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Sequestro probatorio: quando è legittimo il sequestro?

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di sequestro probatorio di una ingente somma di denaro. La Corte ha chiarito che, in fase cautelare, per giustificare il sequestro è sufficiente l’astratta configurabilità del reato (fumus commissi delicti) e la necessità di compiere accertamenti, senza dover provare la fondatezza dell’accusa. La presenza di alcune banconote false e l’incoerenza tra la somma e il reddito del soggetto sono stati ritenuti indizi sufficienti.

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Pubblicato il 22 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio di Denaro: Legittimità e Limiti secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21992/2024, è tornata a pronunciarsi sui presupposti di legittimità del sequestro probatorio, in particolare quando ha ad oggetto ingenti somme di denaro. La decisione offre importanti chiarimenti sul concetto di fumus commissi delicti e sulla necessità di motivazione del provvedimento cautelare. Il caso analizzato riguarda il sequestro di oltre 155.000 euro, di cui una piccola parte risultata falsa, a un soggetto con un reddito non congruo a giustificarne il possesso.

I fatti di causa

Durante un ordinario controllo stradale, la Polizia Stradale fermava un’autovettura guidata dal ricorrente. Insospettiti dall’atteggiamento dell’uomo e dalla presenza di diversi telefoni cellulari, gli agenti procedevano a un controllo più approfondito. Emergeva che l’uomo era in possesso di un’ingente somma di denaro contante, pari a complessivi 155.960 euro, custodita in parte nelle tasche e in parte in sacchetti e uno zaino. Un controllo a campione, effettuato con un’apparecchiatura specifica, rivelava che cinque banconote da 50 euro erano presumibilmente false.

Ulteriori accertamenti rivelavano che il ricorrente percepiva un reddito non sufficiente a giustificare la disponibilità di tale somma e che suo fratello era stato arrestato in precedenza per riciclaggio, trovato in possesso di oltre 200.000 euro in contanti. Di conseguenza, le forze dell’ordine procedevano al sequestro dell’intero importo e dei telefoni cellulari. Il Pubblico Ministero convalidava il sequestro, ritenendolo utile all’accertamento dei fatti, in particolare per verificare la contraffazione delle banconote e la loro provenienza illecita. Il Tribunale del Riesame confermava il provvedimento, spingendo la difesa a ricorrere per Cassazione.

La decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici di legittimità hanno ribadito che il ricorso contro le ordinanze in materia di sequestro è ammesso solo per violazione di legge. In questo ambito, il controllo della Corte non entra nel merito della fondatezza dell’accusa, ma si limita a verificare che il provvedimento impugnato sia sorretto da una motivazione logica, coerente e sufficiente.

Secondo la Corte, il Tribunale del Riesame ha correttamente valutato la sussistenza del fumus commissi delicti, ovvero l’astratta configurabilità dei reati di riciclaggio (art. 648-bis c.p.) e detenzione di banconote false (art. 453 c.p.). La decisione si è basata su una serie di elementi indiziari coerenti che, nel loro complesso, giustificavano ampiamente la necessità di approfondimenti investigativi attraverso il mantenimento del vincolo cautelare sul denaro.

Le motivazioni del sequestro probatorio

La sentenza si sofferma sui due pilastri che devono sorreggere un provvedimento di sequestro probatorio: l’astratta configurabilità di un reato e la finalità probatoria del vincolo.

Fumus Commissi Delicti

Il Tribunale del Riesame non deve accertare la colpevolezza dell’indagato, ma solo verificare se gli elementi presentati dall’accusa rendono plausibile e sostenibile l’ipotesi di reato. Nel caso di specie, gli elementi a sostegno del fumus erano molteplici:
1. L’ingente quantità di denaro contante, sproporzionata rispetto al reddito dichiarato.
2. Il rinvenimento di banconote presumibilmente false, che ha innescato l’ipotesi del reato di falso nummario.
3. I precedenti del fratello per un reato della stessa natura (riciclaggio), che costituiscono un elemento di contesto rilevante.
4. La presenza di immagini di mazzette di banconote e appunti contabili sui telefoni cellulari.

