomentazione del giudice del tutto mancante, contraddittoria o manifestamente illogica.

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la motivazione del Tribunale del Riesame, seppur sintetica, fosse pienamente valida. Per quanto riguarda il sequestro probatorio dei telefoni cellulari, i giudici hanno affermato che, data la tipologia di reato (spaccio di droga), il contenuto dei dispositivi mobili costituisce la fonte informativa primaria per ricostruire la rete di fornitori e clienti. Pertanto, la motivazione che lega i telefoni all’attività illecita è intrinseca alla natura stessa del reato contestato e non necessita di ulteriori e più analitiche specificazioni.

Il Sequestro Preventivo e la Confisca per Sproporzione

Anche riguardo al sequestro preventivo del denaro, la Cassazione ha ritenuto infondate le censure della difesa. Il provvedimento era finalizzato alla cosiddetta confisca “per sproporzione”, prevista dall’art. 240-bis del codice penale e dall’art. 85-bis del Testo Unico sugli Stupefacenti. Questo tipo di confisca non richiede la prova di un collegamento causale diretto tra il bene sequestrato e il singolo reato commesso. È sufficiente che vi sia una sproporzione tra i beni posseduti e il reddito dichiarato o l’attività economica svolta, e che l’indagato non sia in grado di giustificarne la legittima provenienza. La difesa, insistendo sulla necessità di dimostrare un nesso funzionale, ha proposto una doglianza non pertinente rispetto alla natura del sequestro disposto.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri. In primo luogo, la netta distinzione tra il giudizio di merito e quello di legittimità. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella del giudice del riesame, ma solo verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Nel caso in esame, il Tribunale aveva fornito una giustificazione coerente e completa per entrambi i sequestri, rendendo il ricorso un mero tentativo di ottenere una nuova valutazione nel merito, non consentita in sede di legittimità.

In secondo luogo, la Corte ha applicato la giurisprudenza consolidata sia in materia di sequestro probatorio, dove per certi reati la pertinenza di determinati oggetti (come i cellulari per lo spaccio) è quasi in re ipsa, sia in materia di sequestro finalizzato alla confisca per sproporzione, che segue regole probatorie differenti rispetto alla confisca ordinaria.

Le Conclusioni

La sentenza consolida l’orientamento secondo cui i motivi di ricorso per Cassazione in materia di misure cautelari reali devono essere specifici e focalizzati su una chiara violazione di legge, evitando di trasformarsi in un terzo grado di giudizio di merito. Per gli operatori del diritto, ciò significa che l’impugnazione di un sequestro deve basarsi su vizi radicali della motivazione o su errori nell’applicazione delle norme, e non sulla semplice contestazione delle valutazioni fattuali del giudice. La pronuncia, inoltre, condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma alla Cassa delle ammende, a causa della manifesta infondatezza del ricorso, fungendo da monito contro impugnazioni dilatorie o pretestuose.

Quando è ammissibile un ricorso in Cassazione contro un’ordinanza di sequestro?
Il ricorso è ammesso solo per violazione di legge. Ciò include anche i vizi della motivazione, ma solo se sono così radicali da renderla mancante, priva di coerenza, completezza e ragionevolezza, e quindi inidonea a far comprendere l’iter logico seguito dal giudice.

Per il sequestro probatorio di un cellulare in un caso di spaccio, è necessaria una motivazione dettagliata?
No. Secondo la Corte, una motivazione anche sintetica può essere sufficiente, poiché per la tipologia di reato (spaccio), i telefoni cellulari costituiscono la fonte informativa primaria per l’accertamento della rete di fornitori e clienti, rendendo evidente il loro collegamento con l’attività illecita.

È necessario provare un collegamento diretto tra il denaro sequestrato e il reato di spaccio se il sequestro è finalizzato alla confisca ‘per sproporzione’?
No. La sentenza chiarisce che per la confisca c.d. “per sproporzione” (ai sensi degli artt. 240-bis c.p. e 85-bis d.P.R. 309/1990) non è necessario dimostrare quel collegamento causale o funzionale del possesso del denaro con il reato. È sufficiente che vi sia una sproporzione ingiustificata tra i beni e il reddito dell’indagato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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