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Sequestro probatorio: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due indagati per riciclaggio contro un’ordinanza di sequestro probatorio di oggetti preziosi. La Corte ha ritenuto i motivi del ricorso generici e infondati, confermando la validità del sequestro ai fini di ulteriori accertamenti, nonostante le contestazioni sulla mancanza del verbale di esecuzione e sull’uso di dichiarazioni dell’indagata.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro probatorio: la Cassazione chiarisce i limiti del ricorso

Una recente sentenza della Corte di Cassazione fornisce importanti chiarimenti sui presupposti e i limiti del ricorso avverso un provvedimento di sequestro probatorio. La Corte ha dichiarato inammissibile l’impugnazione presentata da due soggetti indagati per riciclaggio, confermando la legittimità del vincolo reale apposto su 21 oggetti preziosi. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione per comprendere meglio i principi di diritto applicati.

I Fatti di Causa

Il Tribunale di Grosseto, in sede di riesame, aveva confermato un decreto di sequestro probatorio emesso dal Pubblico Ministero nei confronti di due persone, gestori di un’attività di compro-oro, indagate per il reato di riciclaggio. Il sequestro riguardava 21 oggetti preziosi. Gli indagati, ritenendo illegittimo il provvedimento, hanno proposto ricorso per cassazione tramite il loro difensore, sollevando diverse questioni di legittimità.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha articolato il ricorso sulla base di tre motivi principali:

1. Nullità del decreto: Si lamentava la mancanza agli atti del verbale di esecuzione del sequestro, un vizio formale che, secondo i ricorrenti, avrebbe inficiato la validità dell’intero atto.
2. Violazione di legge sul fumus commissi delicti: I ricorrenti contestavano l’utilizzo, da parte degli inquirenti, delle dichiarazioni rese da una degli indagati, che non era stata in grado di specificare la provenienza dei preziosi. Tali dichiarazioni, a loro dire, erano state smentite da documentazione prodotta successivamente in sede di riesame. Inoltre, si sottolineava che i beni non erano stati annotati sul registro obbligatorio del negozio.
3. Omessa motivazione: Veniva criticata la motivazione del Tribunale in merito alla finalità probatoria del sequestro, ritenuta generica e non idonea a giustificare il mantenimento del vincolo.

Il sequestro probatorio e la Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, dichiarandolo inammissibile per diverse ragioni. I giudici hanno smontato punto per punto le argomentazioni difensive, ribadendo principi consolidati in materia di misure cautelari reali.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione sulle seguenti argomentazioni:

* Sul primo motivo (mancanza del verbale): I giudici hanno accertato che i beni erano già stati oggetto di un precedente sequestro preventivo, alla cui esecuzione aveva partecipato anche il difensore. Sebbene quel primo provvedimento non fosse stato convalidato, i beni non erano stati restituiti perché contestualmente era stato emesso il nuovo decreto di sequestro probatorio. Di conseguenza, essendo i beni già materialmente trattenuti, non era necessario redigere un nuovo verbale di esecuzione.

Sul secondo motivo (fumus commissi delicti): La Cassazione ha chiarito che il sospetto di reato non si basava unicamente sulle dichiarazioni dell’indagata. Elementi ben più solidi erano emersi dalle indagini della polizia giudiziaria: i preziosi non erano stati trascritti nell’apposito registro obbligatorio, e mancava qualsiasi indicazione del cliente che li aveva consegnati e delle modalità di pagamento. Questi elementi, anche senza considerare le dichiarazioni contestate, erano più che sufficienti a configurare il fumus commissi delicti* del reato di riciclaggio. La Corte ha inoltre ricordato che chi lamenta l’inutilizzabilità di una prova deve dimostrare che, senza di essa, la decisione sarebbe stata diversa (c.d. “prova di resistenza”).

* Sul terzo motivo (omessa motivazione): La Corte ha ritenuto la motivazione del Tribunale né omessa né apparente. Il Tribunale aveva infatti specificato chiaramente la necessità probatoria del sequestro: consentire accertamenti sui beni, come la creazione di un fascicolo fotografico, schede descrittive e verifiche su banche dati. Infine, la Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il ricorso contro le ordinanze in materia di misure cautelari reali è ammesso solo per violazione di legge (art. 325 c.p.p.), e non per vizi logici della motivazione, a meno che questa non sia talmente carente o contraddittoria da risultare incomprensibile.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma la rigidità dei presupposti per l’ammissibilità del ricorso per cassazione in materia di misure cautelari reali. La Corte sottolinea che non basta sollevare generiche censure sulla motivazione o su singoli elementi probatori. È necessario, invece, dimostrare una chiara violazione di legge o una motivazione inesistente o manifestamente illogica. La decisione conferma che la presenza di elementi oggettivi, come la mancata registrazione di beni preziosi in un’attività commerciale, costituisce un solido fondamento per giustificare un sequestro probatorio finalizzato a investigare l’origine dei beni stessi.

Quando non è necessario un nuovo verbale di esecuzione per un sequestro probatorio?
Non è necessario redigere un nuovo verbale di esecuzione se il sequestro probatorio viene emesso contestualmente alla mancata convalida di un precedente sequestro sugli stessi beni, i quali non sono mai stati materialmente restituiti e si trovano ancora sotto il controllo dell’autorità giudiziaria.

Cosa deve dimostrare chi contesta l’uso di una prova in Cassazione?
Chi lamenta in Cassazione l’inutilizzabilità di un elemento di prova a carico deve illustrare, a pena di inammissibilità, l’incidenza decisiva di tale elemento. Deve cioè dimostrare che, anche eliminando quella prova, le restanti risultanze non sarebbero state sufficienti a giustificare la decisione del giudice (la cosiddetta “prova di resistenza”).

Per quali vizi si può ricorrere in Cassazione contro un sequestro?
Secondo l’art. 325 c.p.p., il ricorso per cassazione contro le ordinanze emesse in sede di riesame su misure cautelari reali è ammesso solo per violazione di legge. Ciò include sia gli errori nell’applicazione delle norme (errores in iudicando) sia i vizi procedurali (errores in procedendo), nonché i vizi della motivazione così radicali da renderla inesistente, meramente apparente o del tutto incomprensibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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