Questi elementi, letti congiuntamente, sono stati ritenuti sufficienti a delineare un quadro indiziario che rendeva astrattamente configurabili sia il reato di riciclaggio, per l’intera somma, sia quello di detenzione di banconote false.

Le finalità del sequestro

La Corte ha sottolineato che il sequestro probatorio è uno strumento di ricerca della prova. La sua funzione è quella di rendere disponibile all’autorità giudiziaria il corpo del reato o le cose ad esso pertinenti per compiere gli accertamenti necessari a verificare la fondatezza della notitia criminis. In questa fase embrionale del procedimento, è normale che l’imputazione sia ‘fluida’ e che il sequestro serva proprio a definire i contorni esatti della condotta illecita.

Nel caso specifico, il sequestro era finalizzato a:
Verificare la genuinità di tutte le banconote sequestrate tramite accertamenti tecnici.
Indagare sulla provenienza del denaro, per accertare se costituisse il provento di un delitto presupposto al riciclaggio.

Le motivazioni

La Cassazione ha giudicato infondate le censure del ricorrente. La motivazione del provvedimento del Riesame è stata ritenuta adeguata, in quanto ha dato conto, seppur sinteticamente, delle esigenze probatorie che giustificavano il mantenimento del sequestro. La Corte ha ricordato che, per i reati di riciclaggio, non è necessaria l’esatta individuazione giudiziale del delitto presupposto, essendo sufficiente che la sua esistenza sia desumibile logicamente dagli elementi di fatto acquisiti.

Il sequestro, in questa prospettiva, non è un’anticipazione della condanna, ma un atto indispensabile per l’indagine. L’apprensione delle banconote era l’unico modo per poterle analizzare e per svolgere le indagini sulla loro origine. Pertanto, la motivazione che si limita a evidenziare la relazione di immediatezza tra il bene e il reato ipotizzato è da considerarsi sufficiente, soprattutto in una fase iniziale del procedimento.

Conclusioni

La sentenza conferma un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: in sede di riesame di un sequestro probatorio, il controllo del giudice è limitato alla verifica della logicità della motivazione e dell’astratta configurabilità del reato. Non è richiesta una prova certa della colpevolezza, ma un insieme di indizi che renda ragionevole l’ipotesi accusatoria e necessaria l’acquisizione del bene per le indagini. Il ritrovamento di una somma ingente e parzialmente falsa, in assenza di una giustificazione plausibile, costituisce un quadro indiziario solido sufficiente a legittimare il vincolo cautelare reale in funzione dell’accertamento della verità.

Quando è legittimo un sequestro probatorio di denaro?
Secondo la sentenza, il sequestro probatorio è legittimo quando sussiste l’astratta configurabilità di un reato (fumus commissi delicti) e il bene è necessario per l’accertamento dei fatti. Non è richiesta una prova piena della colpevolezza, ma elementi che rendano utile l’indagine sul bene sequestrato.

La presenza di poche banconote false giustifica il sequestro di un’intera somma di denaro?
Sì, la Corte lo ritiene un elemento sufficiente a giustificare il sequestro dell’intera somma. Questo perché la scoperta di alcune banconote false, unita ad altri indizi (come l’ingente quantità di contante e la sproporzione con il reddito), crea il sospetto che l’intera somma possa derivare da attività illecite (riciclaggio) o che possa contenere altre banconote contraffatte, rendendo necessari accertamenti tecnici su tutto il denaro.

Cosa deve motivare il Pubblico Ministero in un decreto di convalida di sequestro probatorio?
Il PM deve motivare, anche in modo conciso, la finalità del sequestro per l’accertamento dei fatti. Deve indicare il legame tra il bene sequestrato e il reato ipotizzato, spiegando perché la sua disponibilità è utile per le indagini, ad esempio per verificare la genuinità delle banconote o la loro provenienza illecita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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