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Sequestro probatorio: quando è legittimo? La Cassazione

Un imprenditore contesta un sequestro probatorio di materiali destinati alla produzione di orologi da parete con marchi contraffatti. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la piena legittimità del sequestro. La sentenza chiarisce che il decreto del Pubblico Ministero era adeguatamente motivato, indicando chiaramente sia gli indizi di reato (fumus commissi delicti) sia il nesso di pertinenza tra i beni sequestrati e il reato di contraffazione contestato.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio per Contraffazione: La Cassazione Stabilisce i Limiti della Motivazione

In un recente caso, la Corte di Cassazione si è pronunciata sui requisiti di legittimità di un sequestro probatorio disposto per il reato di contraffazione di marchi. La sentenza offre importanti chiarimenti su quale debba essere il livello minimo di motivazione del decreto del Pubblico Ministero affinché la misura cautelare reale sia valida, specialmente quando l’indagato ne contesta la genericità e la mancanza di prove concrete. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione.

I Fatti di Causa: Analisi del Caso

La vicenda ha origine da un decreto di perquisizione e contestuale sequestro emesso dal Pubblico Ministero presso il Tribunale di Bologna. L’ipotesi di reato era quella prevista dall’art. 473 del codice penale, ossia la produzione e commercializzazione di prodotti con marchi contraffatti. Nello specifico, l’indagine riguardava la creazione di orologi da parete realizzati modificando vecchi dischi in vinile, sui quali venivano applicati loghi e marchi illecitamente riprodotti.

Durante le operazioni, venivano sequestrati computer, macchinari laser, intagliatori e materiali vari come plexiglass e adesivi, tutti ritenuti funzionali all’attività illecita. L’indagato ha impugnato il provvedimento dinanzi al Tribunale del Riesame, lamentando una carenza di motivazione del decreto di sequestro riguardo alla condotta contestata, al fumus commissi delicti e al nesso di pertinenza tra i beni sequestrati e il reato ipotizzato. Il Tribunale ha rigettato l’istanza, confermando la validità del sequestro. Contro tale decisione, l’indagato ha proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte sul sequestro probatorio

La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del Tribunale del Riesame. I giudici supremi hanno ribadito un principio consolidato: il ricorso per cassazione contro le ordinanze in materia di misure cautelari reali, come il sequestro probatorio, è consentito solo per violazione di legge.

Ciò significa che non è possibile lamentare un’illogicità manifesta della motivazione, a meno che questa non sia talmente grave da risultare del tutto assente o meramente apparente. Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la motivazione del Tribunale fosse completa e adeguata, e che avesse correttamente respinto le censure della difesa.

Le Motivazioni della Sentenza

La decisione della Cassazione si fonda su tre pilastri argomentativi principali:

1. Motivazione Sufficiente e Non Apparente

Il Tribunale aveva correttamente evidenziato che il decreto del Pubblico Ministero non era immotivato. Anzi, conteneva tutti gli elementi minimi necessari per comprendere l’iter logico seguito dall’accusa:
Il fatto storico: la realizzazione e vendita di orologi da parete ottenuti da vinili con marchi contraffatti.
Il tempo e il luogo di commissione del presunto reato.
L’indicazione dei beni da ricercare: oggetti e dati informatici funzionali ad accertare l’ipotesi di reato.

Questa specificazione ha permesso di escludere che si trattasse di un sequestro generico o esplorativo, in quanto mirato a reperire prove specifiche.

2. Sussistenza del Fumus Commissi Delicti

La Corte ha confermato che il Tribunale aveva adeguatamente individuato gli indizi del reato di contraffazione (il cosiddetto fumus commissi delicti). Questi indizi erano rappresentati da una serie di elementi fattuali:
– I beni prodotti erano “non ufficiali”.
– Venivano distribuiti senza alcuna licenza dei titolari dei marchi.
– Erano sprovvisti degli adesivi anti-contraffazione previsti per i prodotti originali.
– Potevano essere facilmente confusi con i prodotti autentici.

Questi elementi, nel loro complesso, erano più che sufficienti per giustificare l’adozione del sequestro probatorio a fini investigativi.

3. Il Nesso di Pertinenzialità

Infine, è stato ritenuto evidente il legame di pertinenza tra i beni sequestrati (vinili, computer, adesivi, macchinari) e il reato contestato. Tali oggetti non erano generici, ma rappresentavano gli strumenti e i materiali indispensabili per realizzare i prodotti contraffatti. La loro relazione con l’attività illecita era quindi immediata e diretta, giustificando pienamente il loro sequestro per l’accertamento dei fatti.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa sentenza ribadisce l’orientamento secondo cui il controllo di legittimità sul sequestro probatorio si concentra sulla coerenza logica e sulla sufficienza della motivazione del provvedimento, senza entrare nel merito della colpevolezza dell’indagato. Per la validità del sequestro, è sufficiente che il decreto del PM delinei un’ipotesi di reato credibile (fumus commissi delicti) e spieghi perché i beni sequestrati sono rilevanti per le indagini. Non è richiesta una prova dettagliata e inconfutabile, che apparterrà invece alla fase successiva del giudizio. La decisione rafforza la discrezionalità dell’organo inquirente, purché esercitata entro i limiti di una motivazione comprensibile e non meramente apparente.

Quando un decreto di sequestro probatorio è sufficientemente motivato?
Un decreto di sequestro probatorio è sufficientemente motivato quando, pur senza contenere una prova completa della colpevolezza, espone gli elementi essenziali che giustificano la misura, come il fatto storico contestato, l’ipotesi di reato e il nesso di pertinenzialità tra i beni da sequestrare e il reato stesso, rendendo comprensibile l’iter logico seguito dall’autorità giudiziaria.

È possibile contestare un sequestro probatorio in Cassazione per vizi di motivazione?
Sì, ma solo se il vizio di motivazione è così radicale da renderla inesistente o meramente apparente. Non è possibile contestare in questa sede la manifesta illogicità della motivazione, che è un vizio deducibile solo con altri mezzi di impugnazione e non nel ricorso contro le misure cautelari reali, limitato alla sola “violazione di legge”.

Quali elementi dimostrano il “fumus commissi delicti” nel reato di contraffazione?
Secondo la sentenza, il fumus commissi delicti per il reato di contraffazione può essere dimostrato da una serie di indici fattuali, come la produzione di beni “non ufficiali” riproduttivi di marchi registrati, la loro distribuzione senza licenza, l’assenza di elementi anti-contraffazione (es. adesivi specifici) e la loro confondibilità con i prodotti originali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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