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Sequestro probatorio per riciclaggio: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato un sequestro probatorio per riciclaggio, respingendo i ricorsi degli indagati. La sentenza chiarisce i requisiti per la legittimità del vincolo su contanti, beni di lusso e dispositivi informatici, anche quando il reato presupposto non è ancora stato accertato con precisione, essendo sufficiente il ‘fumus commissi delicti’. La Corte ha inoltre validato la prassi di una nuova iscrizione nel registro degli indagati per fatti nuovi emersi durante l’indagine, che fa decorrere un nuovo termine per le investigazioni.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro probatorio per riciclaggio: la Cassazione fa il punto

Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sulla legittimità del sequestro probatorio in complesse indagini per riciclaggio. La decisione analizza i presupposti per il vincolo cautelare su ingenti somme di denaro, beni di lusso e dispositivi informatici, anche quando i reati presupposto, come l’evasione fiscale, non sono ancora stati pienamente accertati. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dai giudici.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’indagine su un presunto vasto giro di riciclaggio. Un soggetto, con l’aiuto della moglie, era accusato di agire come ‘collettore’ di ingenti somme di denaro contante provenienti da diversi imprenditori operanti in Sardegna. Secondo l’accusa, il denaro, frutto di presunta evasione fiscale, veniva trasportato in Toscana e lì reimpiegato o utilizzato per l’acquisto di beni di lusso, come orologi di pregio.

Le indagini, scaturite da un primo sequestro di circa 246.000 euro, hanno portato a successive perquisizioni durante le quali sono state rinvenute e sequestrate ulteriori somme, per un totale di oltre 700.000 euro, oltre a orologi, gioielli, capi di abbigliamento di lusso e dispositivi informatici. Il Tribunale del riesame confermava il decreto di sequestro, spingendo gli indagati a ricorrere in Cassazione.

I Motivi del Ricorso e la validità del sequestro probatorio

Gli indagati hanno contestato la legittimità del sequestro probatorio sotto diversi profili:

1. Inutilizzabilità degli atti di indagine: Secondo la difesa, gli atti successivi a una certa data erano inutilizzabili perché i termini delle indagini preliminari erano scaduti senza una proroga formale.
2. Mancata indicazione del reato presupposto: I ricorrenti lamentavano la genericità dell’accusa, sostenendo che non fossero stati concretamente individuati i delitti di evasione fiscale da cui sarebbe provenuto il denaro.
3. Assenza di motivazione sul sequestro dei beni: Si contestava la mancanza di una specifica motivazione per il sequestro di beni diversi dal denaro (orologi, abbigliamento, gioielli), non ritenuti corpo del reato o cose pertinenti.
4. Illegittimità del sequestro informatico: La difesa riteneva che i criteri per l’analisi dei dati su telefoni e computer fossero eccessivamente ampi e generici, violando il principio di proporzionalità.

La Decisione della Corte sul Sequestro Probatorio

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente i ricorsi, ritenendo il provvedimento di sequestro pienamente legittimo. I giudici hanno chiarito punti fondamentali della procedura penale, confermando la solidità dell’impianto accusatorio nella fase cautelare.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su alcuni principi chiave.

In primo luogo, ha respinto l’eccezione sull’inutilizzabilità degli atti. Ha chiarito che, qualora nel corso di un’indagine emergano elementi relativi a fatti nuovi, il Pubblico Ministero può e deve procedere a una nuova iscrizione nel registro degli indagati. Tale nuova iscrizione fa decorrere un autonomo termine per le indagini relative ai nuovi fatti, sanando ogni presunta irregolarità. Nel caso di specie, una nuova annotazione di polizia giudiziaria aveva giustificato la nuova iscrizione, rendendo gli atti successivi pienamente utilizzabili.

In secondo luogo, riguardo alla mancata specificazione del reato presupposto, la Cassazione ha ribadito che in fase cautelare non è richiesta la prova certa del delitto, ma è sufficiente il cosiddetto fumus commissi delicti. Nel caso in esame, l’ingente quantità di contante, l’assenza di redditi leciti a giustificarla, le dichiarazioni spontanee dello stesso indagato (che aveva ammesso la provenienza da evasione fiscale) e i contatti con soggetti già sotto indagine per reati tributari costituivano indizi più che sufficienti per ipotizzare il riciclaggio.

Per quanto riguarda il sequestro dei beni di lusso, la Corte ha ritenuto la motivazione adeguata. L’acquisto di orologi e altri beni preziosi non era un fatto slegato, ma una delle modalità di reimpiego del denaro illecito. Pertanto, tali beni erano direttamente pertinenti al reato di riciclaggio e il loro sequestro era finalizzato a provare la condotta illecita.

Infine, sul sequestro dei dispositivi informatici, la Corte ha riconosciuto che l’obbligo di motivazione deve tenere conto della fase processuale e delle concrete difficoltà investigative. La motivazione del decreto di sequestro, che indicava la necessità di ricercare dati essenziali per la prosecuzione delle indagini, è stata giudicata sufficiente. Il principio di proporzionalità è rispettato se la durata del vincolo è limitata al tempo necessario per le operazioni tecniche, anche se questo tempo può essere lungo in caso di dati complessi o mancanza di collaborazione da parte dell’indagato.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale pragmatico e attento alle esigenze investigative nei reati di criminalità economica. Si afferma il principio per cui il sequestro probatorio è uno strumento flessibile, la cui legittimità in fase di indagini preliminari si fonda su un quadro indiziario solido (il fumus), senza la necessità di un accertamento definitivo dei reati presupposto. La decisione sottolinea inoltre l’importanza di una corretta gestione del registro degli indagati per garantire la continuità e la validità delle attività investigative di fronte a fatti criminali che si evolvono nel tempo.

Quando è legittima una nuova iscrizione nel registro degli indagati per fatti emersi durante le indagini?
Secondo la Corte, qualora il P.M. acquisisca elementi su ulteriori fatti costituenti reato nei confronti della stessa persona già iscritta, deve procedere a una nuova iscrizione. Da quel momento decorre un nuovo e autonomo termine per le indagini preliminari relativo a quei fatti specifici.

Per un sequestro probatorio per riciclaggio è necessario provare con certezza il reato presupposto?
No. In fase cautelare è sufficiente il cosiddetto ‘fumus commissi delicti’, ovvero un quadro indiziario grave che renda verosimile la provenienza illecita del denaro. L’accertamento pieno del reato presupposto avverrà nelle fasi successive del procedimento.

È legittimo sequestrare dispositivi informatici (PC, telefoni) motivando in modo generico sulla ricerca di prove?
Sì, entro certi limiti. La motivazione può essere concisa, purché indichi la finalità probatoria e la necessità del sequestro per l’accertamento dei fatti. Il vincolo deve però rispettare i principi di proporzionalità e adeguatezza, limitando la sua durata al tempo strettamente necessario per l’analisi tecnica dei dati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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