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Sequestro probatorio: quando è legittimo il ricorso?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di sequestro probatorio di una somma di denaro. La Corte ha stabilito che la legittimità del sequestro per ricettazione può fondarsi su una serie di indizi gravi e concordanti, come le modalità di occultamento del denaro, la tentata fuga e le dichiarazioni contraddittorie dell’indagato, senza che sia necessario accertare il delitto presupposto.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio di Denaro: la Cassazione fa il punto sugli indizi sufficienti

Quando può essere considerato legittimo un sequestro probatorio di una cospicua somma di denaro? È sufficiente il solo possesso o sono necessari ulteriori elementi per giustificare una misura così incisiva? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4806 del 2024, offre importanti chiarimenti, ribadendo come un quadro indiziario solido e coerente possa fondare la legittimità del sequestro, anche in assenza di una prova certa del reato presupposto.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un’ordinanza del Tribunale di Milano che confermava un sequestro probatorio su una somma di 25.950 euro in contanti. Il denaro era stato trovato nella disponibilità di un uomo, indagato in via provvisoria per il reato di ricettazione. Il sequestro era stato eseguito dalla polizia giudiziaria e convalidato dal Pubblico Ministero.

Secondo la ricostruzione, il denaro non era custodito presso l’abitazione dell’indagato, ma veniva da lui trasportato in un marsupio. Il ritrovamento era avvenuto in circostanze particolari: nel cuore della notte, l’uomo aveva tentato una fuga in auto e aveva opposto resistenza agli agenti, commettendo anche il reato di lesioni a pubblico ufficiale.

Il Ricorso in Cassazione: i motivi dell’indagato

L’indagato ha presentato ricorso per cassazione contro l’ordinanza del Tribunale, sostenendo un vizio di motivazione. A suo dire, il provvedimento si basava unicamente sul mero possesso del denaro, senza considerare le prove documentali che egli aveva fornito per dimostrarne la legittima provenienza. Secondo la difesa, in assenza di altre circostanze concrete che indicassero un’origine illecita della somma, il sequestro era ingiustificato.

La Decisione della Corte sul sequestro probatorio

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, pertanto, inammissibile. I giudici hanno chiarito un punto fondamentale del processo penale: il ricorso per cassazione avverso le ordinanze in materia di misure cautelari reali, come il sequestro probatorio, è consentito solo per violazione di legge, come stabilito dall’art. 325 del codice di procedura penale. Non è possibile, in questa sede, contestare la valutazione dei fatti o i vizi logici della motivazione, a meno che questa non sia talmente carente o contraddittoria da risultare inesistente.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha sottolineato come il Tribunale di Milano avesse, in realtà, ampiamente e correttamente motivato la sua decisione, basandola non sul solo possesso del denaro, ma su una pluralità di elementi indiziari gravi, precisi e concordanti.

Contrariamente a quanto sostenuto dal ricorrente, i giudici di merito avevano valorizzato una serie di circostanze significative:

1. Modalità di confezionamento: La somma era suddivisa in mazzette, una modalità spesso associata a transazioni illecite.
2. Contesto del ritrovamento: Il denaro era trasportato in un marsupio durante una fuga notturna in auto, contestualmente alla commissione di altri reati (resistenza e lesioni a pubblico ufficiale).
3. Dichiarazioni contraddittorie: L’indagato aveva fornito due versioni diverse e contrastanti sulla provenienza del denaro, nessuna delle quali supportata da adeguata documentazione.

La Cassazione ha ribadito un principio consolidato, applicabile sia alla ricettazione che al più grave reato di riciclaggio: per affermare la provenienza delittuosa di una somma di denaro non è necessario un accertamento giudiziale definitivo del reato presupposto. Il giudice può desumere tale provenienza da prove logiche e da un quadro indiziario complessivo che, per il luogo, le modalità di occultamento e altre circostanze, renda certa l’origine illecita del bene.

Conclusioni

La sentenza in esame rafforza l’idea che la valutazione della legittimità di un sequestro probatorio non è un esercizio meccanico, ma un’analisi complessiva di tutti gli elementi disponibili. Il semplice possesso di contanti, sebbene non sia di per sé un reato, può diventare un indizio fondamentale quando inserito in un contesto anomalo e sospetto. La condotta dell’indagato, le sue giustificazioni poco credibili e le modalità di detenzione del bene sono tutti fattori che il giudice deve e può considerare. Questa pronuncia conferma la rigidità dei limiti del ricorso in Cassazione in materia cautelare, circoscritto alla sola violazione di legge, impedendo di fatto un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti.

Il solo possesso di una grande somma di denaro in contanti è sufficiente per un sequestro probatorio?
No, la sentenza chiarisce che il mero possesso non è di per sé sufficiente. Tuttavia, diventa un elemento fondamentale quando si unisce ad altre circostanze anomale, come le modalità di confezionamento del denaro, il contesto del ritrovamento (ad esempio una fuga notturna), la resistenza a pubblico ufficiale e le spiegazioni contraddittorie fornite dall’indagato.

Per convalidare un sequestro per ricettazione, è necessario dimostrare da quale specifico reato provenga il denaro?
No, la Corte di Cassazione ribadisce che non è richiesto un accertamento giudiziale definitivo del reato presupposto. Il giudice può ritenere certa la provenienza illecita del denaro basandosi su prove logiche e su un insieme di indizi gravi, precisi e concordanti che emergono dal contesto generale.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione dei fatti compiuta dal Tribunale del Riesame in un’ordinanza di sequestro?
No, il ricorso per cassazione contro le ordinanze in materia di misure cautelari reali, come il sequestro, è ammesso solo per violazione di legge. Non è consentito chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti o di valutare la logicità della motivazione, a meno che questa non sia talmente carente, contraddittoria o illogica da essere considerata inesistente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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