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Sequestro probatorio: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un indagato contro un sequestro probatorio per spaccio di stupefacenti. I motivi, incentrati sulla presunta inutilizzabilità degli atti di indagine e sull’illegittimità del sequestro di beni non menzionati nel decreto, sono stati respinti. La Corte ha stabilito che un’eccezione procedurale non può essere sollevata per la prima volta in Cassazione e ha ribadito il principio secondo cui spetta al Pubblico Ministero qualificare giuridicamente un sequestro urgente, potendolo trasformare da probatorio a preventivo, rendendo così le doglianze dell’indagato non pertinenti.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro probatorio: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile

Il sequestro probatorio è uno strumento fondamentale nelle indagini penali, ma la sua applicazione deve rispettare rigide regole procedurali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sui limiti di impugnazione di tale provvedimento, dichiarando inammissibile un ricorso che sollevava questioni procedurali in modo tardivo e infondato. Analizziamo la decisione per comprendere i principi affermati dai giudici.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un’ordinanza del Tribunale del riesame di Roma, che confermava un decreto di sequestro probatorio emesso dal Pubblico Ministero nei confronti di un uomo indagato per spaccio di sostanze stupefacenti. L’indagine si basava su intercettazioni che suggerivano il coinvolgimento dell’indagato in cessioni di cocaina. Il sequestro riguardava materiale per il confezionamento della droga e uno smartphone, ritenuti pertinenti al reato contestato.

L’indagato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per Cassazione contro tale ordinanza, lamentando diverse violazioni della legge processuale penale.

I Motivi del Ricorso

La difesa ha articolato il ricorso su tre principali motivi:

1. Inutilizzabilità delle indagini: Si sosteneva che le attività investigative fossero state compiute oltre i termini di durata massima previsti dalla legge (art. 405 c.p.p.), poiché la richiesta di proroga sarebbe stata presentata tardivamente. Questo, secondo la difesa, avrebbe reso inutilizzabili tutti gli elementi raccolti, compresi quelli che avevano portato all’identificazione dell’indagato.
2. Sequestro illegittimo di beni ulteriori: La polizia giudiziaria, durante l’esecuzione, aveva sequestrato anche due orologi e del denaro contante, beni non menzionati nel decreto originario. Successivamente, il Giudice per le indagini preliminari (GIP), invece di convalidare il sequestro, ne aveva disposto uno nuovo, di natura preventiva, per un reato diverso (autoriciclaggio), trasformando di fatto il sequestro in un mezzo per ricercare un altro reato.
3. Mancanza di motivazione: Il decreto di sequestro probatorio relativo agli orologi e al denaro non conteneva, secondo il ricorrente, una motivazione specifica sul rapporto di pertinenzialità con il reato, vizio che il Tribunale del riesame non avrebbe potuto sanare.

Sequestro probatorio e qualificazione giuridica: le motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile, fornendo una chiara analisi di ciascun motivo sollevato.

Sulla tardività dell’eccezione

Il primo motivo, relativo alla presunta inutilizzabilità delle indagini, è stato ritenuto inammissibile ai sensi dell’art. 606, comma 3, c.p.p. La Corte ha evidenziato che tale eccezione era stata sollevata per la prima volta in sede di ricorso per Cassazione, una sede non idonea a introdurre nuove questioni procedurali. Inoltre, i giudici hanno definito il motivo come ‘manifestamente infondato’, poiché un esame degli atti ha rivelato che l’iscrizione nel registro delle notizie di reato era avvenuta in una data diversa da quella indicata dal ricorrente, rendendo la richiesta di proroga delle indagini perfettamente tempestiva.

Sulla corretta qualificazione del sequestro

Per quanto riguarda gli altri due motivi, la Corte ha richiamato un principio giuridico consolidato (ius receptum): spetta al Pubblico Ministero attribuire la corretta qualificazione giuridica a un sequestro effettuato d’urgenza dalla polizia giudiziaria. La polizia, infatti, ha il potere di agire in via d’urgenza sia per fini probatori che preventivi.

Nel caso specifico, il PM prima e il GIP poi avevano correttamente qualificato il sequestro del denaro e degli orologi come preventivo, e non come sequestro probatorio. Di conseguenza, le argomentazioni della difesa, interamente costruite sulla disciplina del sequestro probatorio, erano inconferenti e non pertinenti alla natura effettiva del provvedimento impugnato.

Le Conclusioni della Corte

La Corte di Cassazione ha concluso per l’inammissibilità del ricorso. Questa decisione sottolinea due aspetti cruciali per la pratica legale. In primo luogo, le eccezioni procedurali, come quelle sulla durata delle indagini, devono essere sollevate tempestivamente nei gradi di merito e non possono essere presentate per la prima volta in Cassazione. In secondo luogo, è fondamentale inquadrare correttamente la natura giuridica del provvedimento che si intende impugnare. Contestare un sequestro preventivo con argomenti validi solo per il sequestro probatorio conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità. Stante l’inammissibilità e l’assenza di colpa, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile contestare per la prima volta in Cassazione la presunta inutilizzabilità delle indagini per superamento dei termini?
No, la Corte ha stabilito che tale motivo di ricorso è inammissibile se proposto per la prima volta in sede di legittimità, oltre a essere, nel caso specifico, manifestamente infondato nel merito.

Cosa succede se la polizia giudiziaria sequestra beni non menzionati nel decreto di sequestro probatorio?
Spetta al Pubblico Ministero qualificare giuridicamente il sequestro operato d’urgenza. Egli può qualificarlo come preventivo anziché probatorio e richiederne la convalida al giudice, come avvenuto in questo caso per gli orologi e il denaro.

Qual è la conseguenza di un ricorso in Cassazione dichiarato inammissibile?
Il ricorrente, oltre a non ottenere una revisione del provvedimento impugnato, viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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