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Sequestro probatorio: quali atti trasmettere al riesame?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33870/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di sequestro probatorio. Il caso riguardava la mancata trasmissione di tutta la documentazione contabile sequestrata al Tribunale del Riesame. La Corte ha stabilito che, per valutare la legittimità del sequestro probatorio, è sufficiente la trasmissione degli atti su cui si fonda la misura, come un’informativa di reato, e non necessariamente l’intero corpo del reato, purché l’atto trasmesso consenta di valutare il ‘fumus commissi delicti’.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro probatorio e riesame: cosa dice la Cassazione

Il sequestro probatorio è uno strumento investigativo cruciale, ma quali sono i limiti del diritto di difesa quando si contesta la sua legittimità? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 33870/2024) affronta un tema di grande rilevanza pratica: la completezza degli atti che il pubblico ministero deve trasmettere al Tribunale del Riesame. La Corte ha chiarito che non è sempre necessaria la trasmissione materiale dell’intero corpo del reato.

Il caso: il sequestro di documenti contabili e il ricorso al riesame

La vicenda trae origine da un’indagine per reati fiscali a carico della legale rappresentante di una società. Il pubblico ministero disponeva un sequestro probatorio su documenti contabili, registri IVA e fatture, ritenuti corpo dei reati ipotizzati (artt. 2 e 4 del D.Lgs. 74/2000), in particolare per ricostruire i rapporti con presunte ‘società cartiere’.

La difesa presentava istanza di riesame, lamentando la mancata trasmissione al Tribunale di Napoli di tutta la documentazione contabile sequestrata. Secondo la difesa, questa omissione violava il diritto di difesa, poiché impediva una piena valutazione del fumus commissi delicti. Il Tribunale del Riesame, tuttavia, confermava il sequestro, ritenendo sufficiente la trasmissione di un’informativa di reato che riassumeva il contenuto dei documenti e permetteva di evincere gli elementi a sostegno dell’accusa. Contro questa decisione, la difesa proponeva ricorso per Cassazione.

La questione giuridica: quali atti sono necessari per il riesame del sequestro probatorio?

Il nodo centrale della questione ruota attorno all’interpretazione dell’art. 309, comma 10, del codice di procedura penale. La difesa sosteneva che la mancata trasmissione del corpo del reato (i documenti contabili) non poteva essere sanata da un’informativa, poiché quest’ultima si limitava a un mero riferimento ai documenti stessi, incidendo negativamente sul diritto di difesa. Si contestava inoltre la genericità della motivazione del decreto di sequestro riguardo alle concrete finalità perseguite.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo importanti chiarimenti sul sequestro probatorio. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: l’obbligo di trasmissione al Tribunale del Riesame riguarda gli atti di indagine su cui si fonda la misura cautelare, e non necessariamente il corpo del reato in sé.

In altre parole, oggetto della trasmissione possono essere le relazioni di servizio o le informative che descrivono il corpo del reato, a condizione che tali atti siano sufficienti a consentire al giudice del riesame una valutazione concreta e non congetturale del fumus commissi delicti. Nel caso specifico, il Tribunale aveva correttamente ritenuto che l’informativa fornita fosse un atto equipollente e sufficiente allo scopo.

La Cassazione ha inoltre qualificato come generica la doglianza della difesa, la quale non aveva specificato per quale ragione l’informativa sarebbe stata insufficiente o in che modo la visione dei documenti originali avrebbe potuto condurre a un esito diverso. Anche il motivo sulla presunta carenza di motivazione è stato respinto, poiché il decreto di sequestro indicava chiaramente la necessità di acquisire la documentazione per ‘ricostruire i rapporti commerciali, presumibilmente fittizi, intercorsi tra la società indagata e le società cartiere’.

Conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale pragmatico. Si afferma che, ai fini del riesame di un sequestro probatorio, la completezza cartolare non è un valore assoluto. Ciò che conta è la sostanza: il Tribunale del Riesame deve essere messo in condizione di verificare la sussistenza dei presupposti della misura. Un’informativa dettagliata può essere sufficiente, alleggerendo gli oneri di trasmissione per le procure e concentrando il dibattito processuale sugli elementi essenziali dell’accusa. Per la difesa, ciò significa che una contestazione sulla mancata trasmissione di atti deve essere specifica e argomentata, dimostrando come tale omissione abbia concretamente leso il diritto di difesa, pena la dichiarazione di inammissibilità del ricorso.

È obbligatorio trasmettere al Tribunale del Riesame tutti i documenti materialmente sequestrati in un sequestro probatorio?
No. Secondo la sentenza, l’obbligo di trasmissione riguarda gli atti di indagine su cui si fonda la misura (ad esempio, informative di reato) e non necessariamente l’intero corpo del reato, a condizione che gli atti trasmessi siano sufficienti per valutare il ‘fumus commissi delicti’.

Un’informativa di reato può sostituire la trasmissione dei documenti sequestrati?
Sì. La Corte ha stabilito che un’informativa che descrive il contenuto dei documenti sequestrati è un atto equipollente e può essere sufficiente a consentire al giudice del riesame di valutare la legittimità del sequestro, senza che sia necessaria la trasmissione materiale di tutti i documenti.

Perché il ricorso dell’indagata è stato ritenuto inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente per la sua genericità. La difesa non ha spiegato perché l’informativa trasmessa fosse insufficiente per l’esercizio del diritto di difesa, né come l’accesso ai documenti originali avrebbe potuto portare a un esito favorevole. Inoltre, la motivazione del decreto di sequestro è stata ritenuta adeguata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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