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Sequestro probatorio: quando il denaro è provento di reato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di sequestro probatorio di oltre 33.000 euro. Il denaro, trovato nell’abitazione della ricorrente, era confezionato in modo sospetto e con annotazioni riconducibili allo spaccio. Sebbene la droga fosse stata rinvenuta nelle parti comuni dell’edificio, la Corte ha ritenuto la motivazione del sequestro solida, basata su un quadro indiziario grave, preciso e concordante, inclusa una macroscopica sproporzione reddituale. L’impugnazione è stata respinta perché mirava a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio di Denaro: la Prova del Reato e i Limiti del Ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26308 del 2024, ha affrontato un caso emblematico in materia di sequestro probatorio di denaro contante, ritenuto provento di attività di spaccio di sostanze stupefacenti. Questa decisione offre importanti chiarimenti sui presupposti che giustificano tale misura e sui limiti del sindacato di legittimità in queste circostanze.

I Fatti del Caso

L’indagine ha origine da una perquisizione effettuata dai Carabinieri presso un complesso residenziale. Durante le operazioni, gli agenti rinvenivano una significativa quantità di hashish (180 grammi) occultata sui tetti, in corrispondenza delle aree comuni adiacenti alle abitazioni della ricorrente e dei suoi familiari. Nelle vicinanze della sostanza, venivano trovati anche materiali per il confezionamento e bigliettini riconducibili alla contabilità dello spaccio.

La scoperta più rilevante avveniva però all’interno dell’abitazione della ricorrente: una somma di 33.705,20 euro in contanti. Il denaro non era semplicemente custodito, ma suddiviso in undici mazzetti, sigillati con cellophane e riposti in buste sottovuoto. Su di essi erano presenti annotazioni e sigle, come la scritta “CRAK”, che lo collegavano in modo inequivocabile al traffico di stupefacenti. Il Tribunale del Riesame confermava il sequestro, evidenziando non solo questi elementi, ma anche una macroscopica sproporzione tra il patrimonio e i redditi dichiarati dal nucleo familiare, con un indicatore negativo di oltre 700.000 euro.

La Questione Giuridica e i Motivi del Ricorso

La difesa della ricorrente ha impugnato l’ordinanza del Tribunale del Riesame davanti alla Corte di Cassazione, lamentando principalmente due vizi:

1. Violazione di legge: Secondo la difesa, la motivazione del provvedimento era solo apparente, in quanto non spiegava adeguatamente il nesso di pertinenzialità tra il denaro sequestrato e il reato, dato che lo stupefacente era stato trovato fuori dall’abitazione.
2. Vizio di motivazione: Si contestava al Tribunale di aver ignorato la documentazione reddituale prodotta, che a dire della difesa avrebbe dimostrato una capacità economica proporzionata alla somma rinvenuta.

Analisi del sequestro probatorio e dei limiti del ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, cogliendo l’occasione per ribadire alcuni principi fondamentali. Innanzitutto, ha ricordato che il ricorso per cassazione contro le ordinanze in materia di misure cautelari reali, come il sequestro probatorio, è consentito solo per violazione di legge.

In tale nozione rientrano gli errori di diritto e i vizi di motivazione talmente gravi da renderla inesistente o puramente apparente, ovvero incapace di far comprendere l’iter logico seguito dal giudice. Non è invece possibile dedurre la manifesta illogicità o la contraddittorietà della motivazione, né tantomeno richiedere alla Corte una nuova e diversa valutazione degli elementi di fatto.

le motivazioni

Nel caso specifico, la Corte ha stabilito che la motivazione del Tribunale del Riesame era tutt’altro che apparente. Al contrario, era logica, completa e coerente. I giudici di merito avevano correttamente costruito un solido quadro indiziario basato sulla combinazione di più elementi:

* Il rinvenimento dello stupefacente in un contesto ambientale direttamente collegato alla ricorrente.
* Le modalità di confezionamento del denaro, tipiche dell’occultamento di proventi illeciti.
* Le annotazioni esplicite sui mazzetti di banconote.
* La palese e ingiustificata sproporzione tra la somma detenuta e i redditi leciti.

Secondo la Cassazione, le doglianze della ricorrente non denunciavano una reale violazione di legge, ma si risolvevano in una contestazione di merito, proponendo una lettura alternativa delle prove che non può trovare spazio nel giudizio di legittimità.

le conclusioni

La sentenza in esame conferma un principio cruciale: per giustificare un sequestro probatorio di denaro non è necessario il rinvenimento contestuale della sostanza stupefacente nello stesso luogo, ma è sufficiente un quadro indiziario grave, preciso e concordante che ne dimostri la provenienza illecita. La Corte di Cassazione ha il compito di verificare la coerenza logico-giuridica del ragionamento del giudice di merito, non di sostituirsi ad esso nella valutazione dei fatti. Pertanto, un provvedimento di sequestro ben motivato, che analizza e collega tutti gli indizi a disposizione, resiste al vaglio di legittimità, anche di fronte a tesi difensive che tentano di sminuirne la portata.

È possibile disporre il sequestro probatorio di una somma di denaro se la droga non viene trovata nella stessa abitazione?
Sì, la sentenza conferma che è possibile. Il collegamento tra il denaro e il reato può essere stabilito attraverso un quadro indiziario solido e coerente, che includa elementi come il rinvenimento di stupefacenti in aree comuni adiacenti, le particolari modalità di confezionamento del denaro (sottovuoto, in mazzetti con annotazioni), e una evidente sproporzione tra la somma e i redditi dichiarati.

Quali sono i limiti del ricorso in Cassazione contro un’ordinanza di sequestro probatorio?
Il ricorso è ammesso solo per “violazione di legge”. Ciò significa che si possono contestare errori nell’applicazione delle norme giuridiche o una motivazione completamente assente o meramente apparente (cioè così generica da non spiegare il ragionamento del giudice). Non è invece possibile utilizzare il ricorso per chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti o di considerare una diversa interpretazione delle prove.

Cosa si intende per “motivazione apparente” in un provvedimento di sequestro?
Una motivazione è “apparente” quando è composta da frasi di stile, formule generiche o argomentazioni che non si calano nel caso specifico, rendendo impossibile comprendere l’iter logico-giuridico seguito dal giudice. La sentenza chiarisce che una motivazione dettagliata, logica e che collega tra loro tutti gli elementi indiziari non è apparente, anche se la difesa non ne condivide le conclusioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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