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Sequestro probatorio: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una società contro un sequestro probatorio di giacche con marchio contraffatto. La sentenza chiarisce i requisiti di legittimazione ad agire e i termini procedurali per il riesame, ribadendo che in questa fase si valuta solo la configurabilità astratta del reato (fumus commissi delicti) e non la fondatezza dell’accusa.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio: la Cassazione fa chiarezza su limiti e ammissibilità

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3219/2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: il sequestro probatorio. La decisione offre importanti spunti di riflessione sui requisiti per impugnare tale misura e sui limiti del sindacato del giudice in sede di riesame, specialmente in contesti di presunta contraffazione di marchi. Il caso riguarda una società a cui erano stati sequestrati migliaia di capi di abbigliamento.

I Fatti del Caso: Il Sequestro dei Capi di Abbigliamento

Il procedimento ha origine da un provvedimento di sequestro probatorio emesso dalla Procura, poi convalidato dal Tribunale di Roma. Oggetto del sequestro erano due giubbotti trovati in un punto vendita e oltre quattromila giacche simili rinvenute nel magazzino di una società. Secondo l’accusa, tali capi riproducevano un marchio registrato di una nota casa di moda, seppur in forma parzialmente alterata, ma comunque idonea a ingannare il consumatore medio.

La società, tramite il suo legale rappresentante, proponeva richiesta di riesame, che veniva però rigettata dal Tribunale. Contro questa decisione, la difesa presentava ricorso per cassazione.

L’Impugnazione in Cassazione: i Motivi del Ricorso

Il ricorso si fondava su due principali motivi di doglianza.

Violazione delle Norme Processuali

In primo luogo, il ricorrente lamentava la violazione dell’art. 309, comma 9, del codice di procedura penale. Sosteneva che il Tribunale del Riesame avesse deciso oltre il termine previsto dalla legge (nella fattispecie, diciassette giorni dopo la ricezione degli atti), causando una presunta perdita di efficacia della misura cautelare.

Vizi di Motivazione sul sequestro probatorio e la Contraffazione

Nel merito, la difesa contestava la valutazione del Tribunale riguardo alla confondibilità dei marchi. Si evidenziava come il giudice avesse ignorato le consulenze tecniche di parte, basando la propria decisione su “fonti aperte” e nozioni di comune esperienza. Si sottolineava, inoltre, che sui capi sequestrati era presente anche un’altra etichetta con il marchio della società produttrice, elemento che, secondo il ricorrente, avrebbe dovuto escludere ogni rischio di confusione per l’acquirente.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, smontando punto per punto le argomentazioni difensive con un’analisi rigorosa.

Inammissibilità del Ricorso Personale

La Corte ha preliminarmente chiarito che il ricorso, proposto dal legale rappresentante sia in proprio (come indagato) sia per conto della società, era inammissibile sotto il primo profilo. L’indagato non titolare del bene sequestrato può impugnare la misura solo se vanta un interesse concreto e attuale alla restituzione, interesse che in questo caso apparteneva esclusivamente alla società proprietaria dei beni.

Infondatezza del Motivo Procedurale

Sul presunto ritardo nella decisione, la Cassazione ha ribadito un principio consolidato: i termini per la decisione del riesame in materia di misure cautelari reali (come il sequestro probatorio) sono disciplinati dall’art. 324 c.p.p., non dall’art. 309. Il termine perentorio di dieci giorni per la decisione decorre dal momento in cui il tribunale ritiene completa l’acquisizione degli atti, e non dalla semplice ricezione. Di conseguenza, il motivo è stato ritenuto manifestamente infondato.

Infondatezza del Motivo sulla Contraffazione

Il cuore della pronuncia riguarda i limiti del controllo giudiziale in sede di riesame. La Corte ha ribadito che il giudice non deve accertare la fondatezza dell’accusa, ma solo la sussistenza del fumus commissi delicti, ovvero la configurabilità astratta del reato. L’obiettivo del sequestro probatorio è assicurare le fonti di prova per le future indagini.

In quest’ottica, l’alterazione anche solo parziale di un marchio è sufficiente a integrare il reato di contraffazione, se idonea a creare confusione con l’originale in un esame sintetico. La presenza di marchi aggiuntivi non è di per sé decisiva se non elimina il rischio di confusione sulla natura e l’origine del prodotto. La motivazione del Tribunale, che aveva colto il “carattere confusorio” della contraffazione, è stata quindi ritenuta adeguata per la fase cautelare.

Le Conclusioni

La sentenza conferma due principi fondamentali. Primo, la legittimazione a impugnare un sequestro spetta a chi ha un interesse diretto alla restituzione del bene, che nel caso di beni societari è la società stessa. Secondo, il riesame di un sequestro probatorio ha una funzione limitata alla verifica della astratta configurabilità del reato e della necessità della misura ai fini investigativi, senza entrare nel merito della colpevolezza. Una decisione che riafferma il carattere strumentale di questa misura cautelare e i confini precisi del controllo di legalità affidato al Tribunale della Libertà.

Chi è legittimato a impugnare un sequestro probatorio di beni appartenenti a una società?
L’impugnazione può essere proposta dalla società, in quanto titolare del diritto alla restituzione dei beni. L’indagato che non sia titolare dei beni può proporre ricorso solo se dimostra di avere un interesse concreto e attuale alla restituzione, distinto da quello della società.

Quali sono i termini per la decisione del Tribunale del Riesame in materia di sequestro probatorio?
Il termine perentorio è di dieci giorni, ma esso decorre non dalla data di ricezione degli atti, bensì dal momento in cui il tribunale ritiene completa l’acquisizione di tutta la documentazione necessaria per decidere.

Cosa valuta il giudice in sede di riesame di un sequestro probatorio per reati di contraffazione?
Il giudice non valuta la fondatezza dell’accusa, ma si limita a verificare la sussistenza del fumus commissi delicti, cioè l’astratta configurabilità del reato ipotizzato. È sufficiente che gli elementi disponibili rendano utile l’acquisizione del bene per le indagini, come nel caso di un marchio che, seppur parzialmente alterato, presenti un carattere confusorio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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