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Sequestro probatorio: quando il ricorso è generico

Un imprenditore, indagato per reati finanziari, si oppone al sequestro probatorio di due orologi di lusso. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché le motivazioni erano troppo generiche e non contestavano il punto cruciale, ovvero che i beni fossero il provento del reato. La sentenza ribadisce inoltre che i beni soggetti a confisca obbligatoria non possono essere restituiti.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio: La Cassazione Dichiara Inammissibile il Ricorso Troppo Generico

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22653/2024, ha affrontato un interessante caso in materia di sequestro probatorio, fornendo chiarimenti cruciali sui requisiti di ammissibilità di un ricorso e sui limiti alla restituzione dei beni sequestrati. La decisione riguarda il mantenimento del sequestro su due orologi di lusso, acquistati da un indagato con fondi sospettati di provenire da attività illecite. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e i principi di diritto affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Orologi di Lusso e Sospetti Proventi Illeciti

La vicenda trae origine da un’indagine a carico di un imprenditore per reati di natura finanziaria, tra cui la truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e l’autoriciclaggio (artt. 640-bis, 316-ter e 648-ter c.p.). Durante le indagini, la Guardia di Finanza aveva sottoposto a sequestro quattro orologi di lusso di sua proprietà.

L’indagato aveva richiesto la restituzione dei beni, ma il Pubblico Ministero aveva respinto l’istanza. A seguito di opposizione, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) aveva accolto parzialmente la richiesta, ordinando la restituzione di due orologi, ma mantenendo il sequestro probatorio sugli altri due. La ragione di questa decisione risiedeva nel fatto che questi ultimi erano stati acquistati in un’epoca considerata “sospetta”, coincidente con le condotte illecite contestate. Secondo l’accusa, i fondi utilizzati per l’acquisto provenivano dalla monetizzazione di crediti d’imposta fittizi, ottenuti tramite una società riconducibile all’indagato.

Il Ricorso in Cassazione e le Argomentazioni della Difesa

Contro l’ordinanza del GIP, la difesa dell’imprenditore ha proposto ricorso per Cassazione. Le argomentazioni, tuttavia, sono state giudicate dalla Suprema Corte come una serie di critiche generiche alla motivazione del provvedimento impugnato. La difesa sosteneva una presunta illogicità e carenza motivazionale, senza però articolare uno specifico motivo di diritto e, soprattutto, senza spiegare perché i due orologi non dovessero essere considerati corpo del reato o, più specificamente, provento delle attività delittuose contestate. Si trattava, in sostanza, di una contestazione generica che proponeva una lettura alternativa dei fatti, non consentita in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Cassazione: Quando un sequestro probatorio è legittimo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione su principi consolidati della procedura penale.

Genericità delle Doglianze: Un Vizio Fatale

Il primo punto cruciale evidenziato dalla Corte è la genericità delle doglianze del ricorrente. Un ricorso in Cassazione non può limitarsi a lamentare una motivazione ritenuta insoddisfacente, ma deve individuare vizi di legge specifici. Nel caso del sequestro probatorio, il presupposto per chiederne la revoca e la conseguente restituzione è dimostrare che i beni non costituiscono corpo del reato. Il ricorrente non ha fornito alcuna argomentazione specifica su questo punto, rendendo il suo ricorso inammissibile.

Il Principio della Confisca Obbligatoria

La Corte ha poi richiamato un principio fondamentale: i beni soggetti a confisca obbligatoria non possono essere restituiti. Poiché all’indagato era contestato anche il reato di cui all’art. 648-ter c.p. (autoriciclaggio), i beni ritenuti provento di tale delitto sono per legge destinati alla confisca in caso di condanna. La giurisprudenza delle Sezioni Unite (sent. n. 40847/2019) ha chiarito che questo divieto di restituzione opera non solo per il sequestro preventivo, ma anche in caso di annullamento di un decreto di sequestro probatorio. La necessità di mantenere il vincolo sui beni è quindi rafforzata dalla loro potenziale destinazione finale alla confisca.

Sufficienza della Motivazione del Giudice

Contrariamente a quanto sostenuto dalla difesa, la Cassazione ha ritenuto che la motivazione del GIP fosse adeguata. Il giudice aveva chiaramente evidenziato la necessità di mantenere il sequestro a fini probatori, data la coincidenza temporale tra l’acquisto degli orologi e i reati contestati, e l’ipotizzata provenienza illecita delle risorse economiche utilizzate.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, chi intende opporsi a un provvedimento di sequestro probatorio deve formulare motivi di ricorso specifici e pertinenti, attaccando i presupposti legali della misura cautelare e non limitandosi a una critica generica della motivazione. In secondo luogo, la contestazione di reati che prevedono la confisca obbligatoria dei proventi, come l’autoriciclaggio, rappresenta un ostacolo quasi insormontabile alla restituzione dei beni sequestrati, poiché la finalità della misura si estende oltre la mera necessità probatoria, proiettandosi verso la futura sanzione patrimoniale.

È possibile impugnare in Cassazione l’ordinanza del GIP che decide su un’istanza di dissequestro?
Sì, la sentenza conferma che, in base a precedenti pronunce delle Sezioni Unite, il ricorso per Cassazione avverso l’ordinanza con cui il GIP decide sull’opposizione al diniego di restituzione del Pubblico Ministero è ammissibile per tutti i motivi indicati dall’art. 606, comma primo, cod. proc. pen.

Perché il ricorso dell’indagato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le argomentazioni erano formulate in modo generico. La difesa non ha spiegato le ragioni per cui i beni sequestrati non sarebbero corpo del reato, che è il presupposto fondamentale per poterne chiedere la restituzione, limitandosi a contestare la motivazione del provvedimento in modo non specifico.

I beni sequestrati possono essere restituiti se sono soggetti a confisca obbligatoria?
No. La Corte ha ribadito il principio secondo cui le cose soggette a confisca obbligatoria, come i proventi del reato di autoriciclaggio (art. 648-ter c.p.), non possono essere restituite. Questo divieto si applica anche in caso di annullamento del decreto di sequestro probatorio, poiché prevale la necessità di assicurare la futura sanzione patrimoniale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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